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Custodia cautelare: quando è legittima per spaccio?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della misura della custodia cautelare in carcere per un individuo trovato in possesso di hashish frazionato in dosi. Nonostante la difesa sostenesse si trattasse di un’ipotesi lieve di reato, la Corte ha ritenuto sussistente il pericolo di reiterazione, basandosi sui precedenti penali dell’indagato, sulla violazione di altre misure giudiziarie e sulle modalità dello spaccio, avvenuto nel cortile della propria abitazione. La decisione sottolinea come tali elementi dimostrino una proclività a delinquere che rende la custodia cautelare l’unica misura adeguata.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare: la Cassazione sui Criteri per lo Spaccio di Droga

L’applicazione della custodia cautelare in carcere, la più afflittiva delle misure precautelari, è sempre oggetto di un attento bilanciamento tra la libertà personale dell’individuo e le esigenze di sicurezza della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che guidano questa delicata valutazione, in un caso riguardante lo spaccio di sostanze stupefacenti. La decisione offre spunti cruciali per comprendere quando, anche di fronte a un’ipotesi di reato considerata ‘lieve’, il carcere preventivo possa essere ritenuto l’unica misura idonea.

Il Caso: Detenzione di Stupefacenti e l’Appello del Pubblico Ministero

La vicenda ha origine da un controllo di polizia durante il quale un uomo veniva trovato in possesso di circa 40 grammi di hashish, suddivisi in undici pezzi. In un primo momento, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva rigettato la richiesta di applicazione di una misura cautelare. Tuttavia, il Pubblico Ministero proponeva appello e il Tribunale di Napoli, in accoglimento, disponeva la custodia cautelare in carcere per l’indagato. Secondo il Tribunale, gli elementi raccolti erano sufficienti a configurare il reato di spaccio e a giustificare la misura più restrittiva.

I Motivi del Ricorso: Perché la Difesa Contestava la Misura?

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: La difesa sosteneva che il pericolo di reiterazione del reato fosse stato argomentato in modo insufficiente, basandosi solo sulla quantità e sul confezionamento della droga, senza elementi concreti che provassero un’attività di spaccio.
2. Errata qualificazione giuridica: Si contestava che il fatto dovesse essere inquadrato come ipotesi lieve (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), per la quale la custodia cautelare in carcere sarebbe stata sproporzionata.
3. Inadeguatezza delle altre misure: La motivazione del Tribunale sulla presunta inadeguatezza di misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, veniva ritenuta generica e carente.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Custodia Cautelare

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione del Tribunale. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata su due aspetti fondamentali: la qualificazione del reato e la valutazione delle esigenze cautelari.

Riqualificazione del Reato e Applicabilità della Misura

I giudici hanno chiarito che, anche se il reato fosse stato qualificato come ‘lieve’ (comma 5), la custodia cautelare sarebbe comunque stata applicabile. La legge (art. 280, comma 2, c.p.p.) consente infatti tale misura per i delitti per i quali è prevista una pena massima di cinque anni, limite rispettato nel caso di specie. La Corte ha inoltre ricordato che il Tribunale del Riesame ha il potere di riqualificare giuridicamente il fatto ai fini della decisione sulla libertà personale, senza che ciò costituisca un errore.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione

Questo è il punto centrale della sentenza. La Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente valutato il concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato. Gli elementi considerati non erano solo la quantità di droga e la sua suddivisione in dosi, ma un quadro complessivo ben più grave.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano sulla logica e non censurabile valutazione operata dal giudice di merito. Il Tribunale ha evidenziato che l’indagato:
– Aveva recenti condanne per reati analoghi, dimostrando una specifica inclinazione a delinquere.
– Ha commesso il fatto mentre era già sottoposto a un’altra misura (l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), manifestando totale disprezzo per le prescrizioni dell’autorità.
– Utilizzava il cortile della propria abitazione come luogo di spaccio.
– Annoverava un precedente per evasione.

Queste circostanze, nel loro insieme, delineano un profilo di pericolosità sociale tale da rendere qualsiasi misura meno grave della custodia cautelare in carcere inadeguata a prevenire la commissione di ulteriori reati. La tesi difensiva, secondo cui la droga fosse una ‘scorta’ personale per le festività, è stata giudicata recessiva e incompatibile con le condizioni personali dell’indagato, privo di redditi.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla necessità della custodia cautelare deve basarsi su un’analisi globale e concreta della personalità dell’indagato e delle circostanze del fatto. I precedenti penali specifici e la violazione di precedenti misure giudiziarie sono indicatori potentissimi della proclività a delinquere e della inaffidabilità del soggetto, elementi che possono giustificare il ricorso alla massima misura restrittiva, anche in contesti di reato non eccezionalmente gravi.

È possibile applicare la custodia cautelare in carcere per un’ipotesi lieve di spaccio di droga?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la misura è applicabile anche per il reato di spaccio lieve (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), poiché la legge consente la custodia cautelare in carcere per i reati puniti con la reclusione massima pari a cinque anni.

Quali elementi valuta il giudice per stabilire il pericolo di reiterazione del reato?
Il giudice valuta un insieme di circostanze, tra cui i precedenti penali specifici dell’indagato, il fatto che abbia commesso il reato mentre era già sottoposto ad altre misure giudiziarie, le modalità concrete del fatto (come lo spaccio nel cortile di casa) e la sua generale inclinazione a non rispettare le prescrizioni legali.

Il Tribunale del Riesame può modificare la qualificazione giuridica di un reato?
Sì, la sentenza chiarisce che il Tribunale del Riesame può procedere a una diversa qualificazione giuridica del fatto rispetto a quella iniziale. Tale modifica, tuttavia, ha effetto limitatamente al procedimento incidentale sulla misura cautelare (‘de libertate’).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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