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Danno di speciale tenuità: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto, il quale richiedeva l’applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità. La Corte ha ribadito che, per la concessione di tale attenuante, il pregiudizio economico deve essere lievissimo e che la valutazione va fatta considerando il danno potenziale al momento della consumazione del reato, rendendo irrilevante il fatto che il delitto si sia fermato allo stadio del tentativo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità: Il Tentativo di Furto Non Basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un importante chiarimento sull’applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, soprattutto in relazione ai reati non consumati. La vicenda riguarda un soggetto condannato per tentato furto di capi di abbigliamento, il quale si è visto negare in ogni grado di giudizio la riduzione di pena legata alla scarsa entità del danno. La decisione della Suprema Corte conferma questo orientamento, stabilendo principi chiari per la valutazione di tale circostanza.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva riconosciuto colpevole, sia in primo grado dal Tribunale che in secondo grado dalla Corte d’Appello, per il reato di tentato furto aggravato commesso in concorso presso un esercizio commerciale. La difesa del condannato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e un vizio di motivazione. Il punto centrale del ricorso era il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, sostenendo che il pregiudizio economico, non essendosi concretizzato, dovesse essere considerato minimo.

L’Applicazione dell’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità

La circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità è una disposizione che permette al giudice di ridurre la pena quando il danno causato alla persona offesa dal reato sia di entità lievissima. La difesa dell’imputato puntava sul fatto che, essendo il furto stato solo tentato, il danno effettivo per il negozio era nullo, e quindi l’attenuante avrebbe dovuto essere concessa.

Tuttavia, la visione dei giudici di merito, e successivamente della Cassazione, è stata diametralmente opposta, basandosi su un’interpretazione consolidata della norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato e di carattere puramente dilatorio. Le motivazioni alla base della decisione sono cruciali per comprendere i limiti applicativi dell’attenuante.

I giudici hanno ribadito che la concessione dell’attenuante presuppone che il pregiudizio cagionato sia lievissimo, ovvero di valore economico pressoché irrisorio. Questa valutazione non deve limitarsi al solo valore della merce sottratta, ma deve includere anche tutti gli ulteriori effetti pregiudizievoli che la vittima ha subito a causa del reato. Ad esempio, il danneggiamento di sistemi anti-taccheggio o altri costi accessori.

Il punto dirimente, però, è il momento in cui tale valutazione deve essere effettuata. La Corte, richiamando precedenti pronunce, ha stabilito che il momento da prendere in considerazione per valutare l’entità del danno è quello della consumazione del reato. Di conseguenza, il fatto che l’azione criminale si sia interrotta allo stadio del tentativo è del tutto irrilevante. Il danno non può diventare ‘di speciale tenuità’ solo perché, per eventi successivi e indipendenti dalla volontà del reo (come l’intervento della vigilanza), il furto non è andato a buon fine. La valutazione deve quindi vertere sul danno che si sarebbe prodotto se il reato fosse stato portato a compimento.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: il tentativo di reato non abilita automaticamente all’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. Il giudice deve compiere una valutazione ipotetica, proiettata al momento della consumazione, per stabilire se il danno potenziale sarebbe stato effettivamente irrisorio. Questa ordinanza serve come monito: non si può invocare una riduzione di pena basandosi unicamente sul fallimento dell’azione criminosa. La valutazione della tenuità del danno rimane ancorata al valore oggettivo del bene e alle circostanze complessive del fatto, a prescindere dall’esito finale dell’azione.

Per applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità, cosa valuta il giudice?
Il giudice valuta che il pregiudizio economico sia lievissimo, quasi irrisorio, considerando non solo il valore della cosa sottratta ma anche tutti gli ulteriori effetti dannosi per la vittima, indipendentemente dalla capacità economica di quest’ultima di sopportare il danno.

Se un furto è solo tentato e non consumato, si applica automaticamente l’attenuante del danno di speciale tenuità?
No. La Corte ha stabilito che è irrilevante che l’attività illecita si sia fermata allo stadio del tentativo. L’entità del danno va valutata con riferimento al momento in cui il reato si sarebbe consumato, quindi si considera il danno che si sarebbe prodotto se il furto fosse riuscito.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile e dilatorio?
L’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Se il ricorso è ritenuto anche dilatorio, ovvero presentato senza fondamento al solo scopo di ritardare la decisione, il ricorrente viene condannato anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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