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Danno lievissimo: quando si applica l’attenuante?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, ribadendo i criteri per l’applicazione dell’attenuante del danno lievissimo. La Corte ha stabilito che, per ottenere la riduzione di pena, il danno patrimoniale causato dal reato deve essere “lievissimo”, un requisito più stringente di una generica tenuità, che nel caso di specie non è stato riconosciuto.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno Lievissimo: I Criteri della Cassazione per la Riduzione della Pena

L’applicazione delle circostanze attenuanti nel diritto penale rappresenta un momento cruciale per la determinazione della pena. Tra queste, l’attenuante del danno lievissimo, prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, è spesso oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sui criteri per la sua concessione, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e confermando un orientamento giurisprudenziale rigoroso.

I Fatti di Causa e il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’appellante lamentava, tra le altre cose, il mancato riconoscimento della circostanza attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità. Secondo la difesa, il pregiudizio economico causato dal reato era sufficientemente esiguo da giustificare una mitigazione della pena.

Il ricorso si basava su due profili principali, ma è sul secondo che la Corte di Cassazione ha concentrato la sua attenzione, ovvero sulla corretta interpretazione e applicazione dell’attenuante legata all’entità del danno.

La questione del danno lievissimo e i criteri di valutazione

Il punto centrale della controversia era stabilire se il danno causato potesse essere qualificato come di “particolare tenuità”. La giurisprudenza di legittimità ha da tempo chiarito che, ai fini dell’applicazione di questa attenuante, non è sufficiente che il danno sia modesto o contenuto. Il requisito richiesto dalla norma è più stringente: il danno deve essere “lievissimo”, ovvero quasi irrilevante o trascurabile sia dal punto di vista oggettivo (il valore effettivo del pregiudizio) sia soggettivo (l’impatto sul patrimonio della persona offesa).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure difensive “manifestamente infondate”. La Corte ha ribadito con forza un principio consolidato, citando diverse sentenze conformi: per rendere l’imputato meritevole della mitigazione della pena, il danno derivante dal reato deve essere, appunto, lievissimo.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano escluso tale circostanza con una motivazione ritenuta dalla Cassazione “esente da vizi logici e giuridici”. La Suprema Corte, quindi, non ha ravvisato gli estremi per mettere in discussione la valutazione operata nei precedenti gradi di giudizio. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi inammissibili che mira a scoraggiare impugnazioni dilatorie o prive di fondamento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa decisione consolida ulteriormente l’interpretazione restrittiva dell’attenuante del danno di speciale tenuità. Per gli operatori del diritto, emerge una chiara indicazione: la semplice affermazione che il danno è di modesta entità non è sufficiente per ottenere lo sconto di pena. È necessario dimostrare in modo convincente che il pregiudizio economico è talmente esiguo da risultare quasi insignificante.

L’ordinanza serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi basati su argomentazioni solide e non su censure generiche, specialmente quando si confrontano con un orientamento giurisprudenziale così radicato. La dichiarazione di inammissibilità non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi ha proposto l’impugnazione.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure difensive, in particolare quella relativa all’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità, sono state ritenute manifestamente infondate e in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità.

Quale requisito è necessario per applicare l’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62, n. 4, c.p.)?
Secondo la costante giurisprudenza citata nell’ordinanza, per applicare l’attenuante è necessario che il danno derivante dal reato sia “lievissimo”, ovvero estremamente esiguo e quasi irrilevante, una circostanza che i giudici hanno escluso nel caso specifico.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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