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Danno nel furto e attenuanti: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. La Corte chiarisce che per escludere la non punibilità per tenuità del fatto è sufficiente che il danno nel furto sia ‘non modesto’. Inoltre, ribadisce un principio fondamentale: per l’applicazione dell’attenuante del danno lieve, l’entità del pregiudizio va valutata al momento del reato, rendendo irrilevante l’eventuale successiva restituzione della refurtiva.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno nel Furto: Quando si Applicano le Attenuanti e la Particolare Tenuità del Fatto?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su come valutare il danno nel furto ai fini dell’applicazione di due istituti fondamentali del diritto penale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la circostanza attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.). La decisione sottolinea il rigore con cui i giudici devono valutare l’entità del pregiudizio economico causato dalla condotta illecita.

Il Caso in Esame

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di furto con strappo aggravato e furto aggravato. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riconoscendo le attenuanti generiche come prevalenti, aveva confermato la responsabilità penale. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento della non punibilità per particolare tenuità del fatto e il diniego della circostanza attenuante legata al danno patrimoniale di speciale tenuità.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta erronea applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. Secondo la difesa, il fatto avrebbe dovuto essere considerato talmente lieve da non meritare una sanzione penale. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, definendola manifestamente infondata.

Gli Ermellini hanno spiegato che i giudici di merito, pur non avendolo scritto a chiare lettere, hanno implicitamente escluso la particolare tenuità del fatto. Come? Valutando il danno cagionato. Uno degli indici qualificanti per l’applicazione di questa causa di non punibilità è proprio l’«esiguità del danno». Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva ritenuto il danno ‘non modesto’, sebbene non particolarmente elevato. Questa valutazione, anche se sintetica, è stata sufficiente per ritenere inapplicabile il beneficio della non punibilità, poiché mancava un requisito essenziale.

La Valutazione del Danno nel Furto e il Momento Rilevante

Il secondo e il terzo motivo di ricorso, strettamente connessi, riguardavano il mancato riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 4, c.p. (danno di speciale tenuità). La difesa sosteneva che il danno dovesse essere considerato lieve, probabilmente facendo leva su una sua successiva eliminazione (ad esempio, tramite restituzione).

Anche su questo punto, la Cassazione è stata netta, ribadendo un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. L’entità del danno, ai fini della concessione di questa specifica attenuante, deve essere considerata con esclusivo riferimento al momento della consumazione del reato. Ciò che accade dopo – come la restituzione del maltolto – è irrilevante per la configurabilità di questa attenuante. La Corte ha citato un precedente storico (sentenza n. 555 del 1967) per sottolineare come questa interpretazione sia radicata e non soggetta a discussioni. Pertanto, i motivi presentati dall’imputato sono stati giudicati in ‘palese contrasto’ con la normativa e la giurisprudenza consolidata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi. In primo luogo, la valutazione del danno come ‘non modesto’ da parte della Corte d’Appello è stata considerata una motivazione sufficiente, seppur implicita, per escludere la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto. In secondo luogo, è stato riaffermato con forza il principio secondo cui la valutazione del danno per l’attenuante di cui all’art. 62, n. 4, c.p. deve essere cristallizzata al momento della consumazione del reato. Qualsiasi evento successivo, come la restituzione, non può incidere su tale valutazione specifica, anche se potrà essere preso in considerazione per altre finalità, come il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione chiara: la valutazione del danno nel furto segue criteri rigorosi e temporalmente definiti. Per gli operatori del diritto, conferma che per beneficiare della non punibilità ex art. 131-bis c.p., il danno deve essere realmente esiguo, e una valutazione di ‘non modestia’ è sufficiente a escluderla. Inoltre, ribadisce che la speranza di ottenere l’attenuante del danno lieve svanisce se, al momento del fatto, il pregiudizio non era tale, a nulla valendo una successiva condotta riparatoria ai fini di questa specifica circostanza.

Quando si può escludere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in un reato di furto?
La si può escludere quando il danno causato, pur non essendo particolarmente elevato, viene comunque giudicato ‘non modesto’. La mancanza del requisito dell’ ‘esiguità del danno’ è sufficiente per precludere l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

Ai fini dell’attenuante del danno lieve, la restituzione del bene rubato ha qualche valore?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, l’entità del danno per l’applicazione dell’attenuante di cui all’art. 62, n. 4, c.p. deve essere valutata esclusivamente con riferimento al momento in cui il reato è stato commesso. La successiva restituzione è irrilevante per questa specifica attenuante.

Una motivazione sintetica del giudice sul danno è sufficiente a rigettare le richieste della difesa?
Sì, in questo caso la Cassazione ha ritenuto sufficiente la motivazione, anche se breve, con cui la Corte d’Appello ha definito il danno ‘non esiguo complessivamente’, specialmente a fronte di ragioni difensive considerate ‘estremamente generiche’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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