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Custodia cautelare stupefacenti: quando è legittima?

La Cassazione ha confermato la legittimità della custodia cautelare stupefacenti per un individuo accusato di tentato acquisto di cocaina. Anche se l’accordo finale non è stato raggiunto, le trattative serie e concrete sono state ritenute sufficienti a configurare gravi indizi di colpevolezza e a giustificare la misura detentiva più grave, data la pericolosità sociale del soggetto e i suoi precedenti.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare Stupefacenti: Trattative Serie Bastano per il Carcere?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5085/2024, affronta un tema cruciale in materia di reati di droga, chiarendo i presupposti per l’applicazione della custodia cautelare stupefacenti. La pronuncia stabilisce che delle trattative serie e concrete per l’acquisto di sostanze, anche se non portate a termine, possono costituire gravi indizi di colpevolezza sufficienti a giustificare la misura detentiva più afflittiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Tentativo di Acquisto di Droga

Il caso riguarda un soggetto indagato per tentato acquisto illecito di cocaina. A seguito delle indagini preliminari, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva applicato nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. L’indagato, tramite i suoi difensori, proponeva richiesta di riesame al Tribunale della Libertà, che però confermava la misura detentiva.

Secondo la ricostruzione, l’imputato, poco dopo essere stato scarcerato per un precedente reato di associazione mafiosa, avrebbe avviato una serie di contatti e trattative con altri soggetti per acquistare un ingente quantitativo di droga. Tali trattative, emerse da conversazioni intercettate, non si erano concluse con un accordo definitivo sul prezzo, sulla qualità e sulla quantità della sostanza. Nonostante ciò, le autorità giudiziarie hanno ritenuto che tali attività configurassero un tentativo penalmente rilevante.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi principalmente su due ordini di motivi:

1. Insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: Secondo i legali, le attività dell’indagato si sarebbero limitate a una mera raccolta di informazioni, non essendo mai stato raggiunto un accordo vincolante per l’acquisto. Mancava quindi la prova di una reale partecipazione a trattative finalizzate al traffico.
2. Mancanza di esigenze cautelari attuali e concrete: La difesa ha sottolineato che i fatti risalivano a circa tre anni prima e che non vi erano elementi attuali che dimostrassero un inserimento del soggetto in circuiti criminali. Si contestava, inoltre, la decisione di non applicare misure meno restrittive, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

La Decisione della Cassazione sulla custodia cautelare stupefacenti

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi presentati. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza dell’ordinanza impugnata, sia per quanto riguarda la sussistenza dei gravi indizi, sia per la valutazione sulle esigenze cautelari.

La Sussistenza dei Gravi Indizi di Colpevolezza

La Corte ha chiarito un principio fondamentale: il tentativo di acquisto di sostanze stupefacenti si configura quando l’ iter criminis si interrompe prima della conclusione dell’accordo. Non è necessario che l’affare vada in porto. Ciò che rileva è l’esistenza di ‘trattative serie e concrete con fornitori’. Le conversazioni intercettate, che indicavano la quantità e la natura della sostanza da acquistare, sono state considerate prova sufficiente di un serio tentativo, fallito solo per il mancato accordo sui dettagli finali.

La Valutazione delle Esigenze Cautelari

Anche riguardo al secondo punto, la Cassazione ha ritenuto la decisione del Tribunale immune da vizi. La valutazione sulla necessità della custodia cautelare stupefacenti è stata considerata non irragionevole. Il Tribunale aveva infatti tenuto conto della notevole pericolosità sociale del ricorrente, desunta da diversi elementi: il suo passato criminale (una condanna per associazione mafiosa), la sua rapida ricaduta nel delitto dopo la scarcerazione e i suoi stretti legami, familiari e non, con noti esponenti della ‘ndrangheta. In questo contesto, i giudici hanno concluso che nessuna misura meno afflittiva del carcere sarebbe stata idonea a impedirgli di proseguire le sue attività delittuose.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa sulle misure cautelari e sul reato di traffico di stupefacenti. La sentenza ribadisce che, ai fini della configurabilità del tentativo, non è richiesta la conclusione del contratto criminale, ma è sufficiente che l’azione sia inequivocabilmente diretta a commettere il reato. Le trattative, quando superano la soglia della mera ricerca di informazioni e diventano negoziazioni concrete, costituiscono atti idonei e diretti in modo non equivoco a commettere il delitto. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte sottolinea l’importanza di una valutazione complessiva della personalità dell’indagato. Il suo ‘stile di vita’, i precedenti penali e i legami con ambienti criminali organizzati sono fattori determinanti per valutare il rischio di reiterazione del reato, giustificando così l’applicazione della misura più severa.

Le Conclusioni

La sentenza n. 5085/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla valutazione dei presupposti per la custodia cautelare stupefacenti. Stabilisce che la gravità indiziaria può sussistere anche in assenza di un accordo finalizzato, purché le trattative dimostrino una seria e concreta volontà di delinquere. Inoltre, conferma che la pericolosità sociale di un individuo, desunta dal suo curriculum criminale e dai suoi legami, è un elemento centrale per giustificare la misura cautelare più restrittiva, anche a distanza di tempo dai fatti contestati, se il rischio di recidiva è ritenuto concreto e attuale.

Quando si configura il tentativo di acquisto di stupefacenti ai fini di una misura cautelare?
Secondo la sentenza, il tentativo si configura anche se l’accordo finale non viene raggiunto, a condizione che le trattative tra acquirente e venditore siano state serie e concrete e si siano interrotte prima della conclusione dell’accordo su quantità, qualità e prezzo della sostanza.

La pericolosità sociale di un indagato può giustificare la custodia cautelare in carcere?
Sì. La Corte ha ritenuto legittima la misura cautelare più grave valutando la rilevante pericolosità del ricorrente, desunta dal suo stile di vita, dai suoi precedenti specifici (in questo caso, associazione mafiosa) e dalla sua capacità di riprendere attività delittuose subito dopo la scarcerazione.

Perché in questo caso non è stata concessa una misura meno afflittiva come gli arresti domiciliari?
La Corte ha confermato la decisione del Tribunale, ritenendo che, data l’elevata pericolosità del soggetto e la sua tendenza a delinquere, misure meno restrittive non sarebbero state sufficienti a impedirgli di continuare i suoi rapporti e le sue attività illecite, anche con i propri familiari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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