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Danneggiamento aggravato: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per danneggiamento aggravato di un’autovettura, stabilendo un principio chiave: se il proprietario sorveglia il bene in modo diretto e continuo, anche di nascosto, non sussiste l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. Di conseguenza, il fatto, qualificato come danneggiamento semplice, non costituisce reato. La decisione chiarisce che la vigilanza attiva esclude la configurabilità del reato di danneggiamento aggravato.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento aggravato: la vigilanza diretta sul bene esclude il reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 21111/2024) ha chiarito un aspetto fondamentale del reato di danneggiamento aggravato, stabilendo che se il proprietario sorveglia il proprio bene, anche di nascosto, non si può configurare l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. Questa decisione porta all’assoluzione dell’imputato, poiché il danneggiamento semplice, in assenza di tale aggravante, non è più previsto dalla legge come reato. Analizziamo insieme i dettagli di questo interessante caso.

I fatti del caso: un’auto danneggiata sotto sorveglianza

Il caso trae origine dalla condanna di una donna per il danneggiamento di un’autovettura parcheggiata sulla pubblica via. La particolarità della vicenda, emersa dalla stessa querela della persona offesa, risiede nel fatto che quest’ultima, a seguito di precedenti dissapori, aveva deciso di sorvegliare la propria auto. Per circa un’ora e mezza, si era nascosta dietro un albero nelle immediate vicinanze del veicolo, esercitando così una vigilanza continua e diretta, e assistendo in prima persona al danneggiamento.

Nonostante questa circostanza, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la condanna per danneggiamento aggravato ai sensi dell’art. 635 c.p., ritenendo sussistente l’esposizione del veicolo alla pubblica fede.

La questione giuridica e il reato di danneggiamento aggravato

Il ricorso in Cassazione si è concentrato proprio sulla configurabilità dell’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. La difesa ha sostenuto che tale aggravante non potesse sussistere, dato che la proprietaria stava esercitando un controllo diretto e costante sul bene. Questo punto è cruciale, perché la procedibilità e la punibilità del reato di danneggiamento dipendono spesso dalla presenza di specifiche circostanze aggravanti.

L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede

L’aggravante in questione si applica quando un bene viene lasciato incustodito dal proprietario, il quale si affida al senso civico e al rispetto altrui per la sua protezione. Pensiamo a un’auto parcheggiata in strada mentre il proprietario è a casa o al lavoro. In questi casi, il bene è vulnerabile e la sua tutela è affidata, appunto, alla “pubblica fede”.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, ritenendo il ricorso fondato. I giudici hanno chiarito che l’esposizione alla pubblica fede ricorre solo quando la condotta criminosa viene posta in essere su un bene non custodito in modo diretto e continuo dal proprietario. È necessario, per la sua configurabilità, che il titolare del diritto di proprietà non possa esercitare una vigilanza diretta e continua.

Nel caso specifico, la proprietaria del veicolo, nascondendosi dietro un albero, aveva di fatto mantenuto una vigilanza ininterrotta sulla sua auto. Questa sorveglianza attiva, sebbene discreta, ha impedito che il bene potesse considerarsi affidato alla pubblica fede. La Corte ha sottolineato come questa circostanza, pur essendo emersa chiaramente dagli atti, non fosse stata adeguatamente valutata dai giudici di merito.

Le conclusioni

Venendo meno l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, il fatto è stato riqualificato come danneggiamento semplice. Poiché questa fattispecie non è più prevista dalla legge come reato (a seguito di interventi di depenalizzazione), la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna, assolvendo l’imputata “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Di conseguenza, sono state revocate anche le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per aversi danneggiamento aggravato per esposizione alla pubblica fede, è indispensabile l’assenza di una qualsiasi forma di custodia o vigilanza diretta e continua da parte del proprietario. La presenza di un controllo attivo sul bene, anche se non palese, fa venir meno l’elemento che giustifica l’aggravante e, in casi come questo, può portare all’esclusione della rilevanza penale del fatto.

Quando un bene si considera esposto alla pubblica fede?
Un bene si considera esposto alla pubblica fede quando è lasciato incustodito dal suo proprietario, che per la sua protezione si affida al generale senso di rispetto della collettività. La sentenza chiarisce che se il proprietario esercita una vigilanza diretta e continua sul bene, tale condizione non sussiste.

Il danneggiamento di un’automobile è sempre un reato?
No. Secondo questa sentenza, il danneggiamento semplice di un’auto non è previsto dalla legge come reato. Diventa penalmente rilevante solo in presenza di specifiche circostanze aggravanti, come l’esposizione alla pubblica fede. Se tale aggravante viene esclusa, come nel caso di specie, l’autore del fatto non può essere condannato penalmente.

Cosa significa che la Corte di Cassazione ‘annulla senza rinvio’?
Significa che la Corte ha annullato la sentenza di condanna in via definitiva, senza che sia necessario un nuovo processo. La decisione è finale e l’imputato viene assolto con formula piena perché il fatto commesso non costituisce reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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