LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Custodia cautelare 416-bis: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza di custodia cautelare 416-bis. La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, confermando la gravità indiziaria basata su intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, e la sussistenza delle esigenze cautelari per il reato di associazione di tipo mafioso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare 416-bis: la Cassazione Conferma la Detenzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, si è pronunciata su un caso di custodia cautelare 416-bis, delineando i confini dell’ammissibilità del ricorso e ribadendo la solidità degli indizi necessari per giustificare la detenzione in carcere per reati di associazione mafiosa. La decisione conferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia, sottolineando come le contestazioni generiche non possano scalfire un quadro indiziario ben costruito dal tribunale del riesame.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Napoli, in sede di riesame, confermava la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto gravemente indiziato di partecipazione a un’associazione per delinquere di stampo camorristico (art. 416-bis c.p.) e di detenzione di armi. L’imputato, secondo l’accusa, non solo faceva parte del clan, ma rivestiva un ruolo di ‘consigliere’, partecipando a decisioni cruciali.

La difesa dell’imputato presentava ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali:
1. Errata valutazione delle prove: Si sosteneva che il Tribunale avesse interpretato erroneamente le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, attribuendo all’indagato un ruolo apicale che, secondo la difesa, non aveva. Si evidenziava come le conversazioni dimostrassero un dissenso con le azioni del figlio e come un collaboratore lo avesse descritto come un mero ‘accompagnatore’.
2. Insussistenza delle esigenze cautelari: Si contestava la necessità della misura detentiva più grave, data la presunta posizione marginale dell’imputato all’interno del gruppo criminale.

La Valutazione degli Indizi per la Custodia Cautelare 416-bis

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella manifesta infondatezza dei motivi proposti. Secondo i giudici supremi, il ricorso non si confrontava specificamente con le argomentazioni logiche e giuridiche dell’ordinanza impugnata, limitandosi a una rilettura alternativa degli elementi di prova, operazione non consentita in sede di legittimità.

Il Tribunale del riesame aveva, infatti, costruito un solido impianto accusatorio basato su una pluralità di fonti convergenti:
* Dichiarazioni di collaboratori di giustizia: Diversi collaboratori avevano fornito dettagli precisi sul ruolo dell’imputato, indicandolo come partecipante a spedizioni punitive e come figura centrale il cui figlio ne aveva ereditato il ruolo di reggente del clan.
* Intercettazioni ambientali e telefoniche: Le conversazioni captate rivelavano ammissioni dello stesso imputato, il quale si vantava di aver ‘creato un sistema’ e di avervi introdotto il figlio. Emergeva inoltre il suo coinvolgimento in decisioni strategiche del clan, come il ferimento o l’omicidio di membri di gruppi rivali, e il mantenimento di rapporti con altre organizzazioni criminali.

La Conferma delle Esigenze Cautelari

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte ha ribadito che, in materia di reati di mafia, l’articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce una presunzione relativa di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere. Tale presunzione può essere superata solo fornendo la prova concreta che l’indagato abbia reciso ogni legame con l’associazione criminale.

Nel caso di specie, non solo non emergevano elementi in tal senso, ma al contrario le prove indicavano la persistenza del legame con il gruppo camorristico. A ciò si aggiungevano i gravi precedenti penali dell’imputato, che rafforzavano ulteriormente la valutazione di pericolosità sociale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità sottolineando un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso non può essere una mera riproposizione delle stesse argomentazioni già respinte dal giudice del riesame, né può limitarsi a offrire una diversa interpretazione del materiale probatorio. Deve, invece, individuare vizi logici o giuridici manifesti nel ragionamento del provvedimento impugnato. In questo caso, il Tribunale aveva esposto in modo analitico e coerente gli elementi a carico, fondando la propria decisione su prove concrete e convergenti. L’appello si configurava quindi come un tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito, precluso alla Corte di Cassazione.

Conclusioni

La sentenza rafforza l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, per contrastare la validità di una custodia cautelare 416-bis, è necessario presentare argomenti specifici che ne minino la coerenza logica e la correttezza giuridica. Non è sufficiente contestare genericamente la valutazione delle prove operata dai giudici di merito. La decisione evidenzia inoltre la forza della presunzione di pericolosità per i reati di mafia, che rende particolarmente arduo ottenere una misura meno afflittiva del carcere in assenza di prove inequivocabili di un distacco dal contesto criminale. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sigilla l’esito negativo del ricorso, confermando la validità dell’impianto accusatorio iniziale.

Perché il ricorso contro la custodia cautelare è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione lo ha dichiarato inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati. Il ricorrente non ha evidenziato illogicità o vizi giuridici nell’ordinanza del Tribunale, ma si è limitato a proporre una diversa interpretazione delle prove, cosa non consentita in sede di legittimità.

Quali prove sono state considerate sufficienti per confermare la detenzione?
Il Tribunale ha basato la sua decisione su un quadro probatorio solido e convergente, che includeva le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, i contenuti di intercettazioni telefoniche e ambientali in cui l’imputato stesso ammetteva il proprio ruolo e le proprie responsabilità, e il riscontro di tali elementi.

Perché è stata ritenuta necessaria la custodia in carcere?
Per i reati di associazione mafiosa (art. 416-bis) vige una presunzione di adeguatezza della sola custodia in carcere (art. 275, comma 3, c.p.p.). Nel caso specifico, non solo non vi erano prove che l’indagato avesse interrotto i legami con il clan, ma al contrario, le prove indicavano che tali legami persistevano. Questo, unito ai suoi gravi precedenti penali, ha giustificato il mantenimento della misura più severa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati