LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danno lieve: quando non si applica l’attenuante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32639/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto aggravato. La richiesta di applicare l’attenuante per danno di particolare tenuità è stata respinta perché il ricorso era generico e perché la valutazione del danno non si limita al solo valore economico del bene, ma considera ogni pregiudizio alla vittima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante per Danno Lieve: Quando la Cassazione Dice No

L’applicazione dell’attenuante per danno di particolare tenuità, prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, è un tema cruciale in molti processi per reati contro il patrimonio. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico e dipende da una valutazione rigorosa dei fatti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 32639 del 2024, offre chiarimenti preziosi sui requisiti necessari, sottolineando come la genericità del ricorso e una visione parziale del danno possano precluderne l’applicazione.

Il Caso in Esame

Il caso riguardava un’imputata condannata in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione aggravato. La difesa aveva presentato ricorso per cassazione, basando la sua argomentazione su un unico motivo: il mancato riconoscimento della circostanza attenuante comune del danno di particolare tenuità. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nel non concedere la riduzione di pena, ritenendo che il pregiudizio economico causato fosse minimo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione, sebbene netta, si fonda su due pilastri argomentativi distinti ma complementari: la genericità del motivo d’appello e la sua manifesta infondatezza nel merito.

Le Motivazioni della Scelta

La Corte ha spiegato in dettaglio le ragioni dietro la sua decisione, fornendo un’importante lezione sia sul piano processuale che su quello sostanziale.

La Genericità del Ricorso come Causa di Inammissibilità

In primo luogo, i giudici hanno qualificato il ricorso come ‘generico’. Questo significa che la difesa non si è confrontata specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Invece di contestare punto per punto la logica seguita dalla Corte d’Appello, il ricorso si è limitato a riproporre la richiesta di attenuante senza indicare gli elementi concreti che avrebbero dovuto portare a una diversa conclusione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve consentire al giudice dell’impugnazione di individuare con precisione le critiche mosse alla decisione precedente e di esercitare il proprio controllo di legittimità.

I Criteri per il Riconoscimento del Danno di Particolare Tenuità

In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito la sua consolidata interpretazione dei criteri per applicare l’attenuante. La concessione del beneficio richiede che il pregiudizio causato sia ‘lievissimo’, ovvero di un valore economico ‘pressoché irrisorio’. Tuttavia, la valutazione non può fermarsi al mero valore di mercato del bene sottratto. È necessario considerare il danno nella sua interezza, includendo anche ‘gli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla parte offesa’. Questo significa che anche il furto di un bene di scarso valore può causare un danno significativo se, ad esempio, comporta disagi, costi aggiuntivi o un particolare turbamento per la vittima.
Inoltre, la Corte ha specificato un punto fondamentale: la capacità economica della persona offesa di sopportare la perdita è del tutto irrilevante. L’attenuante non serve a valutare la ricchezza della vittima, ma l’oggettiva entità del danno causato dal reato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame ribadisce due principi fondamentali. Dal punto di vista processuale, evidenzia l’importanza di redigere ricorsi specifici e argomentati, che dialoghino criticamente con la sentenza che si intende impugnare. Dal punto di vista sostanziale, conferma una visione olistica del danno, che va oltre il semplice valore economico per abbracciare tutte le conseguenze negative che il reato produce nella sfera della vittima. Per ottenere l’attenuante per danno di particolare tenuità, non basta affermare che l’oggetto rubato valeva poco; è necessario dimostrare che l’impatto complessivo del reato sulla persona offesa è stato effettivamente trascurabile.

Perché il ricorso dell’imputata è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: era ‘generico’, poiché non contestava in modo specifico e argomentato la motivazione della sentenza precedente, e ‘manifestamente infondato’, in quanto la richiesta non rispettava i criteri stabiliti dalla giurisprudenza per l’applicazione dell’attenuante.

Quali sono i criteri per applicare l’attenuante del danno di particolare tenuità?
Per applicare questa attenuante, il pregiudizio causato deve essere lievissimo e di valore economico quasi irrisorio. La valutazione deve considerare non solo il valore del bene sottratto, ma anche tutti gli altri effetti dannosi subiti dalla vittima a seguito del reato.

La condizione economica della vittima influisce sulla concessione dell’attenuante?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la capacità economica della vittima di sopportare il danno è irrilevante ai fini del riconoscimento dell’attenuante. La valutazione si concentra esclusivamente sull’entità oggettiva del danno causato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati