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Danno di particolare tenuità: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per tentato furto, il quale chiedeva il riconoscimento dell’attenuante del danno di particolare tenuità. La Corte ha stabilito che per valutare tale attenuante non si deve considerare solo il valore economico dei beni, ma anche tutti gli ulteriori effetti pregiudizievoli per la vittima, come la sottrazione di documenti. Inoltre, ha ribadito che la valutazione del danno va effettuata al momento della consumazione del reato, rendendo irrilevante il successivo recupero della refurtiva.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di particolare tenuità: come si valuta nel furto?

L’attenuante del danno di particolare tenuità, prevista dall’articolo 62 n. 4 del codice penale, rappresenta un tema di costante dibattito nelle aule di giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali su come e quando questa circostanza possa essere applicata, specialmente nei casi di furto. La decisione sottolinea che la valutazione non può limitarsi al mero valore economico della refurtiva, ma deve considerare un quadro più ampio di pregiudizi subiti dalla vittima. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per il reato di tentato furto. La difesa dell’imputato lamentava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità, sostenendo che il valore dei beni che si era tentato di sottrarre fosse irrisorio. L’appello si basava sull’idea che la lieve entità del potenziale bottino dovesse comportare una pena più mite. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto questa tesi, e la questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato e ripropositivo di censure già esaminate e respinte nel grado precedente. La Suprema Corte ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati dalla giurisprudenza di legittimità in materia di danno di particolare tenuità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si concentrano su due aspetti fondamentali per l’applicazione dell’attenuante in questione.

Valutazione del Danno: Oltre il Semplice Valore Economico

Il primo e più importante principio riaffermato è che la valutazione del danno non può essere superficiale e limitata al valore di mercato degli oggetti. Per concedere l’attenuante, il pregiudizio deve essere “lievissimo”, quasi irrisorio. Questa valutazione deve tenere conto non solo del valore intrinseco della “res” (la cosa sottratta), ma anche di “ulteriori effetti pregiudizievoli” che la vittima ha subito. Nel caso specifico, oggetto del tentato furto erano anche documenti ed effetti personali. La Corte ha specificato che il valore di un documento non si esaurisce nel costo dello stampato, ma include i disagi e i costi derivanti dalle pratiche necessarie per ottenerne un duplicato. Questo tipo di pregiudizio, sebbene non immediatamente quantificabile, impedisce di considerare il danno come di particolare tenuità.

Il Momento della Valutazione del Danno di Particolare Tenuità

Il secondo punto cruciale riguarda il momento in cui l’entità del danno deve essere valutata. La Corte ha chiarito che il danno va considerato al momento della consumazione del reato. Ciò che accade successivamente è irrilevante ai fini del riconoscimento dell’attenuante. Pertanto, la circostanza che i beni siano stati recuperati e restituiti alla vittima non può trasformare un danno originariamente significativo in un danno di speciale tenuità. La valutazione è “cristallizzata” all’istante in cui il reato si perfeziona.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. La lezione per operatori del diritto e cittadini è chiara: l’applicazione dell’attenuante del danno di particolare tenuità richiede un’analisi complessa. Non è sufficiente che i beni sottratti abbiano un basso valore commerciale. Il giudice deve valutare l’impatto complessivo dell’azione criminale sulla vittima, includendo disagi, costi indiretti e il valore non patrimoniale di beni come i documenti personali. Inoltre, la valutazione è ancorata al momento del fatto illecito, escludendo l’influenza di eventi successivi come il ritrovamento della refurtiva.

Per applicare l’attenuante del danno di particolare tenuità, si considera solo il valore economico degli oggetti rubati?
No, la valutazione deve considerare non solo il valore intrinseco dei beni, ma anche tutti gli effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima, come nel caso della sottrazione di documenti personali, il cui danno va oltre il mero costo materiale.

Se la refurtiva viene recuperata e restituita, si può comunque riconoscere l’attenuante del danno di particolare tenuità?
No, il momento in cui si valuta l’entità del danno è quello della consumazione del reato. Eventi successivi, come il recupero dei beni, non sono rilevanti per il riconoscimento di questa attenuante.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato manifestamente infondato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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