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Danno di lieve entità: la valutazione nella rapina

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12902/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina. La Corte ha ribadito che, per il riconoscimento dell’attenuante del danno di lieve entità, non basta considerare il modesto valore economico del bene sottratto, ma è necessaria una valutazione complessiva che tenga conto anche del danno fisico e morale subito dalla vittima, data la natura plurioffensiva del reato.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danno di lieve entità nella rapina: la Cassazione fa il punto

L’applicazione dell’attenuante del danno di lieve entità in reati complessi come la rapina solleva spesso dubbi interpretativi. Non è sufficiente, infatti, guardare solo al valore economico di quanto sottratto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito la necessità di una valutazione globale, che abbracci tutti i pregiudizi subiti dalla vittima, compresi quelli fisici e morali.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un uomo condannato per rapina. L’imputato si era rivolto alla Cassazione lamentando tre vizi nella sentenza della Corte d’Appello: l’errata applicazione della recidiva, il mancato riconoscimento dell’attenuante della particolare tenuità del fatto e, soprattutto, il diniego dell’attenuante comune del danno di lieve entità, prevista dall’articolo 62 n. 4 del codice penale.

L’analisi della Corte e l’attenuante del danno di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dal ricorrente. Sul punto centrale, ovvero il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di lieve entità, i giudici hanno confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito.

Il ragionamento della Corte si fonda su un principio consolidato: la rapina è un reato plurioffensivo. Ciò significa che non aggredisce solo il patrimonio della vittima, ma lede anche beni giuridici di fondamentale importanza come la libertà personale e l’integrità fisica e morale. Di conseguenza, la valutazione del “danno” non può essere limitata al solo aspetto patrimoniale.

Le motivazioni della decisione: una valutazione complessiva

La Corte ha specificato che, per stabilire se il danno sia di “speciale tenuità”, il giudice deve considerare l’intero pregiudizio subito dalla persona offesa. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato il significativo danno complessivo, con particolare riferimento alle lesioni personali provocate dal comportamento violento dell’imputato.

I giudici di legittimità hanno quindi ribadito che l’attenuante può trovare applicazione solo quando la valutazione complessiva del pregiudizio – patrimoniale e non – risulti di speciale tenuità. Questa valutazione è un apprezzamento di merito, riservato al giudice che valuta i fatti e non è sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è supportato da una motivazione logica e giuridicamente corretta.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale cruciale per la difesa e l’accusa nei processi per rapina. La lezione pratica è chiara: per invocare con successo l’attenuante del danno di lieve entità, non basta dimostrare il modesto valore della refurtiva. È indispensabile che dall’azione criminale non siano derivati ulteriori e significativi danni alla persona, sia sul piano fisico che psicologico. La natura stessa della rapina, che implica violenza o minaccia, rende intrinsecamente difficile che il danno complessivo possa essere considerato lieve.

Per applicare l’attenuante del danno di lieve entità in una rapina, è sufficiente che il valore della cosa rubata sia modesto?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, è necessario valutare anche gli effetti dannosi subiti dalla vittima, come le lesioni personali e il pregiudizio morale, data la natura plurioffensiva del reato di rapina.

Quali elementi considera il giudice per valutare il danno in un reato di rapina?
Il giudice considera il danno nella sua interezza, che comprende non solo il valore economico del bene sottratto (danno patrimoniale), ma anche e soprattutto il danno alla persona, come la lesione della libertà, dell’integrità fisica e morale della vittima.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto infondato il motivo sulla mancata concessione dell’attenuante della particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato perché i giudici di appello avevano correttamente evidenziato la significativa gravità del comportamento complessivo tenuto dal ricorrente durante la rapina e la non modesta entità del profitto conseguito, elementi sufficienti a escludere l’applicazione di tale attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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