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Curva di Widmark: quando non basta per l’assoluzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. L’imputato sosteneva, basandosi sulla curva di Widmark, che il suo tasso alcolico fosse inferiore al limite legale al momento della guida. La Corte ha ribadito che, di fronte a un test alcolemico valido, l’onere della prova si inverte: spetta all’imputato dimostrare con elementi concreti la sua tesi. La semplice ipotesi teorica, smentita peraltro da evidenti sintomi di ubriachezza, non è sufficiente per annullare la condanna.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza e Curva di Widmark: Quando la Difesa non Basta

L’esito di un controllo con l’etilometro può essere contestato? Molti automobilisti, per difendersi dall’accusa di guida in stato di ebbrezza, si affidano alla cosiddetta curva di Widmark, un principio scientifico che descrive l’andamento del tasso alcolemico nel tempo. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che questa difesa non è automatica e richiede prove concrete. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono i limiti di tale strategia difensiva.

I Fatti del Caso: un Ricorso Basato sulla Scienza

Un automobilista, condannato nei primi due gradi di giudizio per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La sua difesa si basava su un’apparente contraddizione: la Corte d’Appello, pur riconoscendo la validità scientifica della curva di Widmark, lo aveva comunque ritenuto colpevole. Secondo l’imputato, il tempo trascorso tra il momento in cui era stato fermato e quello del test alcolemico avrebbe potuto far salire il tasso alcolemico, che al momento della guida era, a suo dire, al di sotto dei limiti di legge. Si trattava, quindi, di una contestazione sulla logicità della motivazione e sulla corretta valutazione delle prove.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno chiarito che il ricorso era mal posto: non si può contestare in Cassazione la valutazione delle prove (come previsto dall’art. 192 del codice di procedura penale) se non nei limiti di una motivazione mancante o palesemente illogica. Nel caso specifico, il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte, senza confrontarsi adeguatamente con le ragioni della Corte d’Appello.

Le motivazioni: la curva di Widmark e l’inversione dell’onere della prova

Il cuore della decisione risiede nel principio, ormai consolidato, che regola l’onere della prova in questi casi.

La Valenza della Prova Strumentale

I giudici hanno ribadito che, in presenza di un accertamento strumentale (il test con l’etilometro) eseguito secondo le norme, il risultato ha piena valenza probatoria. Il dato registrato dall’apparecchio costituisce la prova principale della sussistenza del reato.

L’Onere Probatorio a Carico dell’Imputato

Di conseguenza, se l’imputato intende contestare quel dato basandosi sulla curva di Widmark, l’onere della prova si sposta su di lui. Non è sufficiente affermare in via teorica che il tasso alcolico potesse essere in fase ascendente. L’imputato deve fornire prove concrete a sostegno della sua tesi. Ad esempio, deve dimostrare di aver consumato alcolici in un momento molto vicino al controllo, tale da giustificare un’alcolemia più bassa al momento della guida. In assenza di tali prove, la difesa rimane una “mera congettura”, priva di qualsiasi attendibilità.

Il Ruolo dei Sintomi di Ebbrezza

Un elemento decisivo nel caso esaminato è stato il comportamento del conducente. La sua tesi è stata definita “apertamente smentita dai sintomi, eclatanti ed univoci, manifestati dal conducente sin dal momento del controllo”. La presenza di evidenti segni di ubriachezza (come andatura incerta, eloquio sconnesso, alito vinoso) ha costituito una prova aggiuntiva che ha rafforzato l’esito del test strumentale, rendendo ancora meno credibile la difesa basata sulla curva alcolemica.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale molto chiaro: la curva di Widmark non è una formula magica per ottenere l’assoluzione. Per contestare efficacemente un test alcolemico, la difesa deve essere supportata da elementi di prova specifici e concreti, capaci di superare la presunzione di veridicità del risultato strumentale. La semplice ipotesi teorica, soprattutto se contraddetta da prove fattuali come i sintomi manifesti di ebbrezza, non ha alcuna possibilità di successo in tribunale. L’imputato è quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

In un caso di guida in stato di ebbrezza, è sufficiente invocare la teoria della curva di Widmark per contestare il risultato dell’etilometro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il semplice riferimento teorico all’aumento del tasso alcolico nel tempo non è sufficiente. È considerata una mera congettura se non supportata da prove concrete.

A chi spetta l’onere della prova quando si contesta un test alcolemico basandosi sulla curva di Widmark?
L’onere della prova spetta all’imputato. Una volta che un test strumentale valido ha accertato un tasso alcolemico superiore alla norma, è l’imputato a dover dimostrare, con prove specifiche (ad esempio, l’assunzione di alcol immediatamente prima del controllo), che al momento della guida il suo tasso era inferiore al limite legale.

Che valore hanno i sintomi fisici dell’ubriachezza nel processo?
Hanno un valore probatorio significativo. Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come la tesi difensiva fosse apertamente smentita dai sintomi “eclatanti ed univoci” di ebbrezza manifestati dal conducente, che hanno rafforzato l’esito dell’accertamento strumentale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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