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D.A.Spo e Obbligo di Firma: Quando è Valido?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un tifoso contro un provvedimento di D.A.Spo con obbligo di firma della durata di cinque anni. La Corte ha stabilito che il termine di 48 ore per la difesa decorre dalla notifica del provvedimento e che il ricorrente ha avuto tempo sufficiente. Inoltre, ha confermato che la motivazione del giudice può basarsi su quella del Questore, purché sia verificata la pericolosità concreta e attuale del soggetto, giustificando così la misura e la sua durata massima.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

D.A.Spo e Obbligo di Firma: la Cassazione Definisce i Limiti di Validità

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sulla validità del D.A.Spo, il Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive, chiarendo due aspetti procedurali fondamentali: il rispetto del diritto di difesa e l’onere di motivazione a carico del giudice della convalida. La pronuncia esamina il ricorso di un tifoso destinatario di un D.A.Spo della durata massima di cinque anni, accompagnato dalla prescrizione accessoria dell’obbligo di comparizione presso gli uffici di polizia.

I Fatti del Caso: La Contestazione del Tifoso

Un tifoso, raggiunto da un provvedimento del Questore che gli vietava l’accesso agli stadi per cinque anni e gli imponeva di presentarsi in commissariato durante le partite, ha impugnato l’ordinanza di convalida del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). Il ricorso si basava su due motivi principali:

1. Violazione del diritto di difesa: Il ricorrente lamentava un’eccessiva compressione del tempo a sua disposizione per difendersi, sostenendo che il termine di 48 ore tra la notifica del D.A.Spo e la sua convalida non fosse stato rispettato.
2. Vizio di motivazione: La difesa contestava la mancanza di una motivazione adeguata da parte del GIP sia sulla congruità della misura, sia sulla reale necessità di aggiungere l’obbligo di presentazione al divieto di accesso.

La Decisione della Corte di Cassazione sul D.A.Spo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze e confermando la piena legittimità del provvedimento impugnato. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici.

Il Diritto di Difesa e il Termine di 48 ore

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che il termine di 48 ore, concesso al destinatario del provvedimento per presentare memorie difensive, decorre dal momento della notifica. Nel caso specifico, il D.A.Spo era stato notificato il 1° ottobre alle 8:30, mentre la convalida del GIP era stata depositata in cancelleria il 4 ottobre. Di conseguenza, il ricorrente aveva avuto a disposizione un lasso di tempo ampiamente superiore alle 48 ore (oltre 72 ore) per esercitare il proprio diritto. I giudici hanno sottolineato che la tutela del diritto di difesa deve essere valutata in un’ottica sostanziale e non meramente formale. Spetta al destinatario della misura dimostrare concretamente di non essere stato posto in condizione di difendersi, circostanza non provata nel caso in esame.

La Motivazione del Provvedimento e la Pericolosità Sociale

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ribadito che il giudice della convalida deve effettuare un controllo sulla legalità dell’atto, verificando l’esistenza dei presupposti legittimanti. Ciò include la valutazione della pericolosità concreta e attuale del soggetto. Tuttavia, il giudice può legittimamente avvalersi della motivazione per relationem, ossia richiamando quella contenuta nel provvedimento del Questore, a condizione che dia conto delle ragioni della sua condivisione.

Nel caso specifico, il Questore aveva basato la sua decisione su un giudizio prognostico di pericolosità sociale, fondato su precedenti specifici del soggetto, ritenendo necessario non solo il divieto di accesso ma anche l’obbligo di comparizione per rendere la misura effettiva. Il GIP, convalidando, ha implicitamente fatto propria tale valutazione, ritenendo la gravità delle condotte contestate, la personalità aggressiva del ricorrente e il conseguente allarme sociale come elementi sufficienti a giustificare la misura nella sua massima estensione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il termine di 48 ore è posto a garanzia del diritto di difesa e il suo mancato rispetto determina una nullità generale. Tuttavia, una volta garantito questo intervallo temporale, l’onere di dimostrare l’impossibilità di difendersi ricade sul ricorrente. La Corte ha ritenuto che il tempo a disposizione fosse stato più che sufficiente.

Per quanto riguarda l’obbligo di motivazione, i giudici hanno ribadito i principi espressi dalle Sezioni Unite: il controllo del giudice non può essere un mero atto formale, ma deve entrare nel merito della pericolosità del soggetto e dell’idoneità della misura. La scelta del Questore di imporre l’obbligo di firma, validata dal GIP, non è stata basata su una qualifica astratta di ‘recidivo amministrativo’, bensì su una valutazione concreta della condotta e del profilo di personalità del ricorrente, elementi ritenuti sufficienti a giustificare la massima afflittività del provvedimento per prevenire future condotte pericolose.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza consolida alcuni punti fermi in materia di D.A.Spo. In primo luogo, stabilisce che il calcolo del termine per la difesa parte dalla notifica e deve essere rispettato in modo sostanziale. In secondo luogo, conferma la validità della motivazione per relationem da parte del GIP, purché il giudice effettui un controllo effettivo sui presupposti di legge, inclusa la pericolosità sociale del soggetto. Infine, chiarisce che la gravità della misura, compreso l’obbligo di firma e la durata massima, deve essere ancorata a una valutazione specifica della condotta e della personalità dell’individuo, al fine di garantire l’adeguatezza e la proporzionalità dell’intervento preventivo.

Da quando decorre il termine di 48 ore per difendersi da un D.A.Spo?
Il termine di 48 ore, entro cui il destinatario del provvedimento può presentare memorie e deduzioni, decorre dal momento della notifica del provvedimento stesso all’interessato.

Il giudice della convalida deve fornire una motivazione autonoma per il D.A.Spo o può richiamare quella del Questore?
Il giudice può avvalersi della motivazione del provvedimento del Questore (per relationem), a condizione che dia conto del percorso logico che lo ha portato a condividerla e verifichi la sussistenza di tutti i presupposti di legge, come la pericolosità concreta e attuale del soggetto.

Per imporre l’obbligo di firma insieme al D.A.Spo è sufficiente la valutazione della pericolosità del soggetto?
Sì, la decisione di applicare l’obbligo di firma, così come la durata della misura, non si basa su una qualifica formale (es. ‘recidivo amministrativo’), ma su una valutazione concreta della condotta tenuta e del profilo di personalità del soggetto, da cui emerge la sua pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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