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Danno patrimoniale rilevante: quando si applica?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per furto aggravato. La Corte conferma che l’aggravante del danno patrimoniale rilevante si valuta in modo oggettivo, considerando il valore del bene (in questo caso, anelli per 50.000 euro) rispetto al livello economico medio della società al momento del fatto, indipendentemente dalla ricchezza della vittima. L’identificazione dell’imputata tramite video e riconoscimento è stata ritenuta correttamente motivata.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno patrimoniale rilevante: il criterio oggettivo secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12937/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: l’aggravante del danno patrimoniale rilevante. Questa decisione offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione di tale circostanza, sottolineando come il giudizio debba basarsi su parametri oggettivi e non sulla condizione economica della persona offesa. Il caso in esame riguardava un furto di gioielli del valore di circa 50.000 euro, un importo che ha posto al centro del dibattito la corretta interpretazione dell’art. 61 n. 7 del codice penale.

I Fatti di Causa

Una persona veniva condannata in primo grado e in appello per due episodi di furto commessi in concorso con altri. In particolare, il secondo episodio riguardava la sottrazione di 108 anelli per un valore complessivo stimato in circa 50.000 euro. L’identificazione dell’imputata era avvenuta tramite l’analisi dei filmati di videosorveglianza e il successivo riconoscimento da parte della vittima. La difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando due principali motivi di doglianza: il primo contestava la motivazione della sentenza d’appello riguardo all’identificazione dell’imputata, ritenendola generica; il secondo, invece, criticava l’applicazione dell’aggravante del danno patrimoniale rilevante, sostenendo che non fosse stata correttamente valutata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi. Per quanto riguarda il primo, i giudici hanno ritenuto il motivo generico e aspecifico, in quanto non si confrontava criticamente con l’ampia motivazione della Corte d’Appello, che aveva solidamente fondato l’identificazione su prove concrete come fotografie da video e riconoscimento diretto. Il punto centrale dell’ordinanza, tuttavia, risiede nell’analisi del secondo motivo.

Le Motivazioni sul Danno Patrimoniale Rilevante

La Corte ha qualificato anche il secondo motivo come generico e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte territoriale nell’applicare l’aggravante di cui all’art. 61 n. 7 c.p. La motivazione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione della ‘rilevante gravità’ del danno patrimoniale ha carattere oggettivo.

Questo significa che il giudice deve considerare principalmente due fattori:
1. L’oggettiva rilevanza economica del danno: il valore intrinseco del bene sottratto o del pregiudizio causato.
2. Il livello economico medio della comunità sociale: il valore del danno deve essere rapportato al contesto socio-economico esistente al momento della commissione del reato.

La Corte ha ribadito con forza che la consistenza patrimoniale della persona danneggiata è del tutto irrilevante ai fini di questa valutazione. Non importa se la vittima sia facoltosa o meno; ciò che conta è se il valore del danno, come i 50.000 euro del caso di specie, sia oggettivamente elevato rispetto allo standard di vita medio. Richiamando una pronuncia del 1987 (Sez. 2, n. 10599), la Cassazione ha rafforzato l’idea che il criterio debba essere spersonalizzato e ancorato a dati economici oggettivi, garantendo così uniformità di giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio giuridico: l’aggravante del danno patrimoniale rilevante si applica sulla base di una valutazione oggettiva e non soggettiva. La decisione ha implicazioni pratiche significative, poiché stabilisce che un danno di 50.000 euro è di per sé sufficiente a integrare tale aggravante, prescindendo da qualsiasi indagine sulla capacità economica della vittima. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi specifici e non generici, che si confrontino puntualmente con le motivazioni delle sentenze impugnate. Per gli operatori del diritto, conferma che la quantificazione del danno in relazione al contesto sociale è l’unico metro di giudizio valido per l’applicazione dell’art. 61 n. 7 c.p.

Come si valuta la ‘rilevante gravità’ del danno patrimoniale in un furto?
La valutazione è oggettiva e si basa sull’effettiva rilevanza economica del danno, rapportata al livello economico medio della comunità sociale nel momento storico in cui il reato è stato commesso.

La condizione economica della vittima del reato incide sulla valutazione dell’aggravante?
No, la consistenza patrimoniale della persona danneggiata è considerata irrilevante. Il criterio di valutazione è oggettivo e prescinde dalla ricchezza o povertà della vittima.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è ritenuto generico quando non si confronta in modo critico e specifico con le motivazioni della sentenza che si sta impugnando, limitandosi a contestazioni astratte senza smontare il ragionamento del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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