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Custodia cani: la responsabilità penale del proprietario

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per lesioni colpose a carico del proprietario di un cane e del suo custode, a seguito dell’aggressione a un passante. La sentenza ribadisce che la corretta custodia cani impone al proprietario di adottare ogni misura idonea a prevenire la fuga dell’animale, anche se assente. La presenza di recinzioni non è sufficiente se non si previene il rischio di un cancello lasciato aperto, considerato un evento prevedibile e non un caso fortuito.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cani: La Cassazione Sancisce la Responsabilità Penale del Proprietario Anche in sua Assenza

La gestione e la custodia cani, soprattutto di grossa taglia, comportano doveri e responsabilità precise, la cui violazione può avere conseguenze penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questi principi, confermando la condanna del proprietario di un pastore tedesco che, fuggito dalla proprietà, aveva aggredito un passante. L’analisi di questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere l’estensione degli obblighi di vigilanza che gravano su chi possiede un animale.

Il Caso: L’Aggressione del Cane e la Condanna

I fatti alla base della vicenda giudiziaria vedono un uomo, mentre faceva jogging con la moglie, venire azzannato all’avambraccio da un pastore tedesco di grossa taglia. L’animale era fuggito da una villa vicina. Subito dopo l’aggressione, un uomo presente all’ingresso della proprietà richiamava il cane e rientrava, ignorando le richieste di aiuto della vittima. Le indagini successive permettevano di identificare il proprietario del cane nel figlio dell’uomo presente sul luogo, e il Giudice di Pace condannava entrambi per il reato di lesioni colpose.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Vizio di motivazione e travisamento della prova: Si contestava la valutazione delle prove operata dal giudice di primo grado, ritenuta basata su elementi equivoci, come la descrizione del veicolo presente sul posto e la mancata considerazione di un alibi lavorativo.
2. Mancanza dell’elemento soggettivo (colpa): Il proprietario sosteneva di aver adottato tutte le precauzioni necessarie per impedire la fuga del cane (muro di cinta rialzato, cancello elettrico), rendendo l’evento imprevedibile, soprattutto considerando le sue frequenti assenze per lavoro.

La Valutazione delle Prove e la Custodia Cani

La Corte di Cassazione ha dichiarato il primo motivo di ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno ricordato che il giudizio di legittimità non serve a riesaminare i fatti, ma a verificare la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, il giudice di merito aveva fornito una spiegazione plausibile e non contraddittoria sul perché le prove a discarico (come la documentazione sull’orario di lavoro, che non specificava le ore) non fossero sufficienti a smentire l’impianto accusatorio. La valutazione del compendio probatorio rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non può essere censurata in Cassazione se non presenta vizi di manifesta illogicità.

La Responsabilità del Proprietario per Omessa Custodia Cani

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che sul proprietario di un animale grava una posizione di garanzia che impone l’obbligo di adottare tutte le cautele necessarie a prevenire possibili danni a terzi.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è chiara: non è sufficiente tenere un animale in un’area recintata; è necessario che tale luogo sia concretamente idoneo a impedirne la fuga. L’evento del cancello lasciato aperto non può essere considerato un caso fortuito imprevedibile, ma rientra nel novero dei rischi che il proprietario ha il dovere di prevedere e neutralizzare. La frequente assenza del proprietario, lungi dall’essere una scusante, accentua il suo dovere di assicurarsi che la custodia sia affidata a persone idonee e capaci di gestire l’animale in sicurezza. L’obbligo di custodia, infatti, implica il controllo costante dell’animale per prevenire reazioni prevedibili, come la fuga da un varco incustodito. Affidare la custodia a una persona che si rivela inidonea a controllarlo non esonera il proprietario dalla sua responsabilità penale per colpa.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di custodia cani: la responsabilità del proprietario è ampia e non viene meno con la semplice predisposizione di barriere fisiche. È richiesta una diligenza attiva e costante, finalizzata a prevenire tutti i rischi prevedibili legati al comportamento dell’animale. La fuga da un cancello aperto è considerata un’evenienza prevedibile, non un evento eccezionale. Di conseguenza, il proprietario (e chiunque ne abbia la custodia di fatto) è chiamato a rispondere penalmente delle lesioni che l’animale dovesse cagionare a terzi in una simile circostanza.

Il proprietario di un cane è responsabile se l’animale scappa e ferisce qualcuno mentre lui è assente?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assenza del proprietario non è una scusante, ma anzi rafforza il suo obbligo di assicurarsi che il cane sia custodito in modo da scongiurare ogni prevedibile fuga, ad esempio affidandolo a una persona idonea a controllarlo.

Aver installato un muro di cinta e un cancello elettrico è sufficiente a escludere la colpa del proprietario in caso di fuga del cane?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente che l’animale sia tenuto in un luogo privato e recintato. È necessario che tale luogo sia concretamente idoneo a evitare che l’animale possa sottrarsi al controllo. La fuga attraverso un cancello lasciato aperto è un evento prevedibile che il proprietario ha il dovere di prevenire.

Chi risponde se il cane è affidato a un’altra persona, come un familiare, quando avviene l’aggressione?
Il proprietario risponde a titolo di colpa se ha affidato la custodia a una persona inidonea a controllarlo. In questo caso, la sentenza ha confermato la condanna di entrambi i soggetti: sia del proprietario (figlio), per non aver garantito una custodia adeguata, sia del custode di fatto (padre), presente al momento dell’incidente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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