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Custodia del cane: ricorso inammissibile per negligenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per le lesioni personali causate dal suo cane. Il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato, confermando la grave negligenza del proprietario nella custodia del cane. L’uomo è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia del Cane: Quando la Negligenza Rende il Ricorso Inammissibile

La responsabilità derivante dalla custodia del cane è un tema di grande attualità e rilevanza giuridica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i doveri dei proprietari di animali, sanzionando non solo la condotta negligente che porta a un danno, ma anche i tentativi di impugnazione generici e infondati. Il caso in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere quando la negligenza diventa così palese da rendere un ricorso inammissibile in partenza.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva condannato un uomo per le lesioni personali provocate dal suo cane a un’altra persona. La condanna si fondava su due elementi principali: da un lato, una condotta violenta e oppositiva tenuta dal proprietario dell’animale; dall’altro, una grave negligenza manifestata nell’omettere le cautele necessarie per impedire che il cane potesse nuocere a terzi. Insoddisfatto della decisione, l’uomo ha proposto ricorso per Cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della condanna.

L’Analisi della Corte e la Negligente Custodia del Cane

La Corte di Cassazione, con una decisione sintetica ma incisiva, ha stroncato le speranze del ricorrente. Gli Ermellini hanno qualificato il ricorso come ‘generico’ e ‘manifestamente infondato’. In pratica, le argomentazioni presentate non erano in grado di scalfire minimamente le solide valutazioni fatte dalla Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione riguarda proprio la palese negligenza del proprietario nella custodia del cane. La Corte ha sottolineato come il ricorrente avesse completamente fallito nel dimostrare di aver adottato le precauzioni indispensabili per evitare l’aggressione, rendendo la sua impugnazione priva di qualsiasi fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, una sanzione processuale che impedisce l’esame nel merito della questione. La motivazione di tale rigetto si basa sul fatto che le censure mosse alla sentenza di secondo grado erano deboli e non specifiche. Non veniva contestato in modo efficace l’accertamento della Corte d’Appello sulla configurabilità di una condotta violenta e, soprattutto, sulla grave negligenza del ricorrente. Di fronte a una colpa così evidente, un ricorso che non la contesta con argomenti precisi e pertinenti è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza diretta è la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione aggiuntiva prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile per colpa.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la proprietà di un animale comporta doveri di diligenza e cautela non negoziabili. Chi non adotta le misure necessarie per garantire l’incolumità altrui risponde penalmente delle conseguenze. Inoltre, la decisione funge da monito contro i ricorsi pretestuosi. Impugnare una condanna per lesioni causate dal proprio animale richiede argomenti solidi e specifici, capaci di mettere in discussione le prove di negligenza. In assenza di ciò, il rischio non è solo la conferma della sentenza, ma anche l’imposizione di ulteriori sanzioni economiche, rendendo il tentativo di difesa ancora più oneroso.

Perché il ricorso del proprietario del cane è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché generico e manifestamente infondato, in quanto non contestava in modo efficace le valutazioni della corte precedente sulla condotta violenta e sulla grave negligenza del proprietario.

Qual è stata la principale colpa attribuita al ricorrente?
La principale colpa è stata la grave negligenza, consistita nell’aver omesso di adottare le cautele necessarie per impedire che il suo cane procurasse lesioni personali alla persona offesa.

Quali sono state le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare un’ulteriore somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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