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Danneggiamento sterpaglie: quando non è reato?

Un soggetto viene condannato in appello per il reato di danneggiamento per aver dato fuoco a delle sterpaglie. La Corte di Cassazione annulla la sentenza, stabilendo che il reato di danneggiamento sterpaglie non sussiste. La motivazione si fonda su due pilastri: le sterpaglie, in quanto vegetazione infestante e spontanea, sono prive di un apprezzabile valore economico e, nel caso di specie, non era provato che si trovassero su fondo altrui, ma a margine della strada. Mancando questi requisiti essenziali, il fatto non costituisce reato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bruciare sterpaglie è reato di danneggiamento? La Cassazione chiarisce

Dare fuoco a erbacce e sterpaglie secche può integrare il reato di danneggiamento? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28509/2025, offre una risposta netta, stabilendo che il danneggiamento sterpaglie non è configurabile se mancano due requisiti fondamentali: l’appartenenza del bene a terzi e un suo apprezzabile valore economico. Questa decisione chiarisce i confini applicativi dell’art. 635 del codice penale, soprattutto dopo le modifiche legislative che hanno depenalizzato il danneggiamento semplice.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condotta di un individuo accusato di aver appiccato il fuoco a un cumulo di erba secca e sterpaglie situate a ridosso di una strada, al confine con un fondo di proprietà altrui. Il fuoco, di modeste dimensioni, veniva prontamente spento da un conoscente dell’imputato su richiesta di una delle proprietarie del fondo vicino, che si trovava a transitare sul posto.

Nonostante la lieve entità del fatto, il soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello, che riqualificava l’originaria accusa nel delitto di danneggiamento, confermando la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

Il Ricorso in Cassazione e le contestazioni

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Suprema Corte, sollevando diverse eccezioni. In primo luogo, si contestava la violazione di legge in merito alla procedibilità del reato. Il danneggiamento, infatti, è un reato perseguibile a querela di parte e, secondo la difesa, mancava nel fascicolo processuale una valida istanza punitiva.

In secondo luogo, e in via più sostanziale, si contestava la sussistenza stessa degli elementi costitutivi del reato. La difesa sosteneva che le sterpaglie bruciate non si trovassero sul fondo della parte offesa, ma a margine della strada, e che fossero del tutto prive di valore economico, trattandosi di vegetazione spontanea e infestante. Infine, si lamentava l’omessa valutazione sulla particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

L’evoluzione normativa del danneggiamento sterpaglie

Per comprendere la decisione della Corte, è fondamentale richiamare la recente evoluzione del reato di danneggiamento. Con il D.Lgs. n. 7/2016, il legislatore ha depenalizzato il danneggiamento “semplice”, trasformandolo in un illecito civile. Sono rimaste penalmente rilevanti solo le forme di danneggiamento aggravate, come quelle commesse con violenza o minaccia, o su beni di particolare natura (es. edifici pubblici). La Corte Costituzionale (sent. n. 212/2024) ha confermato che, a seguito della riforma, anche appiccare il fuoco a una cosa altrui non costituisce reato se mancano le specifiche connotazioni di aggravamento previste dalla norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza senza rinvio “perché il fatto non sussiste”. La motivazione si concentra sull’assenza degli elementi costitutivi del delitto di cui all’art. 635 c.p.

Il reato di danneggiamento, in ogni sua forma, presuppone che la condotta (distruzione, deterioramento, etc.) sia rivolta a una cosa mobile o immobile altrui e dotata di un apprezzabile interesse patrimoniale per il proprietario. Nel caso specifico, la Corte ha rilevato la mancanza di entrambi i requisiti:

1. Difetto di altruità: Dalle prove emerse, le sterpaglie date alle fiamme non ricadevano nel fondo privato, ma si trovavano a margine della strada. Non era quindi provato che il bene danneggiato appartenesse effettivamente alla parte civile.
2. Assenza di valore economico: Le sterpaglie sono state definite come “vegetazione spontanea infestante”. In quanto tali, non costituiscono un bene suscettibile di valutazione economica e, quindi, non rientrano nell’ambito della tutela patrimoniale offerta dalla norma penale. Un bene privo di valore non può essere oggetto del reato di danneggiamento.

La Corte ha ritenuto queste censure assorbenti rispetto alle altre, pur sottolineando come la Corte d’Appello avesse omesso di verificare la sussistenza della necessaria querela dopo aver riqualificato il reato.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: l’atto di bruciare sterpaglie o erbacce spontanee, prive di qualsiasi valore economico e situate su suolo non provatamente altrui (come il ciglio di una strada), non integra il delitto di danneggiamento. Perché si possa parlare di reato, è indispensabile che la condotta lesiva colpisca un bene patrimoniale di terzi, causando una diminuzione della sua utilità o del suo valore. Questa pronuncia ribadisce la natura patrimoniale del delitto di danneggiamento e ne delimita con precisione l’ambito di applicazione, escludendo fatti di minima entità che non ledono un interesse economico giuridicamente rilevante.

Bruciare erbacce secche sul ciglio della strada è reato di danneggiamento?
No, secondo questa sentenza, non è reato di danneggiamento. Il fatto non sussiste perché le sterpaglie sono state considerate vegetazione spontanea infestante, priva di un apprezzabile valore economico, e non era provato che si trovassero su una proprietà altrui, ma a margine della strada.

Quali sono gli elementi essenziali perché si configuri il reato di danneggiamento?
Per configurare il reato di danneggiamento sono necessari due requisiti fondamentali: l’altruità della cosa danneggiata (deve appartenere a qualcun altro) e un suo interesse patrimonialmente apprezzabile. La condotta deve causare una modificazione strutturale o funzionale a un bene altrui dotato di un seppur minimo rilievo economico.

Perché il valore economico del bene è importante nel reato di danneggiamento?
Il valore economico è cruciale perché il reato di danneggiamento (art. 635 c.p.) è posto a tutela del patrimonio. Se un bene è privo di qualsiasi valore, come delle erbacce infestanti, la sua distruzione non lede alcun interesse patrimoniale tutelato dalla norma penale e, di conseguenza, non può costituire reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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