LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danno di speciale tenuità: quando non si applica?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati per furto aggravato, negando l’attenuante del danno di speciale tenuità. La Corte ha stabilito che la valutazione non si limita al valore dei beni, ma include anche il danno ulteriore, come l’invendibilità dei prodotti danneggiati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di speciale tenuità: non basta il basso valore della merce

L’attenuante del danno di speciale tenuità, prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale, è spesso invocata nei reati contro il patrimonio. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta che va oltre il mero valore economico del bene sottratto. Con l’ordinanza n. 37565/2024, la Corte di Cassazione ribadisce i criteri rigorosi per il suo riconoscimento, sottolineando come anche i danni accessori e consequenziali alla condotta illecita debbano essere considerati.

Il caso: il tentativo di furto e il ricorso in Cassazione

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per un tentativo di furto aggravato, commesso in un esercizio commerciale. La loro difesa decideva di presentare ricorso per cassazione, basandosi su un unico motivo: il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità. Secondo i ricorrenti, la Corte d’Appello aveva errato nel non concedere la riduzione di pena, ma la Suprema Corte ha respinto la tesi, dichiarando il ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza.

L’attenuante del danno di speciale tenuità: i principi della Cassazione

La Corte ha colto l’occasione per richiamare i principi consolidati (ius receptum) in materia. L’attenuante in questione presuppone che il pregiudizio economico cagionato alla persona offesa sia “lievissimo”, ovvero di valore pressoché irrisorio. La valutazione non deve essere condotta in astratto, ma in concreto, tenendo conto di tutti gli aspetti del danno.

La valutazione complessiva del danno

Il punto cruciale della decisione risiede nell’approccio olistico alla quantificazione del danno. Non è sufficiente guardare al cartellino del prezzo dell’oggetto rubato. È necessario considerare:

1. Il valore intrinseco del bene: il prezzo di vendita della merce sottratta.
2. Gli ulteriori effetti pregiudizievoli: qualsiasi conseguenza dannosa derivante direttamente dall’azione criminale. Nel caso di specie, l’asportazione delle placche antitaccheggio aveva danneggiato i capi di abbigliamento, rendendoli di fatto invendibili.
3. Il numero di oggetti: un numero cospicuo di beni, anche di modesto valore singolo, può configurare un danno complessivo non trascurabile.

La Corte ha inoltre ribadito un altro principio fondamentale: la capacità economica della persona offesa di sopportare la perdita è del tutto irrilevante ai fini della concessione dell’attenuante.

Le motivazioni sulla valutazione del danno

La Corte di Cassazione ha ritenuto le argomentazioni della Corte d’Appello di Torino pienamente corrette e ben motivate. I giudici di merito avevano escluso che il danno fosse di speciale tenuità proprio sulla base di una valutazione complessiva. Essi avevano considerato non solo il prezzo di vendita non esiguo dei beni, ma anche il loro numero cospicuo e, soprattutto, il danneggiamento arrecato agli indumenti. Questo danno accessorio, che ne impediva la futura vendita, contribuiva a elevare il pregiudizio complessivo ben al di sopra della soglia della “speciale tenuità”. Pertanto, il ricorso degli imputati è stato giudicato privo di una critica realmente argomentata contro la decisione impugnata e, di conseguenza, manifestamente infondato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa pronuncia conferma che, per ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità, non è sufficiente dimostrare che il singolo oggetto rubato abbia un valore modesto. La difesa deve considerare l’impatto complessivo dell’azione sulla vittima. Se la condotta, oltre alla sottrazione, causa un ulteriore danno (come il danneggiamento dei beni o l’interruzione di un’attività), è molto probabile che l’attenuante venga negata. La decisione serve da monito: la valutazione del danno è un’operazione complessa che non ammette semplificazioni e richiede di considerare ogni profilo di pregiudizio economico, diretto e indiretto.

Per ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità, è sufficiente che il valore della merce rubata sia basso?
No. Secondo la Corte, la valutazione deve considerare non solo il valore intrinseco del bene, ma anche gli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima, come il danneggiamento che rende la merce invendibile e il numero di beni sottratti.

La capacità economica della vittima di sopportare il danno influisce sulla concessione dell’attenuante?
No. La sentenza ribadisce il principio consolidato secondo cui la capacità del soggetto passivo di sopportare il danno economico è irrilevante ai fini del riconoscimento dell’attenuante.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione è considerato ‘generico’ o ‘aspecifico’?
Viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non entra nel merito della questione, ma si limita a constatare che il ricorso non presenta una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati