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Danneggiamento aggravato: recinzione esclude reato

Un individuo, condannato per vari reati tra cui danneggiamento aggravato, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha parzialmente accolto il ricorso, annullando la condanna per il danneggiamento. È stato stabilito che la Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso per verificare se la presenza di una recinzione attorno alla proprietà escluda l’aggravante della ‘esposizione alla pubblica fede’, elemento cruciale per la configurabilità del reato. Le condanne per gli altri reati sono state confermate e sono diventate definitive.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento Aggravato: Quando una Recinzione fa la Differenza?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9614/2025 offre un’importante chiave di lettura sul reato di danneggiamento aggravato. Il caso analizzato mette in luce come la presenza di una recinzione possa escludere l’aggravante della cosiddetta ‘esposizione alla pubblica fede’, un elemento fondamentale per la configurabilità stessa del reato in determinate circostanze. Questa decisione sottolinea l’importanza di una valutazione attenta di tutti gli elementi fattuali per una corretta applicazione della legge.

I Fatti del Caso: Danneggiamento, Incendio e Altri Reati

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per una serie di reati, tra cui il danneggiamento aggravato dei locali di un’attività commerciale, tentato incendio, evasione e ricettazione di uno scooter. I fatti si erano svolti nel giugno del 2022. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza, ma concentrandosi in particolar modo sulla configurazione del reato di danneggiamento.

Il Ricorso in Cassazione: il Ruolo della Recinzione

Il punto centrale del ricorso riguardava l’errata applicazione dell’articolo 635 del codice penale in relazione all’aggravante prevista dall’articolo 625, n. 7. Quest’ultima si applica quando il danneggiamento riguarda cose ‘esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede’.
La difesa sosteneva che i locali commerciali danneggiati non potevano considerarsi esposti alla pubblica fede, in quanto protetti da una recinzione che circondava l’intero perimetro dell’edificio. Secondo i legali, questa barriera fisica escludeva la condizione di affidamento al senso civico della collettività, che è il presupposto dell’aggravante. La Corte d’Appello, invece, aveva omesso di motivare su questo specifico punto, concentrandosi solo sulla presenza di un sistema di videosorveglianza, ritenuto insufficiente a garantire una protezione adeguata.

La Configurazione del Danneggiamento Aggravato

Per comprendere la decisione della Suprema Corte, è essenziale chiarire quando si configura il reato di danneggiamento aggravato ai sensi dell’art. 635 c.p. In assenza di violenza alla persona o minaccia, il reato è procedibile d’ufficio (e non a querela) solo se commesso su beni esposti alla pubblica fede. L’esposizione alla pubblica fede si verifica quando un bene è lasciato senza una custodia continua, fidando nella correttezza dei consociati.
La giurisprudenza ha costantemente affermato che la videosorveglianza non esclude tale aggravante, poiché è uno strumento utile a identificare i colpevoli a posteriori, ma non a impedire l’azione criminale nel momento in cui si compie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo al danneggiamento aggravato.

Le motivazioni

I giudici hanno evidenziato un vizio di motivazione nella sentenza d’appello. La Corte territoriale non aveva risposto alla specifica doglianza della difesa riguardante la presenza della recinzione. La Cassazione ha chiarito che, a differenza della videosorveglianza, una recinzione – che sia chiusa o meno – costituisce una difesa fisica della proprietà. La sua esistenza fa venir meno il presupposto dell’affidamento alla pubblica fede, poiché il proprietario ha predisposto una protezione concreta del bene. Di conseguenza, il danneggiamento di un bene protetto da una recinzione non può integrare l’aggravante in questione. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente a questo capo d’imputazione.

Le conclusioni

La Suprema Corte ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà effettuare una nuova valutazione dei fatti. Il nuovo giudice dovrà accertare se l’accesso alla proprietà fosse effettivamente precluso dalla recinzione e se anche quest’ultima sia stata oggetto di danneggiamento (in tal caso, si potrebbe configurare il reato in relazione a tale bene, se esposto alla pubblica fede). La decisione ha reso definitive le condanne per gli altri reati (tentato incendio, evasione e ricettazione), per i quali il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

La presenza di un sistema di videosorveglianza è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede?
No. Secondo la giurisprudenza costante richiamata nella sentenza, la videosorveglianza è considerata un mero strumento di ausilio per la successiva individuazione degli autori del reato, ma non è idonea a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa e quindi non esclude l’aggravante.

Una recinzione attorno a una proprietà esclude che i beni al suo interno siano considerati ‘esposti alla pubblica fede’?
Sì. La sentenza chiarisce che l’esistenza di una recinzione, a prescindere dal fatto che sia chiusa o meno, costituisce una forma di protezione della proprietà. La sua presenza è sufficiente a escludere la sussistenza delle condizioni di esposizione alla pubblica fede, poiché il proprietario non sta affidando il bene unicamente al senso civico della collettività.

Cosa accade quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza con rinvio solo per uno specifico capo d’imputazione?
L’annullamento riguarda esclusivamente il reato per cui il ricorso è stato accolto. Il caso torna alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio limitatamente a quel punto. Le statuizioni relative agli altri capi d’imputazione, per i quali il ricorso è stato respinto o dichiarato inammissibile, diventano irrevocabili e quindi la condanna per quei reati diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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