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Danno di speciale tenuità: la restituzione non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto di una bicicletta, al quale era stata negata l’attenuante del danno di speciale tenuità. Anche se la bicicletta era stata immediatamente restituita, la Corte ha stabilito che la valutazione del danno va effettuata al momento della consumazione del reato. La restituzione è un ‘post factum’ irrilevante, mentre le modalità dell’azione, come l’uso di arnesi da scasso, sono decisive per la valutazione complessiva del ‘danno criminale’.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e danno di speciale tenuità: perché la restituzione della refurtiva non è sufficiente?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 8549 del 2024, offre un importante chiarimento sull’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità nel reato di furto. Anche se il bene sottratto viene immediatamente restituito, questa circostanza da sola non è sufficiente per ottenere una riduzione di pena. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione del giudice deve essere più ampia, considerando il ‘danno criminale’ nella sua interezza, comprese le modalità con cui il reato è stato commesso.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava un soggetto condannato per il furto di una bicicletta. In secondo grado, la Corte di Appello di Torino aveva parzialmente riformato la prima sentenza, concedendo le attenuanti generiche ma negando quella specifica prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale, relativa appunto al danno di speciale tenuità. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte di merito avesse errato, poiché la bicicletta era stata immediatamente recuperata e restituita al proprietario, annullando di fatto qualsiasi pregiudizio economico.

La Valutazione del danno di speciale tenuità secondo la Cassazione

Il motivo del ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia. L’attenuante in questione non si basa esclusivamente sul valore quasi irrisorio del bene sottratto. Al contrario, essa richiede un giudizio complesso che tenga conto di tutti gli elementi concreti della fattispecie.

Il giudice deve valutare il ‘danno criminale’ nella sua globalità, che comprende non solo l’aspetto patrimoniale, ma anche gli effetti pregiudizievoli ulteriori subiti dalla vittima e, soprattutto, le modalità dell’azione criminosa. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente dato peso al fatto che l’imputato si era introdotto in un androne e aveva utilizzato arnesi da scasso per impossessarsi della bicicletta. Tali modalità dimostrano una maggiore gravità della condotta che va oltre il semplice valore del bene.

Le Motivazioni della Decisione

Il punto centrale delle motivazioni della Suprema Corte risiede nel momento in cui va effettuata la valutazione del danno. Citando precedenti pronunce, i giudici hanno chiarito che l’entità del danno cagionato alla persona offesa deve essere verificata al momento della consumazione del reato.

La successiva restituzione della refurtiva, sebbene possa avere altri effetti giuridici, costituisce un post factum, ovvero un evento accaduto ‘dopo il fatto’, che non può essere considerato ai fini della configurabilità dell’attenuante del danno di speciale tenuità. In altre parole, il reato si è già perfezionato con la sottrazione del bene, e il danno (inteso in senso ampio e criminale) si è già prodotto in quel momento. Il fatto che il bene venga recuperato poco dopo, magari grazie all’intervento delle forze dell’ordine, non cancella la gravità della condotta originaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità, non è sufficiente dimostrare che la vittima non ha subito una perdita economica duratura. Il giudice è tenuto a un’analisi olistica che comprende la condotta dell’agente, le modalità di esecuzione del reato e l’impatto complessivo sulla vittima. L’uso di violenza sulle cose, come l’effrazione o l’utilizzo di arnesi da scasso, è un elemento che, di per sé, può escludere la speciale tenuità del danno, indipendentemente dal valore del bene e dalla sua successiva restituzione.

La restituzione immediata della refurtiva garantisce l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la valutazione del danno deve essere fatta al momento della consumazione del reato. La restituzione è un post factum (un fatto successivo) non valutabile ai fini della concessione di questa specifica attenuante.

Quali elementi considera il giudice per concedere l’attenuante del danno di speciale tenuità?
Il giudice non valuta solo il valore economico del bene sottratto, ma compie un giudizio complesso sul ‘danno criminale’ nella sua globalità. Questo include le modalità dell’azione (ad esempio, l’uso di arnesi da scasso) e gli ulteriori effetti pregiudizievoli per la vittima, non solo la perdita patrimoniale.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le motivazioni della Corte d’Appello erano giuridicamente corrette. Essa aveva negato l’attenuante basandosi sulle modalità aggravanti del furto (introduzione in un androne e uso di arnesi da scasso), una valutazione che la Cassazione ha ritenuto in linea con i principi di diritto consolidati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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