Custode Giudiziale: Doveri e Responsabilità in caso di Furto del Bene
Essere nominato custode giudiziale di un bene comporta oneri e responsabilità precise, la cui violazione può avere conseguenze penali significative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la severità con cui viene valutata la condotta di chi, per negligenza, agevola la perdita o il danneggiamento del bene affidatogli. Il caso in esame riguarda un custode condannato per aver colposamente facilitato il furto di un’autovettura, parcheggiandola in una pubblica via invece che nell’area privata dove era obbligato a custodirla.
I Fatti di Causa
Al centro della vicenda vi è un soggetto, nominato custode giudiziale di un’automobile, con il preciso obbligo di conservarla all’interno di un’area privata. Contrariamente a tali disposizioni, l’uomo parcheggiava il veicolo su una strada pubblica. Successivamente, il veicolo veniva rubato. La Corte di Appello di Palermo confermava la sua condanna ai sensi dell’art. 335 del codice penale, che punisce la violazione colposa dei doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro.
I Motivi del Ricorso: La Difesa del Custode Giudiziale
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre punti principali:
1. La giustificazione: Sosteneva di aver spostato il veicolo solo di pochi metri a causa di lavori stradali temporanei, una circostanza che, a suo dire, non gli permetteva di prevedere il furto.
2. La particolare tenuità del fatto: In subordine, chiedeva che la sua condotta venisse considerata di particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p., e quindi non punibile.
3. Le attenuanti generiche: Infine, riteneva di meritare il riconoscimento delle attenuanti generiche in misura prevalente.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione conferma la linea dura della giurisprudenza nei confronti di chi viola gli obblighi di custodia.
Le Motivazioni: Perché il Ricorso del Custode Giudiziale è stato Rigettato
L’analisi della Corte si è concentrata sulla totale assenza di prove a sostegno delle giustificazioni addotte dall’imputato.
Mancanza di Prove e Irrilevanza della Giustificazione
I giudici hanno sottolineato come l’imputato non avesse fornito alcuna prova riguardo ai presunti ‘lavori stradali’. Ma, ancora più importante, la Corte ha ritenuto la giustificazione illogica e irrilevante. Anche ammettendo la presenza di lavori, non era stato spiegato perché il veicolo fosse stato spostato in una strada pubblica a 300 metri di distanza dal luogo di custodia designato, anziché in un altro punto sicuro dell’area privata. Questa scelta ha rappresentato una palese e grave violazione del dovere di custodia.
Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto
Di conseguenza, la Corte ha escluso che la condotta potesse essere qualificata come di ‘particolare tenuità’. L’aver collocato il bene in un luogo pubblico e non protetto, in aperto contrasto con gli obblighi imposti, costituisce una negligenza grave che ha direttamente agevolato la commissione del furto. Un simile comportamento non può essere considerato irrilevante dal punto di vista penale.
Inammissibilità della Questione sulle Attenuanti
Infine, la richiesta di riconoscimento delle attenuanti generiche è stata dichiarata inammissibile. La Corte ha rilevato che tale questione non era stata sollevata come specifico motivo di appello nel precedente grado di giudizio. In base ai principi processuali, una questione non devoluta al giudice d’appello non può essere presentata per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che i doveri del custode giudiziale sono stringenti e non ammettono negligenze. La custodia deve avvenire nel luogo e con le modalità stabilite dall’autorità giudiziaria. In secondo luogo, qualsiasi giustificazione per una deroga a tali doveri deve essere non solo plausibile, ma anche concretamente provata. Affermazioni generiche e non documentate non hanno alcun valore in sede processuale. Infine, la pronuncia evidenzia un fondamentale principio del diritto processuale: ogni doglianza deve essere sollevata nei tempi e nei modi corretti, altrimenti si perde il diritto di farla valere nei successivi gradi di giudizio.
Un custode giudiziale può parcheggiare un veicolo in una via pubblica anziché nell’area privata designata?
No, la sentenza chiarisce che il custode ha l’obbligo di custodire il bene nel luogo indicato, e parcheggiarlo in una via pubblica costituisce una violazione dei suoi doveri che può portare a una condanna penale in caso di sottrazione del bene.
Addurre una generica ‘necessità momentanea’ come i lavori stradali è una giustificazione valida per violare gli obblighi di custodia?
No, secondo la Corte, tale giustificazione non è valida se non è supportata da prove concrete e se non spiega la logica dell’azione. Nel caso di specie, l’imputato non ha provato i lavori né spiegato perché il veicolo è stato spostato di 300 metri in un luogo non sicuro.
È possibile chiedere il riconoscimento delle attenuanti generiche per la prima volta in Cassazione?
No, la sentenza stabilisce che se una specifica doglianza, come il mancato riconoscimento delle attenuanti, non è stata presentata come motivo di appello, la questione diventa inammissibile e non può essere esaminata per la prima volta dalla Corte di Cassazione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 2236 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 6 Num. 2236 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 05/12/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da COGNOME COGNOME nato a Palermo il 19/01/1956 avverso l’ordinanza del 07/05/2024della Corte di appello di Palermo; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME letta la requisitoria del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza impugnata, la Corte di appello di Palermo ha confermato la condanna di NOME COGNOME ex art. 335 cod. pen. per avere colposamente agevolato la sottrazione del veicolo del quale era custode giudiziale parcheggiandolo nella pubblica via, invece che nell’area privata in cui era obbligato a custodirlo.
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Nel ricorso e con le successive conclusioni scritte presentati dal difensore di Galatolo e nelle successive conclusioni scritte, si chiede l’annullamento della sentenza deducendo violazione dell’art. 335 cod. pen.
Si osserva che la Corte di appello ha trascurato la giustificazione addotta dal ricorrente: egli spostò il veicolo di qualche metro perché vi erano dei lavori nella strada e di certo non poteva immaginare l’evolversi dei fatti.
Per altro verso si assume che la condotta può essere valutata di particolare tenuità ex art. 131-bis cod. pen. e che, comunque, l’imputato è meritevole delle circostanze attenuanti generiche come prevalenti.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è infondato.
Nella sentenza impugnata si argomenta che COGNOME nulla ha allegato a sostegno del suo assunto, secondo il quale lo spostamento della autovettura sarebbe stato dovuto a una necessità momentanea (ipotetici lavori stradali) e che non ha chiarito come questa circostanza si connetterebbe al fatto che il veicolo andava custodito in un fondo privato, mentre fu collocato su una strada pubblica distante 300 metri. Sulla base di questa condotta ha escluso anche la particolare tenuità del fatto.
Quanto al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, deve rilevarsi che tale profilo non risulta avere formato oggetto di specifico motivo di appello, sicché la relativa questione non è ammissibile in questa sede.
Dal rigetto del ricorso deriva, ex art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
NOME COGNOME