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Danno di speciale tenuità nella rapina: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10020/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di rapina. La Corte ha ribadito che, per la concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità, non basta il modesto valore del bene sottratto, ma occorre una valutazione complessiva che includa anche il pregiudizio alla libertà e all’integrità fisica e morale della vittima, data la natura plurioffensiva del reato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità nella Rapina: Non Conta Solo il Bottino

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale riguardo al reato di rapina e all’applicazione dell’attenuante per danno di speciale tenuità. Quando la refurtiva ha un valore irrisorio, si può ottenere uno sconto di pena? La risposta della Suprema Corte è netta: non necessariamente. Bisogna considerare anche l’impatto sulla vittima.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato per rapina nei primi due gradi di giudizio, ha presentato ricorso in Cassazione. I suoi motivi di appello erano principalmente due: in primo luogo, contestava la valutazione di attendibilità delle testimonianze a suo carico, chiedendo di fatto una nuova analisi delle prove. In secondo luogo, lamentava l’eccessività della pena, sostenendo che i giudici avrebbero dovuto riconoscergli l’attenuante del danno di speciale tenuità, previsto dall’articolo 62 n. 4 del codice penale, dato il valore esiguo di quanto sottratto.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. Le argomentazioni dei giudici offrono importanti spunti di riflessione sulla natura del processo di legittimità e sulla corretta interpretazione delle norme penali.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti

Sul primo punto, la Corte ha ricordato un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il suo compito non è quello di ricostruire i fatti o di valutare nuovamente l’attendibilità di un testimone. Queste attività sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Il ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza individuare specifici vizi logico-giuridici nella motivazione della sentenza impugnata, è considerato inammissibile. Non è consentito chiedere alla Cassazione una ‘rilettura’ degli elementi di prova.

La Valutazione del Danno di Speciale Tenuità nella Rapina

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi del secondo motivo. La Corte ha qualificato la doglianza come ‘manifestamente infondata’. I giudici hanno spiegato che la rapina è un reato ‘plurioffensivo’, ovvero un reato che non lede un solo bene giuridico, ma più di uno. In questo caso, vengono lesi contemporaneamente il patrimonio (attraverso la sottrazione del bene) e la persona (attraverso la violenza o la minaccia).

Di conseguenza, per stabilire se il danno sia di ‘speciale tenuità’, non è sufficiente guardare al valore economico del bene sottratto. È necessario un giudizio complessivo che tenga conto anche degli ‘effetti dannosi connessi alla lesione della persona’. Questo include la violenza fisica, la minaccia, la paura e il trauma psicologico inflitti alla vittima. Solo se la valutazione complessiva di tutto il pregiudizio (patrimoniale e non) risulta eccezionalmente lieve, allora si potrà applicare l’attenuante.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione si fonda su principi giurisprudenziali consolidati. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla concessione delle attenuanti è un apprezzamento di merito riservato al giudice, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è immune da vizi logici o giuridici. Per applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità, il pregiudizio deve essere non solo lieve, ma di entità ‘quasi trascurabile’. Nel caso della rapina, la componente di violenza o minaccia alla persona assume un peso preponderante, rendendo molto difficile che il danno complessivo possa essere considerato così irrilevante.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione lancia un messaggio chiaro: nel bilanciamento degli interessi tutelati dalla legge penale, la sicurezza e l’integrità della persona hanno un valore primario. Chi commette una rapina non può sperare in una pena più mite solo perché il bottino è di scarso valore. Il sistema giudiziario considera con la massima serietà la lesione alla libertà e alla sfera fisica e morale della vittima, un danno che raramente può essere definito ‘di speciale tenuità’. Questa pronuncia rafforza la tutela delle vittime di reati predatori violenti, sottolineando che il pregiudizio subito va ben oltre la mera perdita economica.

Perché il ricorso sulla valutazione delle prove è stato dichiarato inammissibile?
Perché la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o la credibilità dei testimoni. Il suo compito è solo verificare la corretta applicazione della legge. Riproponendo le stesse argomentazioni già respinte in appello senza evidenziare vizi logici, il ricorso si è trasformato in una richiesta inammissibile di un nuovo giudizio di merito.

Perché non è stata concessa l’attenuante del danno di speciale tenuità per la rapina?
Perché la rapina è un reato che non danneggia solo il patrimonio, ma anche la persona (con violenza o minaccia). La valutazione del danno deve essere complessiva e, per concedere l’attenuante, l’intero pregiudizio (sia economico che personale) deve essere eccezionalmente lieve, cosa che la Corte ha ritenuto non sussistere nel caso specifico.

Cosa significa che la rapina è un reato ‘plurioffensivo’?
Significa che la condotta criminale lede più beni giuridici protetti dalla legge. Nel caso della rapina, vengono offesi sia il patrimonio della vittima (attraverso la sottrazione della cosa mobile) sia la sua libertà personale e la sua integrità fisica e morale (attraverso l’uso della violenza o della minaccia).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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