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Danno lieve in rapina: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28240/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo i criteri per l’applicazione dell’attenuante del danno lieve in rapina. I giudici hanno sottolineato che, data la natura plurioffensiva del reato, la valutazione non può limitarsi al solo valore economico del bene sottratto, ma deve includere anche il danno fisico e morale subito dalla vittima. Solo un pregiudizio complessivamente irrisorio può giustificare la riduzione della pena.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno lieve in rapina: quando si applica l’attenuante?

L’applicazione della circostanza attenuante per un danno lieve in rapina è una questione complessa che richiede una valutazione attenta e completa da parte del giudice. Con la recente ordinanza n. 28240/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo tema, ribadendo un principio fondamentale: nella rapina, il danno non è solo patrimoniale. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i criteri che guidano i giudici.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte

Il caso nasce dal ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per rapina. Tra i motivi di ricorso, la difesa lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, n. 4, del codice penale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nel grado precedente, senza una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata. Nel merito, ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione dell’attenuante.

L’Attenuante del Danno Lieve in Rapina: un’analisi approfondita

La questione centrale della pronuncia riguarda i presupposti per il riconoscimento del danno lieve in rapina. La Corte ha ribadito che, per l’applicazione di questa attenuante, non è sufficiente considerare il solo valore economico del bene sottratto.

La Natura Plurioffensiva del Reato di Rapina

I giudici hanno sottolineato che la rapina è un reato con natura “plurioffensiva”. Questo termine tecnico significa che il reato non lede un solo bene giuridico (il patrimonio), ma ne aggredisce molteplici. Nello specifico, la rapina offende:

* Il patrimonio: attraverso la sottrazione del bene mobile.
* La libertà personale: limitando la capacità di autodeterminazione della vittima.
* L’integrità fisica e morale: attraverso l’uso della violenza o della minaccia.

Questa complessità impedisce di ridurre la valutazione del danno al solo aspetto economico.

I Criteri per la Valutazione del Pregiudizio Complessivo

Per poter applicare l’attenuante, il pregiudizio causato alla vittima deve essere “lievissimo” e “pressoché irrisorio” nella sua totalità. La valutazione deve quindi tenere conto di tutti gli effetti pregiudizievoli derivanti dal reato, inclusi quelli non patrimoniali. Bisogna considerare l’impatto della violenza o della minaccia sulla persona offesa, lo spavento, il turbamento psicologico e le eventuali lesioni fisiche, anche se lievi. La capacità economica della vittima di sopportare la perdita è, invece, del tutto irrilevante.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su un solido impianto argomentativo, richiamando principi consolidati in giurisprudenza.

La Specificità del Ricorso e la Dosimetria della Pena

In via preliminare, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché generico. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a ripetere le doglianze dell’appello, ma deve contenere una critica puntuale e argomentata contro le specifiche ragioni esposte nella sentenza impugnata. Inoltre, la Corte ha ritenuto adeguatamente motivata la determinazione della pena (la cosiddetta “dosimetria”), poiché il giudice di merito aveva correttamente considerato la gravità del fatto, l’intensità del dolo e la capacità criminale dimostrata dall’imputato.

Il Rigetto della Richiesta di Attenuante

La motivazione principale per il rigetto della richiesta di attenuante risiede, come visto, nella valutazione complessiva del danno. I giudici di appello avevano correttamente escluso l’attenuante non limitandosi al valore del bene sottratto, ma considerando l’intera condotta criminosa e i suoi effetti sulla vittima. La Cassazione ha validato questo approccio, affermando che solo quando la valutazione complessiva del pregiudizio (patrimoniale e non) risulta di speciale tenuità, si può concedere la diminuzione di pena. Questa valutazione è un apprezzamento di merito riservato al giudice che valuta i fatti.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale: la valutazione del danno lieve in rapina non può essere superficiale o limitata al solo aspetto economico. La decisione serve come monito sul fatto che la rapina è un reato contro la persona prima ancora che contro il patrimonio. Per la difesa, ciò significa che per sperare nel riconoscimento dell’attenuante è necessario dimostrare non solo lo scarso valore della refurtiva, ma anche l’impatto minimo, quasi nullo, della violenza o della minaccia sulla vittima, un’impresa probatoria oggettivamente molto difficile.

Quando si applica l’attenuante del danno di speciale tenuità in un reato di rapina?
Si applica solo quando il pregiudizio complessivo causato alla vittima è lievissimo, quasi irrisorio. Questa valutazione deve considerare non solo il valore economico del bene sottratto, ma anche tutti gli effetti dannosi legati alla violenza o alla minaccia, come il danno fisico e morale.

Perché il reato di rapina è considerato ‘plurioffensivo’?
Perché lede più beni giuridici tutelati dalla legge. Oltre al patrimonio della vittima (il bene sottratto), la rapina aggredisce anche la sua libertà personale, l’integrità fisica e quella morale, a causa dell’uso di violenza o minaccia.

Un ricorso in Cassazione può limitarsi a ripetere le argomentazioni già presentate in appello?
No. Secondo la Corte, un ricorso per essere ammissibile deve contenere una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza che si sta impugnando. La semplice riproposizione dei motivi di appello rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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