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Cumulo parziale: la Cassazione chiarisce il calcolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9427/2024, ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Taranto in materia di esecuzione penale. La Corte ha stabilito il principio fondamentale del cumulo parziale: se un nuovo reato viene commesso durante l’espiazione di una pena, la nuova sanzione deve essere sommata alla parte di pena residua del precedente cumulo, e non ricalcolata globalmente. La sentenza ha inoltre ribadito che, per determinare la pena più grave ai fini dei limiti del cumulo giuridico (art. 78 c.p.), si deve considerare la pena base del singolo reato, escludendo gli aumenti per la continuazione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo Parziale delle Pene: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo in Caso di Nuovo Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9427 del 2024, interviene su un tema tecnico ma di cruciale importanza nell’ambito dell’esecuzione penale: il calcolo della pena in caso di cumulo parziale. La pronuncia chiarisce le modalità con cui deve essere determinata la sanzione complessiva quando un condannato, già in espiazione di pena, commette un nuovo reato. Questa decisione annulla un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che, applicando un calcolo errato, aveva disposto l’immediata liberazione di un detenuto.

I fatti del caso

Un condannato stava scontando una pena derivante da un cumulo di diverse sentenze. Durante l’esecuzione, presenta un’istanza al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Taranto, chiedendo una rideterminazione della pena totale. Il Giudice accoglie l’istanza, ricalcola la pena complessiva in modo più favorevole al condannato e ne ordina la liberazione, ritenendo che avesse già scontato l’intera sanzione.

I motivi del ricorso del Pubblico Ministero

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza:
1. Errata individuazione della pena più grave: Il giudice avrebbe sbagliato a identificare la pena base per il calcolo del cumulo giuridico, non considerando correttamente una condanna inflitta in continuazione.
2. Violazione del giudicato esecutivo: Una precedente ordinanza, divenuta irrevocabile, aveva già stabilito la correttezza del calcolo originario, rendendo la nuova istanza inammissibile.
3. Violazione delle regole sul cumulo parziale: Il giudice ha errato nell’effettuare un cumulo unitario e globale, senza considerare che uno dei reati era stato commesso dopo l’inizio dell’espiazione della pena precedente. Secondo il PM, si sarebbe dovuto applicare il principio del cumulo parziale.

L’analisi della Cassazione sul cumulo parziale

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato e decisivo il terzo motivo di ricorso. Il punto centrale della sentenza risiede nella distinzione fondamentale tra i reati commessi prima dell’inizio della detenzione e quelli commessi durante.
Il principio dell’unità del rapporto esecutivo, che porta al cumulo giuridico con i suoi limiti moderatori (art. 78 c.p.), vale solo per i reati commessi prima dell’inizio dell’espiazione pena. Se, invece, durante l’espiazione di una pena (o dopo la sua interruzione), il condannato commette un nuovo reato, la procedura cambia.
In questo caso, si deve procedere a un cumulo parziale. Questo significa che la pena inflitta per il nuovo reato deve essere sommata non all’intera pena originaria, ma solo alla parte di pena del cumulo precedente che non era ancora stata espiata al momento della commissione del nuovo illecito. Effettuare un cumulo globale e unitario, come fatto dal giudice di Taranto, è un errore perché vanificherebbe la sanzione per il nuovo reato, creando un ingiustificato vantaggio per il condannato.

Le decisioni sui motivi secondari: pena base e giudicato esecutivo

La Corte ha colto l’occasione per ribadire due importanti principi, rigettando gli altri due motivi del ricorso:
* Individuazione della pena più grave: La Cassazione ha confermato il proprio orientamento consolidato secondo cui, per stabilire la pena più grave ai fini dell’art. 78 c.p., si deve guardare alla pena base per il singolo reato, a prescindere dagli aumenti applicati per la continuazione. Questo motivo è stato quindi giudicato infondato.
Giudicato esecutivo: Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ricordato che i provvedimenti del giudice dell’esecuzione sono emessi rebus sic stantibus* (cioè, ‘stando così le cose’). Essi non creano un giudicato assoluto e possono essere sempre modificati in relazione a fatti nuovi o a presunti errori di calcolo. Non vi era, quindi, alcuna preclusione a esaminare la nuova istanza.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di preservare la funzione sanzionatoria della pena. Consentire un cumulo globale per reati commessi in momenti diversi (prima e durante l’esecuzione) significherebbe neutralizzare la pena per il nuovo reato, che verrebbe di fatto assorbita nel calcolo precedente. Il cumulo parziale, invece, garantisce che ogni condotta illecita riceva una risposta sanzionatoria autonoma, seppur coordinata con la pena residua. La logica è quella di sommare la nuova pena al ‘debito’ di pena ancora esistente al momento del nuovo illecito, creando un nuovo monte-pene da espiare.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Taranto per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà attenersi al principio di diritto enunciato, procedendo a un corretto calcolo della pena tramite cumulo parziale. La sentenza rafforza un criterio fondamentale per la certezza e la correttezza nell’esecuzione delle pene, assicurando che i nuovi reati commessi da chi è già condannato non rimangano privi di un’effettiva conseguenza sanzionatoria.

Come si calcola la pena se un nuovo reato viene commesso durante l’espiazione di una condanna precedente?
Si applica il cumulo parziale. La pena per il nuovo reato si somma alla parte di pena del cumulo precedente che non era ancora stata scontata al momento della commissione del nuovo illecito, formando un nuovo totale da espiare.

Ai fini del cumulo, come si individua la ‘pena più grave’ in caso di reato continuato?
Secondo la Cassazione, la pena più grave è la pena base inflitta per il reato principale, senza tenere conto degli aumenti applicati per la continuazione con gli altri reati satelliti.

Un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che calcola una pena è sempre definitiva?
No. I provvedimenti in materia di esecuzione sono emessi ‘rebus sic stantibus’, cioè ‘stando così le cose’, e possono essere modificati se emergono nuovi fatti o se si contesta un errore di calcolo. Il principio del giudicato è quindi più flessibile in questa fase.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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