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Danneggiamento aggravato: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per danneggiamento aggravato di beni in un edificio pubblico. La Corte sottolinea che non è possibile riproporre in sede di legittimità una mera rilettura dei fatti già valutati nei gradi di merito, soprattutto in presenza di una ‘doppia conforme’. Anche la richiesta di sanzioni sostitutive introdotte da una nuova legge è stata respinta, in quanto di competenza del giudice dell’esecuzione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento aggravato: la Cassazione ribadisce i limiti del ricorso

Con la sentenza n. 3144 del 2024, la Corte di Cassazione affronta un caso di danneggiamento aggravato, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione, specialmente quando si tenta di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto nei precedenti gradi di giudizio. La decisione sottolinea il principio per cui il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito.

I fatti di causa

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di danneggiamento aggravato. L’aggravante contestata derivava dal fatto che i beni danneggiati si trovavano all’interno di un edificio che ospitava uffici comunali, qualificandosi quindi come ‘cose esistenti in uffici e stabilimenti pubblici’.

L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali.

I motivi del ricorso e il reato di danneggiamento aggravato

Il ricorrente contestava la sentenza d’appello lamentando principalmente:
1. Travisamento della prova: Sosteneva di non essere a conoscenza della natura pubblica dell’edificio, che ospitava anche abitazioni private. Di conseguenza, a suo dire, non doveva applicarsi l’aggravante.
2. Mancata concessione di attenuanti: Lamentava la mancata applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), criticando la valutazione del danno fatta dai giudici.
3. Richiesta di sanzioni sostitutive: Chiedeva la conversione della pena detentiva in detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi di una nuova normativa più favorevole entrata in vigore.

La distinzione tra valutazione dei fatti e violazione di legge

Il cuore della difesa si basava su una presunta errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito. Tuttavia, come vedremo, la Cassazione ha tracciato una netta linea di demarcazione tra la contestazione sulla corretta applicazione della legge e il tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi sollevati. La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale.

I giudici hanno innanzitutto chiarito che i primi due motivi del ricorso non denunciavano un reale vizio di legge, ma proponevano una ‘rilettura’ delle prove e una ‘rivalutazione’ dei fatti. Questa operazione è preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo giudice’ del fatto; il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente, non ricostruire diversamente la vicenda.

Inoltre, la Corte ha evidenziato la presenza di una ‘doppia conforme’, cioè due sentenze di merito (Tribunale e Corte d’Appello) che erano giunte alla medesima conclusione. In questi casi, la possibilità di denunciare un travisamento della prova è ancora più limitata. I giudici di merito avevano logicamente motivato la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, evidenziando che all’esterno dell’edificio erano presenti tabelle che indicavano gli uffici comunali e che l’imputato era reduce da un colloquio con i servizi sociali proprio in quei locali.

Anche la richiesta di applicazione delle attenuanti era stata motivata congruamente in base all’entità del danno e ai precedenti penali del ricorrente.

Infine, riguardo alla richiesta di conversione della pena, la Corte ha specificato che, essendo la sentenza d’appello stata pronunciata prima dell’entrata in vigore della nuova legge, l’istanza doveva essere presentata non in Cassazione, ma al giudice dell’esecuzione una volta divenuta definitiva la condanna.

Le conclusioni

La sentenza in esame è un’importante conferma dei limiti del giudizio di Cassazione. Ribadisce che il ricorso non può essere utilizzato per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Per i cittadini, questa decisione significa che l’esito di un processo dipende in modo cruciale dall’accertamento dei fatti svolto in primo grado e in appello, e che le possibilità di ribaltare tale accertamento in Cassazione sono estremamente circoscritte e legate a specifici vizi di legge.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un caso già decisi in Appello?
No, la Cassazione ha ribadito che il suo compito non è quello di rivalutare le prove o i fatti (giudizio di merito), ma solo di controllare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Un ricorso che si limita a proporre una lettura alternativa dei fatti è inammissibile.

Cosa significa ‘doppia conforme’ e che effetto ha sul ricorso in Cassazione?
Significa che due sentenze (primo grado e appello) sono arrivate alla stessa conclusione sulla ricostruzione dei fatti e sulla responsabilità dell’imputato. In questo caso, secondo la giurisprudenza citata, il vizio di travisamento della prova può essere sollevato solo se l’elemento probatorio contestato è stato introdotto per la prima volta nella motivazione della sentenza d’appello, rendendo l’impugnazione ancora più difficile.

Se una nuova legge più favorevole introduce sanzioni sostitutive, si può chiederne l’applicazione direttamente in Cassazione?
La sentenza chiarisce che se il procedimento è già pendente in Cassazione quando la legge entra in vigore, l’istanza per la sostituzione della pena va presentata al giudice dell’esecuzione una volta che la condanna è diventata definitiva, e non durante il giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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