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Danneggiamento bene pubblico: quando è procedibile?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di improcedibilità per il reato di danneggiamento bene pubblico. Il caso riguardava una transenna comunale. La Corte ha chiarito che il danneggiamento di beni destinati a pubblico servizio o utilità è sempre procedibile d’ufficio, anche se esposti alla pubblica fede, rendendo irrilevante la querela. Il risarcimento del danno e la rinuncia del Comune non fermano l’azione penale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento bene pubblico: quando serve la querela?

Il reato di danneggiamento bene pubblico solleva spesso dubbi sulla sua procedibilità: è necessaria la querela dell’ente proprietario o si procede d’ufficio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, distinguendo nettamente tra beni semplicemente esposti alla pubblica fede e beni destinati a pubblico servizio. La pronuncia chiarisce che per questi ultimi l’azione penale scatta automaticamente, a prescindere dalla volontà della parte offesa.

I fatti del caso

Un imputato era stato accusato di aver danneggiato una transenna di proprietà di un Comune, scaraventandola da un ponte nel letto di un fiume. In primo grado, il Giudice per le indagini preliminari aveva dichiarato di non doversi procedere. La decisione si basava su due elementi: l’imputato aveva risarcito il danno e il Comune aveva dichiarato di rinunciare all’azione penale. Il giudice aveva quindi ritenuto che, mancando la querela, il reato fosse improcedibile, equiparando la transenna a una semplice ‘cosa esposta alla pubblica fede’.

Contro questa decisione, il Procuratore generale presso la Corte di Appello ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che il bene danneggiato non era solo esposto alla pubblica fede, ma era anche destinato a un pubblico servizio, circostanza che rendeva il reato procedibile d’ufficio.

Danneggiamento bene pubblico e la decisione della Cassazione

La Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza di primo grado e disponendo la prosecuzione del giudizio. La Corte ha stabilito che il Giudice di primo grado ha commesso un errore di diritto nel non riconoscere la duplice natura del bene danneggiato. Una transenna comunale, posizionata per regolare la viabilità o per la sicurezza pubblica, non è un oggetto qualunque, ma uno strumento che svolge una funzione di pubblico servizio e utilità. Di conseguenza, il suo danneggiamento lede un interesse che va oltre quello patrimoniale del singolo ente proprietario, toccando l’intera collettività.

Le motivazioni della sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 635 del codice penale, che disciplina il reato di danneggiamento. La norma, nel suo ultimo comma, limita la procedibilità a querela solo ai casi di danneggiamento di cose ‘esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede’.

La Cassazione sottolinea l’avverbio ‘limitatamente’ usato dal legislatore. Questa scelta terminologica esclude esplicitamente dall’ambito della querela i beni che, pur essendo esposti alla pubblica fede, sono anche ‘destinati a pubblico servizio o a pubblica utilità’. Per questi ultimi, la procedibilità rimane sempre d’ufficio.

La Corte ha ritenuto di ‘palmare evidenza’ che una transenna comunale rientri in questa seconda categoria. Pertanto, il fatto che il Comune avesse rinunciato all’azione penale a seguito del risarcimento era del tutto irrilevante ai fini della procedibilità. L’azione penale doveva essere avviata e proseguita indipendentemente dalla volontà dell’ente locale, in quanto l’interesse tutelato è quello della collettività al corretto funzionamento dei servizi pubblici.

Conclusioni: implicazioni pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la tutela dei beni pubblici che svolgono una funzione per la comunità è rafforzata. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Procedibilità d’Ufficio: Chi danneggia arredi urbani, segnaletica, infrastrutture o altri beni destinati a un servizio pubblico sarà perseguito penalmente d’ufficio. Non è necessaria una querela da parte dell’amministrazione proprietaria.
2. Irrilevanza del Risarcimento: Sebbene il risarcimento del danno possa essere valutato positivamente dal giudice ai fini della determinazione della pena, esso non estingue il reato né blocca il processo quando si tratta di danneggiamento bene pubblico destinato a pubblico servizio.
3. Responsabilità Individuale: La decisione sottolinea che gli atti di vandalismo contro beni pubblici non sono questioni private tra il danneggiante e l’ente, ma illeciti che offendono l’intera comunità e come tali vengono perseguiti dallo Stato.

Il danneggiamento di un bene comunale, come una transenna, è sempre procedibile solo su querela del Comune?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se il bene, oltre ad essere esposto alla pubblica fede, è anche ‘destinato a pubblico servizio o a pubblica utilità’, il reato di danneggiamento è procedibile d’ufficio. La querela del Comune non è quindi necessaria.

Il risarcimento del danno e la rinuncia all’azione penale da parte dell’ente proprietario estinguono il reato di danneggiamento di un bene pubblico?
No, non se il bene è destinato a pubblico servizio. In tal caso, il reato è procedibile d’ufficio e l’azione penale prosegue indipendentemente dalla volontà della parte offesa e dall’avvenuto risarcimento, che potrà essere valutato solo in altre fasi del giudizio.

Qual è la differenza tra un bene ‘esposto alla pubblica fede’ e uno ‘destinato a pubblico servizio’ ai fini della procedibilità per danneggiamento?
Un bene ‘esposto alla pubblica fede’ è un oggetto lasciato incustodito per necessità o consuetudine. Un bene ‘destinato a pubblico servizio’, come una transenna stradale, svolge una funzione attiva per la collettività. Per il danneggiamento del primo, la legge richiede la querela; per il secondo, si procede d’ufficio perché viene leso un interesse pubblico superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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