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Cumulo parziale pene: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso relativo al calcolo del cumulo parziale delle pene. Un condannato per bancarotta fraudolenta aveva richiesto di includere una nuova pena in un cumulo già formato. La Corte ha stabilito che, per la bancarotta impropria, il reato si consuma con la sentenza di fallimento. Poiché tale data era successiva al periodo coperto dal cumulo precedente, la richiesta è stata respinta, confermando la necessità di creare un nuovo e separato cumulo parziale delle pene.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo parziale pene: quando non si può unificare la condanna?

La gestione delle pene concorrenti è un tema centrale nel diritto dell’esecuzione penale. Il concetto di cumulo parziale delle pene permette di unificare le sanzioni per diversi reati, ma la sua applicazione non è automatica e segue regole precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 30063/2025) ha fornito chiarimenti cruciali sui limiti di questo istituto, in particolare per i reati di bancarotta, dove la distinzione tra la condotta e la consumazione del reato diventa determinante.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce da un incidente di esecuzione. Un soggetto, già condannato e in espiazione di pena per una serie di reati raggruppati in un secondo cumulo parziale, riceveva una nuova condanna definitiva per bancarotta fraudolenta documentale e impropria. Tramite il suo difensore, chiedeva al Giudice dell’esecuzione di inserire questa nuova sentenza nel cumulo già in essere, sostenendo che le condotte illecite alla base della nuova condanna erano state commesse in un periodo (2008-2009) antecedente alla sua ultima detenzione e temporalmente coincidente con i reati del secondo cumulo.

Il Giudice dell’esecuzione, tuttavia, rigettava la richiesta. Da qui, il ricorso in Cassazione basato sulla presunta violazione di legge e sul principio del favor rei.

I Motivi del Ricorso e la questione del cumulo parziale delle pene

La difesa del ricorrente si fondava su un’argomentazione precisa: ai fini della collocazione temporale dei reati di bancarotta, non si dovrebbe guardare alla data della sentenza dichiarativa di fallimento, ma al momento in cui sono state poste in essere le condotte illecite. Secondo questa tesi, la dichiarazione di fallimento sarebbe una mera condizione oggettiva di punibilità e non l’evento che consuma il reato.

Se questa interpretazione fosse stata accolta, la nuova condanna avrebbe potuto essere inclusa nel cumulo precedente, con potenziali benefici per il condannato. Il ricorrente, infatti, sosteneva che, poiché le azioni delittuose risalivano a un periodo in cui era ancora libero, esse dovevano essere logicamente raggruppate con gli altri reati commessi nello stesso lasso temporale.

La Disciplina del Cumulo Parziale

Il principio che regola il cumulo parziale delle pene è chiaro: se un condannato, durante l’espiazione di una pena (o dopo la sua interruzione), commette un nuovo reato, non si può procedere a un cumulo unico. È necessario, invece, formare dei cumuli parziali. Il primo raggrupperà le pene per i reati commessi fino al primo arresto (o fino al reato che interrompe la sequenza). Il secondo cumulo includerà la pena residua del primo e le pene per i reati commessi successivamente, fino a un nuovo momento di interruzione.

La questione centrale del caso era quindi stabilire il tempus commissi delicti (il momento di commissione del reato) della bancarotta impropria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo. Le motivazioni della decisione sono di grande interesse perché distinguono nettamente tra le diverse tipologie di bancarotta e chiariscono la natura della sentenza di fallimento.

I giudici hanno specificato che, mentre per la bancarotta fraudolenta patrimoniale la sentenza di fallimento può essere considerata una condizione di punibilità, per la bancarotta impropria (come quella contestata nel caso di specie), essa costituisce l’evento stesso del reato. Di conseguenza, il reato non si considera commesso nel momento della condotta distrattiva, ma nel momento in cui interviene la dichiarazione di fallimento. È in quel preciso istante che il delitto si perfeziona.

Questa precisazione è fondamentale per il calcolo del cumulo parziale delle pene. Poiché la sentenza di fallimento era intervenuta in una data successiva a quella dei reati inclusi nel secondo cumulo, il reato di bancarotta impropria doveva considerarsi commesso dopo la chiusura di quel periodo temporale. Di conseguenza, era giuridicamente impossibile inserire la relativa pena nel cumulo precedente.

La Corte ha quindi confermato la correttezza della decisione del Giudice dell’esecuzione: si doveva procedere alla formazione di un terzo e distinto cumulo, anziché modificare quello già esistente. La richiesta del ricorrente è stata quindi correttamente respinta.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale nell’applicazione del cumulo parziale delle pene: la determinazione esatta del tempus commissi delicti è cruciale. Per la bancarotta impropria, tale momento coincide con la data della sentenza dichiarativa di fallimento. Questa interpretazione ha implicazioni pratiche significative, impedendo che pene per reati perfezionatisi in un momento successivo possano essere “assorbite” in cumuli precedenti, garantendo così una corretta e rigorosa applicazione delle norme sull’esecuzione penale.

In caso di bancarotta impropria, quando si considera commesso il reato ai fini del cumulo delle pene?
La sentenza chiarisce che per la bancarotta impropria, il reato si considera commesso (e quindi il tempus commissi delicti si perfeziona) al momento della sentenza dichiarativa di fallimento, poiché quest’ultima costituisce l’evento del reato.

È sempre possibile inserire una nuova condanna in un cumulo di pene già esistente?
No. Se il nuovo reato viene commesso dopo l’inizio dell’espiazione di una pena precedente (o dopo la sua interruzione), non si può inserire la nuova condanna nel vecchio cumulo. Si deve invece procedere a formare un nuovo cumulo parziale.

La data della condotta illecita è sempre quella che conta per il cumulo parziale delle pene?
Non necessariamente. Per reati come la bancarotta impropria, non rileva solo la condotta, ma il momento in cui il reato si perfeziona con il suo evento, cioè la dichiarazione di fallimento. È questa data che determina se la pena può rientrare in un cumulo precedente o deve formarne uno nuovo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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