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Custodia cautelare: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare per detenzione e porto d’armi. La Corte ha stabilito che il termine di dieci giorni per la decisione del Tribunale del Riesame decorre dal deposito dell’ordinanza, non dalla notifica. Ha inoltre chiarito che l’omessa valutazione di elementi difensivi non decisivi non invalida la misura e che la valutazione del pericolo di recidiva può basarsi sulla personalità e sulle frequentazioni dell’indagato, giustificando la custodia cautelare in carcere.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare: la Cassazione Definisce i Limiti di Legittimità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34759 del 2024, è tornata a pronunciarsi sui presupposti e le procedure che regolano l’applicazione della custodia cautelare, la più grave delle misure restrittive della libertà personale. La decisione offre chiarimenti fondamentali su tre aspetti cruciali: i termini per la decisione del Tribunale del Riesame, la valutazione degli elementi a favore dell’indagato e l’adeguatezza della misura.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere per i reati di detenzione e porto di arma comune da sparo in luogo pubblico. Secondo l’accusa, l’arma era destinata a essere utilizzata da altri complici contro un gruppo rivale. Il Tribunale del Riesame di Milano aveva confermato la misura disposta dal Giudice per le indagini preliminari. L’indagato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si articolava su tre motivi principali:
1. Inefficacia della misura per decorrenza dei termini: La difesa sosteneva che il dispositivo dell’ordinanza del Riesame non era stato comunicato all’indagato entro i dieci giorni previsti dalla legge, rendendo la misura inefficace.
2. Nullità dell’ordinanza originaria: Si lamentava che il Giudice non avesse considerato elementi favorevoli all’indagato emersi durante le indagini, come un verbale di perquisizione con esito negativo.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: Il ricorrente contestava la sussistenza di un concreto pericolo di reiterazione del reato e l’adeguatezza della misura carceraria, ritenuta sproporzionata, suggerendo alternative meno afflittive come gli arresti domiciliari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Custodia Cautelare

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. L’analisi dei giudici fornisce principi di diritto essenziali per la corretta applicazione della custodia cautelare.

Sulla tempestività della decisione del Riesame

Il primo motivo è stato respinto sulla base di un’interpretazione chiara dell’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale. La Corte ha ribadito che il termine di dieci giorni si riferisce al deposito della decisione da parte del Tribunale, non alla sua comunicazione o notifica all’interessato. La notifica assume rilevanza solo per far decorrere i termini per un’eventuale ulteriore impugnazione, ma non incide sull’efficacia della misura cautelare stessa. Pertanto, se il Tribunale deposita la sua ordinanza entro il decimo giorno, la misura resta valida.

La valutazione delle prove a favore nella custodia cautelare

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta nullità dell’ordinanza per omessa valutazione di elementi a favore, è stato giudicato infondato. La Cassazione ha specificato che, ai fini della nullità, devono essere omessi elementi di natura oggettiva e concludente, capaci di incidere realmente sul quadro indiziario. Non rientrano in questa categoria mere tesi difensive, interpretazioni alternative o elementi “neutri” come un verbale di perquisizione negativa, soprattutto a fronte di altri gravi indizi. Gli elementi difensivi presentati, secondo la Corte, non erano dotati di quella “decisività” necessaria a invalidare l’ordinanza cautelare.

Conclusioni

La Corte ha infine confermato la correttezza della valutazione sulle esigenze cautelari e sulla proporzionalità della misura. I giudici hanno sottolineato che il pericolo di reiterazione del reato non era stato desunto da una generica vicinanza ad ambienti criminali, ma da elementi specifici e concreti: precedenti penali, frequentazioni accertate con soggetti appartenenti a gruppi criminali violenti, la disponibilità di altre armi emersa da intercettazioni e l’uso di canali di comunicazione riservati e non facilmente controllabili (come Telegram e Signal). Questi fattori, nel loro complesso, hanno portato il Tribunale a concludere, con una motivazione logica e coerente, che nessuna misura diversa dal carcere potesse garantire l’affidabilità dell’indagato e prevenire la commissione di ulteriori reati. La sentenza rafforza il principio secondo cui la valutazione sulla custodia cautelare deve fondarsi su un’analisi approfondita e globale della personalità del soggetto e del contesto in cui opera, andando oltre la singola condotta contestata.

Qual è il termine per la decisione del Tribunale del Riesame sulla custodia cautelare?
La legge stabilisce che il Tribunale del Riesame deve depositare la sua decisione entro dieci giorni dalla trasmissione degli atti. Ai fini della validità della misura, rileva la data di deposito dell’ordinanza, non la data in cui essa viene comunicata o notificata all’indagato.

L’omessa valutazione di prove a favore dell’indagato causa sempre la nullità dell’ordinanza di custodia cautelare?
No. La nullità si verifica solo se vengono omessi elementi a favore di natura oggettiva e concludente, cioè così decisivi da poter cambiare la valutazione del quadro indiziario. Semplici tesi difensive, interpretazioni alternative o elementi neutri (come un verbale di perquisizione negativo) non sono sufficienti a determinare la nullità dell’ordinanza.

Come si valuta il pericolo di reiterazione del reato per giustificare la custodia cautelare?
La valutazione si basa su un’analisi accurata e complessiva che include le modalità della condotta, la personalità del soggetto e il suo contesto socio-ambientale. Elementi come precedenti penali, frequentazioni con persone legate alla criminalità e l’uso di metodi per eludere i controlli sono tutti fattori rilevanti per giustificare l’esistenza di un concreto e attuale pericolo che l’indagato possa commettere altri gravi delitti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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