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Custodia cautelare padre: salute figli e impossibilità

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un padre accusato di traffico di stupefacenti. La decisione si fonda sulla necessità di una valutazione più approfondita della “assoluta impossibilità” della madre di accudire i figli minori, data la gravissima patologia di uno di essi. Il Tribunale del riesame aveva erroneamente declassato la situazione a mera “difficoltà”, senza considerare il “deficit assistenziale” per il minore. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio su questo specifico punto, ribadendo che la valutazione della custodia cautelare del padre deve tenere in conto primario la condizione concreta dei figli.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare del Padre: la Salute dei Figli è un Fattore Decisivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43141/2024, interviene su un tema delicato: la custodia cautelare del padre di figli minori di sei anni. La decisione chiarisce che la valutazione non può limitarsi alla semplice presenza della madre, ma deve analizzare in concreto la sua capacità di assistenza, specialmente in presenza di gravi patologie dei figli. Questo principio rafforza la tutela del preminente interesse del minore nel processo penale.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Il Tribunale del riesame di Palermo confermava la misura, escludendo la possibilità di sostituirla con gli arresti domiciliari.

La difesa presentava ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. L’insussistenza del pericolo di recidiva, dato che l’indagato era già agli arresti domiciliari per un’altra causa senza aver mai violato le prescrizioni.
2. L’errata applicazione dell’art. 275, comma 4, del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la madre dei due figli minori (uno di nove mesi e l’altro affetto da una gravissima e duplice patologia) si trovasse in una condizione di “assoluta impossibilità” a provvedere da sola alle loro cure continue e complesse.

Il Tribunale aveva respinto questa seconda istanza, ritenendo che la situazione della madre costituisse una mera “difficoltà” e non un’impossibilità assoluta.

La Valutazione della Custodia Cautelare del Padre e dei Figli

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione del concetto di “assoluta impossibilità” per un genitore di prestare assistenza ai figli. Secondo l’art. 275, comma 4, c.p.p., la custodia in carcere non può essere disposta nei confronti del padre di prole di età inferiore a sei anni, se la madre è deceduta o, appunto, assolutamente impossibilitata a dare assistenza.

La norma mira a tutelare l’interesse superiore del minore, bilanciandolo con le esigenze cautelari dello Stato. La Cassazione è stata chiamata a chiarire se la grave malattia di un figlio, che richiede cure totalizzanti, possa integrare tale “assoluta impossibilità” per la madre, rendendo necessaria la presenza del padre.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale del riesame proprio sul punto relativo all’impossibilità della madre. I giudici di legittimità hanno ritenuto errato il ragionamento del Tribunale, che si era fermato a una valutazione superficiale.

La Corte ha specificato che il concetto di “assoluta impossibilità” non va inteso solo con riferimento alle condizioni del genitore che deve prestare assistenza (la madre), ma deve essere valutato soprattutto in relazione alla situazione concreta dei figli. In questo caso, la gravissima patologia di uno dei bambini, che necessitava di cure continue e specialistiche, creava un “deficit assistenziale”. Questo deficit, a sua volta, rischiava di compromettere il processo evolutivo-educativo del bambino malato e di ripercuotersi negativamente anche sul fratello più piccolo, bisognoso anch’esso di cure e attenzioni.

Secondo la Cassazione, il Tribunale avrebbe dovuto esaminare se la condizione dei minori, unita alle cure totalizzanti richieste, rendesse la presenza di entrambi i genitori non solo utile, ma indispensabile. Il giudice non può liquidare una situazione così complessa come una semplice “difficoltà”.

Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale di Palermo per un nuovo esame, che dovrà:
1. Valutare approfonditamente la condizione di “assoluta impossibilità” della madre, tenendo conto delle specifiche e gravi esigenze di salute dei figli.
2. Qualora tale impossibilità venisse accertata, verificare se sussistano esigenze cautelari di “eccezionale rilevanza” tali da giustificare comunque il mantenimento della custodia in carcere per il padre.

Conclusioni: un Principio a Tutela dei Minori

Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale: nella valutazione della custodia cautelare del padre, la salute e il benessere dei figli minori assumono un ruolo centrale e non secondario. La mera presenza fisica dell’altro genitore non è sufficiente a escludere l’applicazione delle norme di favore. È necessario un esame concreto e approfondito che verifichi se, a causa di gravi patologie o altre circostanze eccezionali, si determini un “deficit assistenziale” che solo la presenza di entrambi i genitori può colmare. La decisione riafferma che il diritto del minore a una crescita sana ed equilibrata deve essere bilanciato con le esigenze di sicurezza sociale, prevalendo su di esse tranne che in casi di eccezionale gravità.

Quando un padre di figli minori di sei anni può evitare il carcere preventivo anche se la madre è presente?
Può evitarlo quando viene dimostrato che la madre si trova in una condizione di “assoluta impossibilità” a prestare assistenza ai figli. Secondo la sentenza, tale impossibilità non riguarda solo la madre, ma deve essere valutata soprattutto in base alla situazione concreta dei figli, come la presenza di gravi patologie che richiedono cure totalizzanti e creano un “deficit assistenziale”.

Cosa significa esattamente “assoluta impossibilità” di prestare assistenza ai figli?
Significa una situazione in cui si manifesta un difetto di assistenza non altrimenti colmabile, tale da compromettere il processo educativo ed evolutivo del figlio. Non è una semplice difficoltà, ma una condizione che, a causa di fattori come gravi malattie del minore, rende la presenza di un solo genitore insufficiente a garantire le cure necessarie.

Il fatto che un indagato abbia rispettato gli arresti domiciliari per un’altra causa esclude automaticamente il pericolo di nuovi reati?
No. La Corte di Cassazione, nel caso di specie, ha confermato la valutazione del Tribunale sul pericolo di recidiva, ritenendolo concreto e attuale nonostante il precedente periodo di arresti domiciliari rispettato dall’indagato. La valutazione si basa sulla gravità dei reati contestati e sul ruolo dell’indagato all’interno dell’associazione criminale, elementi che possono giustificare la misura più afflittiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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