LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danno di speciale tenuità: quando non si applica?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che l’attenuante del danno di speciale tenuità non si applica se il pregiudizio non è irrisorio. Nel caso specifico, un valore di 76,40 euro è stato ritenuto sufficiente a escludere il beneficio, poiché la valutazione deve considerare il danno nella sua interezza, non solo il valore economico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità: Anche 76 Euro Possono Essere Troppi

L’applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità è spesso al centro di dibattiti nelle aule di giustizia, specialmente nei casi di furto di lieve entità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante chiave di lettura, ribadendo che la valutazione non si ferma al mero valore numerico del bene sottratto. Analizziamo insieme questa decisione per capire perché un danno di poco più di 76 euro non è stato considerato sufficientemente lieve da giustificare una riduzione di pena.

I Fatti del Caso: Il Tentato Furto e il Ricorso in Cassazione

Il caso nasce da una condanna per tentato furto aggravato commesso a Messina. L’imputato era stato condannato sia in primo grado che in appello a quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa. Durante il processo, era stata riconosciuta l’attenuante del vizio parziale di mente, ma era stata bilanciata con la recidiva e l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede.

Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava la mancata concessione di un’altra attenuante: quella del danno di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, numero 4, del codice penale. Secondo la difesa, il valore della merce sottratta, pari a 76,40 euro, era talmente esiguo da dover giustificare tale beneficio.

La Valutazione del Danno di Speciale Tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione per la concessione di questa attenuante non è un semplice calcolo matematico, ma un giudizio complesso.

I giudici hanno sottolineato che non si deve considerare solo il danno patrimoniale (il valore della merce), ma anche il cosiddetto “danno criminale” nella sua globalità. Questo significa che il giudice deve tenere conto di tutti gli effetti negativi che la condotta illecita ha provocato alla persona offesa, al di là della mera perdita economica.

Le Motivazioni della Cassazione: Oltre il Valore Patrimoniale

La Corte ha ribadito due concetti fondamentali per comprendere il rigetto del ricorso. In primo luogo, l’attenuante del danno di speciale tenuità presuppone che il pregiudizio sia “lievissimo”, ovvero di valore economico “pressoché irrisorio”. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto che un valore di 76,40 euro, considerato insieme alla natura della merce, non potesse essere qualificato come irrisorio.

In secondo luogo, è stato riaffermato un principio di grande importanza: ai fini di questa valutazione, è irrilevante la capacità economica della vittima di sopportare il danno. La legge tutela il patrimonio in sé, non la ricchezza del suo titolare. Pertanto, l’analisi deve concentrarsi esclusivamente sull’entità oggettiva del pregiudizio causato dal reato.

La Corte ha quindi concluso che i giudici di merito avevano fatto buon governo dei principi di diritto, considerando correttamente sia il valore dei beni sottratti sia la loro natura, e giungendo alla logica conclusione che il danno non era così lieve da meritare l’attenuante.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma un orientamento rigoroso: la concessione dell’attenuante per danno di speciale tenuità non è automatica, nemmeno di fronte a valori apparentemente bassi. I giudici dispongono di un’ampia discrezionalità nel valutare il contesto complessivo del reato e l’impatto sulla vittima. La decisione serve come monito: ogni azione illecita, anche se con un impatto economico limitato, viene valutata nella sua interezza, considerando tutte le sue conseguenze negative. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.

Per applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità è sufficiente che il valore della merce rubata sia basso?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la valutazione non riguarda solo il valore patrimoniale della cosa sottratta, ma deve considerare il “danno criminale” nella sua globalità, includendo anche altri effetti pregiudizievoli per la persona offesa.

Un danno di 76,40 euro può essere considerato di “speciale tenuità”?
Secondo la decisione in esame, no. La Corte ha ritenuto che un valore di 76,40 euro, unitamente alla natura della merce, non possa essere considerato “pressoché irrisorio” o “lievissimo”, e quindi non giustifica la concessione dell’attenuante.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati