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Danneggiamento seguito da incendio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per danneggiamento seguito da incendio, stabilendo che i giudici di merito non avevano adeguatamente motivato la differenza tra un semplice “fuoco” e un vero e proprio “incendio”, quest’ultimo caratterizzato da fiamme vaste e distruttive. Inoltre, ha ribadito che una pena estinta per esito positivo dell’affidamento in prova non può essere considerata ai fini della recidiva. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento seguito da incendio: Quando un fuoco diventa reato? La Cassazione fa chiarezza

Il reato di danneggiamento seguito da incendio è una fattispecie complessa, che si colloca al confine tra i delitti contro il patrimonio e quelli contro la pubblica incolumità. Ma quando l’appiccare un fuoco a un bene altrui integra questo grave reato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali, sottolineando la necessità di una distinzione rigorosa tra “fuoco” e “incendio” e le conseguenze di tale qualificazione. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il delitto di danneggiamento seguito da incendio, ai sensi dell’art. 424, comma secondo, del codice penale. L’accusa era di aver appiccato il fuoco all’automobile di un’altra persona. Le corti di merito avevano basato la loro decisione principalmente sul verbale di intervento dei Vigili del Fuoco, ritenendolo sufficiente a provare la sussistenza di un vero e proprio incendio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando tre questioni principali:

1. Errata qualificazione giuridica del fatto: Si sosteneva che l’evento dovesse essere qualificato come un semplice “pericolo di incendio” (art. 424, comma primo) e non come un “incendio” vero e proprio. La difesa lamentava una totale mancanza di motivazione da parte della Corte d’Appello sulla diffusività e vastità delle fiamme, elementi necessari per configurare un incendio.
2. Errata determinazione della pena: Conseguenza diretta del primo motivo, si contestava l’applicazione di una pena non corretta.
3. Inapplicabilità della recidiva: Si eccepiva che le precedenti condanne a carico dell’imputato erano state estinte a seguito dell’esito positivo dell’affidamento in prova al servizio sociale e, pertanto, non potevano essere utilizzate per contestare l’aggravante della recidiva.

L’analisi della Cassazione sul danneggiamento seguito da incendio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondati il primo e il terzo motivo. Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra i concetti di “fuoco” e “incendio”. La Corte ha ribadito un principio consolidato: si ha un incendio solo quando le fiamme divampano in modo irrefrenabile, in vaste proporzioni e con una potenza distruttrice tale da mettere in pericolo l’incolumità di un numero indeterminato di persone. Un semplice “fuoco”, invece, non possiede queste caratteristiche.

La Corte d’Appello, secondo i giudici di legittimità, si era limitata a un richiamo generico e assertivo al verbale dei Vigili del Fuoco, omettendo di spiegare da quali elementi concreti (come la vastità, la violenza e la capacità di propagazione delle fiamme) avesse dedotto la sussistenza di un incendio piuttosto che di un fuoco finalizzato al solo danneggiamento. Un richiamo documentale, senza un’analisi critica del suo contenuto, non costituisce una motivazione sufficiente.

La questione della Recidiva e dell’Estinzione della Pena

Anche sul terzo motivo, la Cassazione ha dato ragione alla difesa. La Corte ha richiamato un importante principio sancito dalle Sezioni Unite: l’esito positivo dell’affidamento in prova al servizio sociale determina l’estinzione di ogni effetto penale della condanna. Questo significa che tale condanna non può più essere presa in considerazione per valutare la recidiva in un successivo procedimento penale. I giudici di merito avevano omesso di verificare questa circostanza, applicando illegittimamente l’aggravante.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza impugnata è stata annullata perché viziata su due punti fondamentali. In primo luogo, la motivazione sulla qualificazione del fatto come danneggiamento seguito da incendio era carente. I giudici di merito non hanno adempiuto all’obbligo di spiegare in modo concreto e fattuale perché l’evento dovesse essere considerato un “incendio” pericoloso per la pubblica incolumità, e non un semplice “fuoco” limitato a danneggiare un bene. Il mero riferimento a un verbale dei Vigili del Fuoco, senza estrapolarne gli elementi fattuali rilevanti, è stato giudicato insufficiente. In secondo luogo, è stata errata l’applicazione della recidiva, non tenendo conto dell’effetto estintivo derivante dal successo di una precedente misura di affidamento in prova, un principio che cancella la rilevanza penale delle condanne passate ai fini di tale aggravante.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce due principi di fondamentale importanza. Primo: per condannare per un reato grave come il danneggiamento seguito da incendio, non basta provare che sia stato appiccato un fuoco; il giudice deve dimostrare, con una motivazione puntuale e basata su elementi concreti, che quel fuoco aveva le caratteristiche di vastità, violenza e diffusività proprie dell’incendio. Secondo: l’esito positivo di misure alternative come l’affidamento in prova ha un effetto premiale concreto, cancellando gli effetti penali della condanna e impedendo che questa possa pesare sul futuro dell’individuo come aggravante di recidiva. La Corte ha quindi rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti attenendosi a questi principi.

Qual è la differenza tra ‘fuoco’ e ‘incendio’ ai fini del reato di danneggiamento?
Secondo la Corte di Cassazione, si ha ‘incendio’ solo quando il fuoco divampa in modo irrefrenabile, in vaste proporzioni e con fiamme distruttrici che mettono in pericolo la pubblica incolumità. Un ‘fuoco’, invece, non ha queste caratteristiche di diffusività e pericolosità diffusa.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La condanna è stata annullata perché la Corte d’Appello non ha spiegato adeguatamente perché l’evento fosse un ‘incendio’ e non un ‘fuoco’, limitandosi a un generico riferimento al verbale dei Vigili del Fuoco. Inoltre, ha erroneamente applicato l’aggravante della recidiva senza considerare l’estinzione delle pene precedenti.

Una condanna passata conta per la recidiva se la pena è stata estinta con l’affidamento in prova?
No. La sentenza chiarisce che l’esito positivo dell’affidamento in prova al servizio sociale estingue ogni effetto penale della condanna. Di conseguenza, quella condanna non può essere utilizzata per contestare la recidiva in un procedimento futuro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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