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Custodia cautelare: ricorso inammissibile, le ragioni

Due soggetti ricorrono in Cassazione contro l’ordinanza che disponeva la loro custodia cautelare in carcere per una serie di furti. La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la valutazione sui gravi indizi di colpevolezza e l’inidoneità delle misure alternative. Per uno, la roulotte non è stata ritenuta domicilio idoneo per gli arresti domiciliari; per l’altro, una precedente condanna per evasione ha precluso la misura meno afflittiva. La sentenza ribadisce i rigorosi criteri per l’applicazione della custodia cautelare.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare: L’Inammissibilità del Ricorso per Evasione e Domicilio in Roulotte

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14385/2024, ha affrontato un interessante caso in materia di custodia cautelare, chiarendo i confini dell’ammissibilità dei ricorsi e i criteri per la scelta della misura più adeguata. La decisione offre spunti fondamentali sulla valutazione dei gravi indizi di colpevolezza e sulle preclusioni all’applicazione degli arresti domiciliari, come una precedente condanna per evasione o la residenza in una roulotte.

I Fatti del Caso: Furti Seriali e l’Ordinanza del Riesame

Il Tribunale del Riesame di Napoli, riformando una precedente decisione del G.I.P., applicava la misura della custodia cautelare in carcere a due individui indagati per una serie di furti e un tentato furto di autovetture. L’ordinanza si basava su un quadro indiziario composito, che includeva riconoscimenti fotografici da parte delle vittime, localizzazioni GPS del veicolo di uno degli indagati e l’analisi del modus operandi.

Contro questa decisione, entrambi gli indagati hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando sia la carenza di gravi indizi di colpevolezza sia l’erroneità nella scelta della misura detentiva, ritenuta eccessivamente afflittiva.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli indagati hanno contestato la solidità del quadro accusatorio, sostenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a fondare un giudizio di grave probabilità di colpevolezza. In particolare, hanno criticato:

1. L’insufficienza degli indizi: Il riferimento a generiche caratteristiche fisiche e a un modus operandi non descritto nel dettaglio.
2. L’incertezza del GPS: La localizzazione dell’auto di uno degli indagati vicino ai luoghi dei furti non escludeva che il veicolo potesse essere utilizzato da terzi.
3. L’inaffidabilità del riconoscimento: Il riconoscimento fotografico da parte di una vittima era avvenuto con modalità proceduralmente non garantite e a distanza di oltre un mese dalla prima individuazione.

Inoltre, uno degli indagati ha contestato la decisione di non concedergli gli arresti domiciliari presso la sua roulotte, mentre l’altro ha sostenuto che la sua precedente condotta per evasione non dovesse precludergli automaticamente la misura meno afflittiva.

La Valutazione della Corte sulla custodia cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. In primo luogo, ha respinto le censure relative ai gravi indizi di colpevolezza, sottolineando che il ricorso ometteva di confrontarsi con la pluralità degli elementi valorizzati dal Tribunale del Riesame. La Corte ha chiarito che gli indizi (localizzazione GPS, intestazione del veicolo, riconoscimento fotografico, analogie con altri episodi) devono essere valutati nel loro complesso e non atomisticamente. Il ragionamento del Tribunale, basato su circostanze concrete e convergenti, non era manifestamente illogico e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sui due punti specifici che hanno impedito la concessione degli arresti domiciliari.

Per il primo ricorrente, la Corte ha stabilito che una roulotte, sebbene destinata a soddisfare esigenze abitative durevoli, se insistente su un terreno senza permesso di costruire, è equiparabile a un immobile abusivo. Di conseguenza, non costituisce un luogo idoneo per l’esecuzione degli arresti domiciliari, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

Per il secondo ricorrente, la Corte ha applicato rigorosamente l’art. 284, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce una presunzione di inadeguatezza degli arresti domiciliari per chi sia stato condannato per il reato di evasione nei cinque anni precedenti al fatto per cui si procede. La Corte ha precisato che la norma non richiede che il nuovo reato sia stato commesso durante l’evasione, ma solo che esista una condanna per evasione nel quinquennio. Nel caso di specie, la serialità dei furti commessi da un soggetto plurirecidivo non permetteva di superare tale preclusione normativa.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali in materia di misure cautelari. Innanzitutto, il giudizio sui gravi indizi di colpevolezza operato dal giudice di merito è difficilmente censurabile in Cassazione, a meno che non presenti vizi logici macroscopici. In secondo luogo, la scelta della misura deve tenere conto di precise condizioni oggettive e soggettive. L’idoneità del domicilio è un requisito essenziale per gli arresti domiciliari, e un’abitazione precaria o abusiva, come una roulotte non autorizzata, non soddisfa tale requisito. Infine, la norma che preclude gli arresti domiciliari a chi ha precedenti per evasione pone una presunzione quasi assoluta, superabile solo in casi di fatti di lievissima entità, condizione non ravvisabile in una serie di furti aggravati.

È possibile ottenere gli arresti domiciliari in una roulotte?
No, secondo la Corte. Una roulotte destinata a dimora stabile ma priva di permesso di costruire è equiparabile a un immobile abusivo e, pertanto, non è considerata un luogo idoneo per l’esecuzione della misura degli arresti domiciliari.

Una precedente condanna per evasione impedisce sempre gli arresti domiciliari?
Generalmente sì. L’art. 284, comma 5-bis, cod. proc. pen. stabilisce una presunzione di inadeguatezza degli arresti domiciliari per chi è stato condannato per evasione nei cinque anni precedenti. Tale presunzione può essere superata solo se il giudice ritiene il nuovo fatto di lieve entità e che le esigenze cautelari possano essere comunque soddisfatte, condizioni che la Corte non ha ravvisato nel caso di specie.

Quali elementi sono sufficienti per costituire “gravi indizi di colpevolezza” per la custodia cautelare?
Non è necessario un singolo elemento schiacciante, ma un complesso di elementi convergenti. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto sufficiente la combinazione di localizzazione GPS del veicolo, riconoscimento fotografico da parte della vittima, modus operandi simile in più episodi e l’intestazione del veicolo a uno degli indagati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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