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Custodia bene sequestrato: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per aver sostituito un’auto sotto sequestro, di cui era custode, con una rubata. La responsabilità per la custodia del bene sequestrato è confermata, data la sua esclusiva disponibilità del veicolo, escludendo il travisamento della prova.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia bene sequestrato: la Cassazione ribadisce la responsabilità del custode

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23441/2025, ha affrontato un interessante caso relativo alla custodia di un bene sequestrato, chiarendo i confini della responsabilità del custode e i limiti del sindacato di legittimità sulla ricostruzione dei fatti. La pronuncia conferma la condanna di un imputato per aver sostituito un’autovettura affidatagli in custodia con un’altra di provenienza illecita, basando la decisione sulla sua esclusiva disponibilità del bene.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna, emessa in primo grado e parzialmente riformata in appello solo per la quantificazione della pena, nei confronti di un uomo. I reati contestati erano la sottrazione di cose sottoposte a sequestro e il riciclaggio, commessi in concorso con la moglie.

In sintesi, i fatti sono i seguenti:
1. Nel 2017, un’autovettura veniva sequestrata e affidata in custodia all’imputato e a sua moglie, formale proprietaria.
2. Nel 2018, un’altra autovettura, identica per modello, veniva rubata al suo legittimo proprietario.
3. Nel 2020, durante le operazioni di confisca del veicolo sequestrato, le autorità scoprivano, tramite la verifica del numero di telaio, che le targhe del veicolo in custodia erano state apposte sull’auto rubata.

I giudici di merito avevano concluso che solo gli imputati, avendo la piena e unica disponibilità del mezzo sequestrato, potevano aver compiuto o essere consapevoli della sostituzione. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione e il travisamento della prova, sostenendo che la sua colpevolezza fosse stata dedotta unicamente dalla disponibilità del veicolo.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla custodia del bene sequestrato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo basato su motivi “meramente fattuali e confutativi” e “manifestamente infondati”. Gli Ermellini hanno sottolineato la presenza di una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito (primo grado e appello) che giungevano alle medesime conclusioni sulla responsabilità dell’imputato attraverso un percorso argomentativo coerente e logico.

Il ragionamento dei giudici di merito, considerato immune da vizi logici, si fondava su un presupposto chiaro: l’esclusiva disponibilità del veicolo da parte dei custodi. In assenza di qualsiasi elemento di prova contrario, questa circostanza è stata ritenuta sufficiente per desumere una loro “consapevole condotta di trasformazione del bene in sequestro”. Anche nell’ipotesi in cui l’autore materiale fosse stata solo la coniuge, l’imputato ne avrebbe quantomeno condiviso il proposito criminoso, venendo così meno al suo obbligo di vigilanza.

L’impossibilità di dedurre il travisamento della prova

Un punto cruciale della sentenza riguarda il concetto di travisamento della prova. La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando esiste un “continuum argomentativo” tra le due pronunce di merito, con una piena tenuta logica, non è possibile per la difesa dedurre in sede di legittimità un vizio di travisamento della prova. Il ricorso per cassazione, infatti, non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sull’inammissibilità del ricorso per due ragioni principali:

1. Natura fattuale dei motivi: Le doglianze del ricorrente non miravano a evidenziare un errore di diritto o un vizio logico manifesto, ma a proporre una rilettura dei fatti e una diversa valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.
2. Coerenza della motivazione: L’apparato giustificativo delle sentenze di primo e secondo grado è stato giudicato “impermeabile allo scrutinio di legittimità”, poiché privo di illogicità manifeste. La Corte ha ritenuto che la deduzione della responsabilità dall’esclusiva disponibilità del bene fosse un argomento logico e sufficiente a sostenere la condanna, soprattutto in mancanza di prove alternative.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce la severità degli obblighi che gravano su chi viene nominato custode di un bene sequestrato. La disponibilità esclusiva del bene diventa un elemento presuntivo di responsabilità in caso di alterazione o sottrazione dello stesso. Per il custode, diventa quindi fondamentale non solo astenersi da qualsiasi condotta illecita, ma anche essere in grado di dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per preservare il bene e di essere estraneo a eventuali manipolazioni. La decisione conferma inoltre che, in presenza di una doppia conforme, le possibilità di ribaltare una condanna in Cassazione attraverso la contestazione della ricostruzione fattuale sono estremamente ridotte.

Quando è responsabile il custode di un bene sequestrato per la sua alterazione?
Secondo la sentenza, in assenza di prove contrarie, la responsabilità del custode può essere desunta dalla sua esclusiva disponibilità del bene sequestrato, che implica un obbligo di vigilanza. Tale disponibilità porta a presumere una sua consapevolezza e condivisione dell’eventuale condotta illecita.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dai giudici di primo e secondo grado?
No, il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. La Corte può solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può sostituire il proprio giudizio a quello dei giudici di merito, specialmente in caso di sentenze ‘doppia conforme’.

Perché il motivo di ricorso basato sul ‘travisamento della prova’ è stato respinto?
È stato respinto perché, secondo la giurisprudenza citata, la piena coerenza logica e il ‘continuum argomentativo’ tra la sentenza di primo grado e quella di appello escludono la possibilità di dedurre un travisamento della prova. Tale vizio può essere eccepito solo quando la decisione si fonda su una prova inesistente o palesemente fraintesa, cosa non avvenuta nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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