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Danneggiamento aggravato: quando è ancora reato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di danneggiamento aggravato. Il caso riguardava il danneggiamento di pneumatici di un’auto parcheggiata sulla pubblica via. I giudici hanno chiarito che, a differenza del danneggiamento semplice, quello su beni esposti alla pubblica fede non è stato depenalizzato e costituisce ancora reato. Tuttavia, una recente riforma ha reso tale reato procedibile solo a querela della persona offesa. Poiché la querela era stata presentata, la Corte ha rinviato il caso al Tribunale per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Danneggiamento Aggravato: Non Sempre Decriminalizzato. Il Caso delle Gomme Tagliate

Molti credono che, a seguito della riforma del 2016, il reato di danneggiamento sia stato completamente cancellato dal nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che non è così, soprattutto quando si parla di danneggiamento aggravato. Il caso analizzato, relativo al taglio degli pneumatici di un’auto in sosta, offre un’importante lezione sui limiti della depenalizzazione e sulle novità in tema di procedibilità.

I Fatti del Caso e la Decisione del Tribunale

La vicenda giudiziaria ha origine da un episodio di danneggiamento: gli pneumatici di una vettura parcheggiata sulla pubblica via venivano resi inservibili. L’imputato, accusato del fatto, veniva assolto in primo grado dal Tribunale di Ancona. La motivazione del giudice si basava su un presupposto apparentemente semplice: il reato di cui all’art. 635 del codice penale era stato depenalizzato dal D.Lgs. n. 7 del 2016 e, pertanto, il fatto non era più previsto dalla legge come reato.

L’Impugnazione e la Persistenza del Danneggiamento Aggravato

Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della legge. L’accusa non contestava un danneggiamento semplice, ma un danneggiamento aggravato. Nello specifico, la condotta era stata commessa su “cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede”, un’aggravante prevista dall’art. 625 n. 7 del codice penale. Secondo il ricorrente, questa specifica fattispecie non era mai stata toccata dalla depenalizzazione e conservava pienamente la sua rilevanza penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che la depenalizzazione operata nel 2016 ha riguardato esclusivamente l’ipotesi base del delitto di danneggiamento. Al contrario, il danneggiamento aggravato, come quello commesso su beni esposti alla pubblica fede, è tuttora una fattispecie di rilievo penale. Un’automobile parcheggiata in strada rientra perfettamente in questa categoria, essendo affidata al rispetto della collettività in assenza di una sorveglianza diretta e continua da parte del proprietario.

Novità Legislativa: La Procedibilità a Querela

La Corte ha inoltre rilevato un’importante novità normativa introdotta dal D.Lgs. n. 31 del 2024 (correttivo della Riforma Cartabia). Questa legge ha modificato l’art. 635 c.p., stabilendo che anche il delitto di danneggiamento commesso su cose esposte a pubblica fede è ora procedibile a querela di parte. In passato, per questo reato si procedeva d’ufficio. Verificando gli atti processuali, la Corte ha accertato che la persona offesa aveva sporto una rituale e tempestiva querela. Questa circostanza ha reso possibile la prosecuzione dell’azione penale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo un principio fondamentale: le norme che depenalizzano un reato sono di stretta interpretazione e non possono essere estese a fattispecie non espressamente contemplate. Il D.Lgs. 7/2016 ha abrogato il primo comma dell’art. 635 c.p. (danneggiamento semplice), ma ha lasciato intatte le ipotesi aggravate previste dal secondo comma, tra cui quella che richiama l’esposizione del bene alla pubblica fede. Pertanto, l’assoluzione del Tribunale era basata su un errore di diritto. La successiva modifica sulla procedibilità a querela, pur cambiando le condizioni per l’avvio del processo, non ha intaccato la natura penale del fatto. Poiché la condizione di procedibilità (la querela) era soddisfatta, il processo doveva proseguire.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito: danneggiare un bene lasciato incustodito in un luogo pubblico, come un’auto in sosta, non è un mero illecito civile, ma un reato a tutti gli effetti. La decisione chiarisce i confini applicativi della depenalizzazione, evitando che un’errata interpretazione possa creare zone di impunità. Per le vittime, la lezione è altrettanto chiara: per ottenere giustizia per questo tipo di danneggiamento aggravato, è oggi indispensabile presentare una querela entro i termini di legge.

Danneggiare un’auto parcheggiata in strada è ancora reato?
Sì. La sentenza chiarisce che il danneggiamento di beni esposti alla pubblica fede, come un’auto in sosta, costituisce un’ipotesi di danneggiamento aggravato che non è stata depenalizzata e conserva la sua rilevanza penale.

Cosa è cambiato recentemente per il reato di danneggiamento aggravato su beni esposti a pubblica fede?
Con una modifica legislativa del 2024, questo reato è diventato procedibile a querela. Ciò significa che per avviare un procedimento penale è necessaria la richiesta formale (querela) presentata dalla persona offesa, mentre in precedenza si procedeva d’ufficio.

Perché il Tribunale aveva inizialmente assolto l’imputato?
Il Tribunale aveva erroneamente ritenuto che l’intera fattispecie del danneggiamento fosse stata depenalizzata dalla riforma del 2016, senza considerare che l’aggravante specifica dell’esposizione del bene alla pubblica fede manteneva il fatto nell’ambito del penalmente rilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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