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Danno di speciale tenuità: i limiti nel furto tentato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per tentato furto aggravato. L’ordinanza chiarisce i criteri per l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità nei reati tentati, sottolineando che è necessario un giudizio ipotetico certo su un danno patrimoniale che sarebbe stato minimo. Il ricorso è stato respinto per la genericità dei motivi, che reiteravano questioni già decise in appello.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di Speciale Tenuità: I Limiti di Applicazione nel Furto Tentato

L’applicazione delle circostanze attenuanti nel diritto penale rappresenta un tema di costante dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per il riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità, in particolare quando il reato non giunge a consumazione. Il caso analizzato riguarda un tentato furto aggravato, in cui la difesa ha contestato il mancato riconoscimento di tale attenuante. La Suprema Corte, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito principi consolidati e cruciali per la pratica forense.

I Fatti del Processo

Il procedimento trae origine da una condanna per il reato di tentato furto aggravato, emessa dal Tribunale di Ragusa e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Catania. L’imputato, ritenuto responsabile del tentativo di sottrarre monete custodite in un distributore automatico di bevande, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi per contestare la sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la Genericità delle Censure

Il ricorrente lamentava, in sintesi, tre vizi della sentenza impugnata:

1. Mancata applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto: motivo ritenuto generico dalla Corte, in quanto non specificava le ragioni per cui l’imputato avrebbe meritato il proscioglimento.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.): anche questo motivo è stato giudicato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte di Appello, senza una critica specifica e argomentata alla decisione.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche e della conseguente riduzione della pena: ugualmente considerato aspecifico e quindi inammissibile.

La Corte ha evidenziato come tutti i motivi fossero affetti da un vizio comune: la genericità e la natura meramente reiterativa, che non assolvono alla funzione critica propria del ricorso di legittimità.

Analisi sul Danno di Speciale Tenuità nel Reato Tentato

Il punto centrale dell’ordinanza risiede nell’analisi del secondo motivo di ricorso. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire come si valuta il danno di speciale tenuità in un delitto tentato. Richiamando un fondamentale principio sancito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 28243 del 2013), ha spiegato che l’attenuante è applicabile anche al delitto tentato, ma a una condizione precisa: deve essere possibile desumere con certezza, dalle modalità del fatto e sulla base di un preciso giudizio ipotetico, che se il reato fosse stato portato a compimento, il danno patrimoniale per la vittima sarebbe stato di rilevanza minima.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi proposti. I giudici hanno sottolineato che il ricorso per legittimità non può essere una semplice riproposizione dei motivi di appello. Deve invece contenere una critica puntuale e argomentata contro le specifiche ragioni della sentenza impugnata. Nel caso di specie, il ricorrente non ha fatto altro che ripetere le sue doglianze, senza confrontarsi con la motivazione della Corte territoriale.

In relazione all’attenuante del danno di speciale tenuità, la Corte ha ribadito che il danno, per giustificare una mitigazione della pena, deve essere ‘lievissimo’. La valutazione non può essere astratta, ma deve basarsi su un’analisi concreta e ipotetica del pregiudizio che si sarebbe verificato in caso di consumazione del reato. Nel tentativo di furto di monete da un distributore, la Corte di merito aveva correttamente proiettato il danno potenziale, concludendo che non potesse essere considerato di minima rilevanza, escludendo così l’applicazione dell’attenuante.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni. La prima, di carattere processuale, riguarda la necessità di formulare ricorsi specifici e non meramente ripetitivi delle argomentazioni già disattese nei gradi di merito. Un ricorso generico è destinato all’inammissibilità. La seconda, di carattere sostanziale, conferma l’approccio rigoroso della giurisprudenza nella valutazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità nei reati tentati. L’applicabilità di tale circostanza richiede una prova rigorosa, basata su un giudizio ipotetico che dimostri con certezza che il danno effettivo, se il reato si fosse consumato, sarebbe stato veramente irrisorio.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, indeterminati o si limitano a ripetere argomenti già respinti nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

È possibile applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità a un reato tentato?
Sì, è possibile. Tuttavia, è necessario che il giudice possa desumere con certezza, tramite un giudizio ipotetico basato sulle modalità del fatto, che il danno patrimoniale per la vittima sarebbe stato di rilevanza minima se il reato fosse stato portato a compimento.

Cosa si intende per danno ‘lievissimo’ ai fini dell’applicazione dell’attenuante?
Significa che il pregiudizio economico derivante dal reato deve essere estremamente esiguo e quasi insignificante. La giurisprudenza richiede una valutazione rigorosa che esclude l’applicazione dell’attenuante se il danno, pur non essendo ingente, non raggiunge questo livello di minima rilevanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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