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Danneggiamento aggravato: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27177/2025, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per danneggiamento aggravato di una corona d’alloro commemorativa. La Corte ha stabilito che, nonostante le recenti riforme, il reato commesso su cose destinate a ‘pubblica reverenza’ rimane procedibile d’ufficio e non a querela di parte, data la loro funzione simbolica e civica che trascende il mero valore patrimoniale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento Aggravato: La Cassazione Chiarisce la Procedibilità d’Ufficio per Beni di Pubblica Reverenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante interpretazione in materia di danneggiamento aggravato, stabilendo un confine netto tra le ipotesi divenute procedibili a querela e quelle che mantengono la procedibilità d’ufficio. Il caso riguarda il danneggiamento di una corona d’alloro commemorativa, un gesto che ha sollevato questioni giuridiche sulla natura del bene offeso e sulle conseguenze delle recenti riforme legislative.

I Fatti di Causa

L’imputato era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di danneggiamento in concorso, per aver reso inservibile una corona d’alloro posta dal Comune a commemorazione delle vittime delle Foibe. La difesa, facendo leva su una recente modifica legislativa, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il reato dovesse essere dichiarato improcedibile per mancanza di querela.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su tre argomentazioni principali:
1. Violazione di legge per omessa declaratoria di improcedibilità: La difesa sosteneva che le modifiche introdotte dal D.Lgs. 31/2024 avessero reso il danneggiamento aggravato, contestato ai sensi dell’art. 625 n. 7 c.p., procedibile a querela.
2. Violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva arbitrariamente qualificato la corona come bene con funzione commemorativa, violando il principio che impone al giudice di attenersi ai fatti contestati nell’imputazione.
3. Mancata applicazione della causa di non punibilità: Si lamentava l’esclusione dell’art. 131 bis c.p. sulla particolare tenuità del fatto, nonostante la presunta lieve entità del danno.

Le Motivazioni della Corte sul Danneggiamento Aggravato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte infondato e in parte inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 625 n. 7 del codice penale.

La Corte ha chiarito che il legislatore, con il D.Lgs. 31/2024, ha introdotto la procedibilità a querela solo per una parte delle ipotesi previste dall’aggravante in questione, ovvero per i fatti commessi su ‘cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede’.

Tuttavia, la norma esclude esplicitamente da questo regime le altre ipotesi previste dallo stesso articolo, tra cui i fatti commessi su ‘cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza’. La corona d’alloro, in quanto posta a commemorazione di un evento storico e delle sue vittime, rientra pacificamente nella categoria delle cose destinate a pubblica reverenza. Si tratta di beni che la generalità dei cittadini guarda con un senso di rispetto e compunzione, legati a valori civili superiori che trascendono il mero aspetto patrimoniale.

Di conseguenza, il reato contestato non è mai stato interessato dalla riforma e conserva la sua originaria procedibilità d’ufficio.

In merito alla presunta violazione del principio di correlazione, la Corte ha osservato che il capo d’imputazione descriveva già chiaramente la natura dell’oggetto (corona d’alloro) e la sua funzione (commemorazione delle vittime delle Foibe), consentendo all’imputato di difendersi pienamente sin dall’inizio. Non vi è stata, quindi, alcuna trasformazione radicale del fatto contestato.

Infine, il motivo relativo alla particolare tenuità del fatto è stato dichiarato inammissibile perché aspecifico, in quanto la difesa non ha mosso critiche puntuali alla motivazione della Corte di merito, che aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131 bis c.p. proprio in virtù della gravità simbolica del gesto.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la tutela penale si modula in base alla natura e alla funzione del bene offeso. Il danneggiamento aggravato di oggetti che incarnano la memoria collettiva e alti valori civili, come i monumenti o le corone commemorative, è considerato un’offesa non solo al patrimonio, ma alla comunità nel suo complesso. Per tale ragione, lo Stato interviene d’ufficio per perseguire i responsabili, a prescindere dalla volontà della singola parte offesa (in questo caso, l’ente pubblico). Questa decisione conferma che la protezione dei simboli della nostra storia e cultura rimane un presidio giuridico forte e inderogabile.

Il reato di danneggiamento aggravato è sempre procedibile d’ufficio?
No. A seguito delle recenti riforme (D.Lgs. 31/2024), il danneggiamento di cose esposte per necessità, consuetudine o pubblica fede è diventato procedibile a querela. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, il danneggiamento di cose destinate a pubblica reverenza, servizio o utilità pubblica rimane procedibile d’ufficio.

Cosa si intende per ‘cose destinate a pubblica reverenza’?
Secondo la Corte, sono quegli oggetti verso cui la generalità dei cittadini nutre un sentimento di rispetto, timore o compunzione, in quanto collegati al mondo religioso, al culto dei defunti o alle più alte idealità civili. Una corona commemorativa rientra in questa categoria.

Perché il principio di correlazione tra accusa e sentenza non è stato ritenuto violato?
Perché, secondo la Corte, il capo d’imputazione originale descriveva già in modo sufficientemente dettagliato la natura e la funzione commemorativa dell’oggetto danneggiato (la corona d’alloro). Questo ha permesso all’imputato di comprendere appieno l’accusa e di esercitare il proprio diritto di difesa fin dall’inizio del processo, senza che vi fosse una modifica sostanziale dei fatti contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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