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Cumulo parziale: come si calcola la pena residua

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26232/2024, ha annullato un’ordinanza che negava l’applicazione del cumulo parziale. Il caso riguarda un detenuto che, durante l’espiazione di una pena, ha commesso un nuovo reato. La Corte ha ribadito che, in tali circostanze, la nuova pena deve essere cumulata non con quella originaria, ma con la parte di pena che restava ancora da scontare al momento del nuovo delitto, applicando il principio più favorevole al reo.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo Parziale: la Cassazione fa chiarezza sul calcolo della pena

La corretta determinazione della pena da scontare rappresenta un momento cruciale nella fase esecutiva. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26232 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di pene concorrenti, in particolare riguardo l’istituto del cumulo parziale. La pronuncia chiarisce come debba essere calcolata la pena complessiva quando un soggetto, già in espiazione di una condanna, commette un nuovo reato. La decisione sottolinea l’importanza di applicare il criterio più favorevole al condannato, in linea con un orientamento giurisprudenziale consolidato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un uomo condannato a una pena di trent’anni di reclusione, derivante da un primo provvedimento di cumulo. Durante il periodo di detenzione, e precisamente nel 2005, l’uomo commetteva un ulteriore, grave reato (un omicidio), per il quale veniva successivamente condannato a un’altra pena di trent’anni.

Nel frattempo, nel 2013, il condannato terminava di scontare la pena relativa al primo cumulo. A seguito della nuova condanna, l’ufficio esecuzioni emetteva un nuovo ordine di carcerazione, calcolando la pena senza tenere conto del periodo di detenzione sofferto tra la data del nuovo reato (2005) e la fine della prima pena (2013). La difesa del condannato presentava istanza al Giudice dell’esecuzione, chiedendo di applicare un cumulo più favorevole, sottraendo dalla nuova pena il periodo di carcerazione già scontato in quel lasso di tempo. L’istanza veniva però rigettata, motivando che la prima pena era stata interamente espiata e non vi era quindi un ‘residuo’ da unificare.

La Decisione della Corte di Cassazione e il principio del Cumulo Parziale

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando con rinvio il provvedimento del Giudice dell’esecuzione. La Corte ha riaffermato il principio consolidato secondo cui, in caso di nuovo reato commesso durante l’esecuzione di una pena, si deve procedere alla formazione di un cumulo parziale.

Questo significa che la pena da inserire nel nuovo cumulo non è quella originaria inflitta con la prima condanna, ma quella che doveva ancora essere espiata nel momento in cui è stato commesso il nuovo fatto criminoso. Tale operazione, moderata dai limiti massimi previsti dall’art. 78 del codice penale, deve sempre tener conto del presofferto, ovvero del carcere già scontato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un orientamento di legittimità costante e consolidato. Il principio fondamentale è che, per garantire il rispetto del favor rei (il principio di favore verso l’imputato/condannato), è necessario unificare la nuova pena con il ‘residuo’ della pena in corso di esecuzione al momento del nuovo reato. Ignorare questo residuo e considerare la prima pena come un capitolo ‘chiuso’ solo perché formalmente terminata in un momento successivo, porterebbe a un risultato ingiustamente afflittivo.

In pratica, il calcolo corretto richiede di formare cumuli parziali raggruppando le pene relative ai reati commessi fino a un certo momento, applicare i limiti del cumulo e detrarre il periodo di detenzione già sofferto. Successivamente, si procede a unificare il residuo con le pene per i reati commessi in seguito. La Corte ha specificato che, qualora diversi criteri di calcolo siano astrattamente applicabili, il giudice deve sempre scegliere la soluzione che risulta concretamente meno gravosa per il condannato.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un’importante garanzia per il condannato nella fase esecutiva. Stabilisce che il calcolo della pena non può essere un mero esercizio aritmetico, ma deve seguire principi logici e di equità. Il principio del cumulo parziale impedisce che un condannato sconti due volte lo stesso periodo di detenzione e assicura che la pena complessiva sia il risultato di una valutazione ponderata delle diverse condanne, nel rispetto dei limiti di legge e del principio di favore. La decisione offre una guida chiara ai giudici dell’esecuzione, obbligandoli a un’analisi attenta e a scegliere sempre l’opzione che, nel rispetto della legge, risulta più favorevole per chi deve espiare la pena.

Cosa si intende per cumulo parziale di pene?
È il procedimento con cui, se un soggetto commette un nuovo reato mentre sta scontando una pena, la nuova condanna viene unificata non con la pena originaria, ma con la sola parte di pena che restava da scontare al momento della commissione del nuovo fatto criminoso.

Se si commette un nuovo reato durante l’esecuzione di una pena, come si calcola la nuova pena totale?
Si deve calcolare la pena residua in corso di espiazione al momento del nuovo reato. A questa si aggiunge la nuova pena inflitta, applicando i limiti massimi previsti dalla legge (criterio moderatore dell’art. 78 c.p.) e detraendo sempre il periodo di carcerazione già sofferto. Il giudice deve scegliere il criterio di calcolo che porta al risultato meno gravoso per il condannato.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione del giudice precedente?
La Cassazione ha annullato la decisione perché il giudice dell’esecuzione non aveva applicato correttamente il principio del cumulo parziale. Aveva erroneamente ritenuto che, essendo la prima pena stata completamente espiata, non ci fosse più un ‘residuo’ da unificare, violando così l’orientamento consolidato che impone di considerare la situazione esistente al momento della commissione del nuovo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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