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Custodia Cautelare: la Cassazione sui poteri del Riesame

La Corte di Cassazione conferma un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale del riesame in riforma di una decisione del GIP. La sentenza chiarisce i termini perentori per il deposito delle memorie difensive nell’appello cautelare (ex art. 310 c.p.p.) e ribadisce che la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità. Il caso riguardava gravi reati, tra cui porto d’armi ed estorsione, aggravati dal contesto mafioso.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare: la Cassazione sui poteri del Tribunale del Riesame

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45272/2024, affronta importanti questioni procedurali e di merito relative alla custodia cautelare in carcere. La decisione chiarisce i poteri del Tribunale del riesame nel ribaltare una decisione del GIP e i termini perentori per la presentazione delle memorie difensive, offrendo spunti fondamentali sulla valutazione dei gravi indizi di colpevolezza in un contesto di criminalità organizzata.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta del Pubblico Ministero di applicare la custodia cautelare in carcere a un soggetto gravemente indiziato di far parte di un’associazione di stampo mafioso, con un ruolo apicale, e di aver commesso reati quali concorso in illecita detenzione e porto di armi da guerra ed esplosivi, nonché concorso in estorsione aggravata.

Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva rigettato la richiesta per alcuni di questi reati, ritenendo assenti i gravi indizi di colpevolezza. Il Pubblico Ministero ha proposto appello avverso tale decisione e il Tribunale del riesame, in accoglimento parziale, ha riformato l’ordinanza, disponendo la misura della custodia cautelare in carcere per l’indagato anche per i reati inizialmente esclusi dal GIP. Contro questa nuova ordinanza, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su due fronti principali:

1. Vizio Procedurale: Si lamentava la violazione del diritto di difesa poiché il Tribunale del riesame aveva dichiarato inammissibile, perché tardiva, una memoria difensiva depositata in udienza. Secondo la difesa, tale esclusione aveva compromesso il contraddittorio.
2. Vizio di Motivazione e Violazione di Legge: La difesa contestava la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per i reati di porto d’armi ed estorsione. Si sosteneva che la motivazione del Tribunale del riesame fosse illogica e carente, basata su elementi generici e congetturali, specialmente riguardo all’interpretazione delle conversazioni intercettate, senza adeguatamente confutare le ragioni del GIP che aveva inizialmente escluso la gravità indiziaria.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e confermando l’ordinanza che disponeva la custodia cautelare in carcere.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti, uno di natura procedurale e l’altro di merito.

La questione procedurale: i termini per la memoria difensiva

Sul primo motivo di ricorso, la Corte ha stabilito che la decisione del Tribunale del riesame di non considerare la memoria difensiva era corretta. I giudici hanno chiarito una differenza fondamentale tra il procedimento di riesame (art. 309 c.p.p.) e quello di appello cautelare (art. 310 c.p.p.). Mentre nel riesame è possibile presentare nuovi motivi fino all’udienza, nell’appello cautelare si applica la disciplina generale della camera di consiglio (art. 127 c.p.p.), che prevede il deposito di memorie fino a cinque giorni prima dell’udienza. Questo termine, hanno sottolineato i giudici richiamando anche le Sezioni Unite, è posto a garanzia dell’effettività del contraddittorio, consentendo a tutte le parti di esaminare gli atti. Inoltre, la censura è stata ritenuta generica perché la difesa non aveva specificato il contenuto della memoria e la sua decisività.

La valutazione sulla custodia cautelare in carcere

Riguardo ai motivi di merito, la Corte ha ritenuto che le censure della difesa fossero in realtà un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione completa, logica e approfondita per giustificare la riforma della decisione del GIP. In particolare, il Tribunale aveva:

* Effettuato un confronto critico: Non si è limitato a dissentire dal GIP, ma ha analizzato le sue conclusioni e le ha superate con argomentazioni autonome e persuasive, basate su una rilettura attenta delle intercettazioni.
* Contestualizzato gli indizi: Ha correttamente inserito le condotte contestate (porto d’armi, estorsione) nel più ampio contesto di un’associazione criminale, in cui l’indagato ricopriva un ruolo di vertice. Questo ha permesso di interpretare le conversazioni e le azioni non come episodi isolati, ma come manifestazioni della forza e degli scopi del sodalizio.
* Valorizzato il compendio indiziario: Per i reati di armi, ha ritenuto penalmente rilevante anche una detenzione non prolungata ma finalizzata a testare l’efficienza di un’arma. Per l’estorsione, ha individuato il ruolo di mandante dell’indagato sulla base di elementi logici desunti dalle conversazioni e dal contesto associativo.

In sintesi, la Corte ha affermato che, quando il giudice dell’appello cautelare fornisce una motivazione rafforzata che spiega in modo logico e coerente perché le conclusioni del primo giudice non sono condivisibili, la sua valutazione sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza è incensurabile in Cassazione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi cardine della procedura penale in materia cautelare. In primo luogo, il rispetto rigoroso dei termini procedurali, come quello per il deposito delle memorie, è essenziale per la tutela del contraddittorio. In secondo luogo, il Tribunale del riesame, in funzione di giudice d’appello, ha il potere-dovere di procedere a una valutazione autonoma e completa del materiale indiziario, potendo giungere a conclusioni diverse da quelle del GIP, a patto di motivare in modo logico, completo e critico le ragioni del suo convincimento. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente contestare genericamente la valutazione del giudice, ma è necessario individuare vizi logici o giuridici manifesti nella sua motivazione.

Qual è il termine per depositare una memoria difensiva nell’appello contro un’ordinanza cautelare (ex art. 310 c.p.p.)?
La memoria deve essere presentata almeno cinque giorni prima dell’udienza camerale, secondo quanto previsto dalla disciplina generale dell’art. 127, comma 2, del codice di procedura penale, a cui l’art. 310 fa rinvio.

Il Tribunale del riesame può applicare la custodia cautelare in carcere se il GIP l’aveva negata?
Sì. Il Tribunale del riesame, agendo come giudice d’appello, può riformare la decisione del GIP e applicare una misura più grave. Tuttavia, deve fornire una motivazione completa, logica e rafforzata, spiegando criticamente le ragioni per cui non condivide le conclusioni del primo giudice.

La Corte di Cassazione può riesaminare i gravi indizi di colpevolezza?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione nel merito degli elementi indiziari. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice che ha emesso l’ordinanza sia logica, coerente e non basata su un’errata applicazione della legge. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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