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Cumulo misure di sicurezza: no a doppia sanzione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava l’applicazione congiunta della libertà vigilata e del divieto di soggiorno a un condannato. La sentenza ribadisce il principio fondamentale che vieta il cumulo di misure di sicurezza della stessa specie, come quelle non detentive in questione. Secondo i giudici, applicare entrambe le misure contemporaneamente costituisce una duplicazione sanzionatoria non prevista dalla legge, violando il principio di legalità. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Sorveglianza per una nuova valutazione conforme a questo principio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Divieto di Cumulo Misure di Sicurezza: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44952 del 2024, interviene su un tema cruciale dell’esecuzione penale: il cumulo misure di sicurezza. La pronuncia chiarisce in modo netto i limiti all’applicazione congiunta di più misure, come la libertà vigilata e il divieto di soggiorno, riaffermando il principio di legalità e il divieto di duplicazioni sanzionatorie. Questa decisione rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti del condannato nella fase esecutiva.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un uomo, condannato per reati gravi tra cui associazione di stampo mafioso, la cui pena principale stava per terminare. In sede di cognizione, la Corte di Appello aveva disposto nei suoi confronti la misura di sicurezza della libertà vigilata. Tuttavia, il Magistrato di Sorveglianza, in fase esecutiva, aveva ordinato l’applicazione non solo della libertà vigilata ma anche del divieto di soggiorno in una specifica provincia.

Contro questa decisione, che di fatto imponeva una doppia misura restrittiva, la difesa aveva proposto appello al Tribunale di Sorveglianza, sostenendo che la Corte d’Appello avesse inteso applicare unicamente la libertà vigilata. Il Tribunale, però, rigettava l’appello, confermando l’esecuzione cumulativa delle due misure. Da qui il ricorso per cassazione, basato sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione.

La Questione del Cumulo Misure di Sicurezza

Il nodo centrale della controversia era stabilire se fosse legittimo applicare simultaneamente la libertà vigilata e il divieto di soggiorno per lo stesso fatto e nell’ambito dello stesso processo. La difesa sosteneva che tale cumulo fosse illegittimo, in quanto le due misure, pur avendo nomi diversi, appartengono alla stessa specie (personali non detentive) e la loro applicazione congiunta violerebbe il divieto generale posto dal codice penale.

L’accusa, invece, giustificava il cumulo interpretando il divieto di soggiorno come una semplice specificazione delle prescrizioni della libertà vigilata. Il Tribunale di Sorveglianza aveva avallato questa tesi, errando, secondo la Cassazione, nell’interpretazione delle norme di riferimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. Il ragionamento dei giudici si basa su un’analisi rigorosa dell’articolo 209 del codice penale.

Il primo comma di tale articolo stabilisce un divieto generale di cumulo misure di sicurezza della stessa specie. Quando a una persona vengono applicate più misure dello stesso tipo (ad esempio, più libertà vigilate per reati diversi), si deve procedere alla loro unificazione, eseguendone una sola. La Corte chiarisce che questo principio vale a maggior ragione quando le misure derivano dallo stesso fatto e dallo stesso procedimento. Sia la libertà vigilata sia il divieto di soggiorno sono misure di sicurezza personali non detentive e, quindi, della medesima specie.

La Cassazione smonta anche la tesi del Tribunale secondo cui il cumulo sarebbe possibile in base ad altre norme. In particolare, si chiarisce che l’articolo 233 del codice penale, che prevede l’aggiunta della libertà vigilata in caso di trasgressione al divieto di soggiorno, costituisce un’eccezione specifica e non una regola generale. Non può, quindi, essere utilizzato per giustificare un cumulo ab origine.

I giudici hanno ribadito che il principio di legalità, sancito dall’articolo 25 della Costituzione e dall’articolo 199 del codice penale, impone che una misura di sicurezza possa essere applicata solo nei casi e con le modalità espressamente previste dalla legge. Permettere un cumulo non previsto significherebbe creare una nuova e più afflittiva misura non contemplata dal legislatore.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del nostro ordinamento penale: la proporzionalità e la legalità nell’applicazione delle misure restrittive della libertà personale. Il divieto di cumulo misure di sicurezza della stessa specie non è una mera formalità, ma una garanzia fondamentale per il condannato. Impedisce che la discrezionalità del giudice esecutivo si traduca in un’ingiustificata duplicazione di controlli e restrizioni. Annullando la decisione del Tribunale di Sorveglianza, la Cassazione ha tracciato una linea netta, stabilendo che la libertà vigilata e il divieto di soggiorno non possono coesistere se non nei casi eccezionali e specifici previsti dalla legge, come la trasgressione a una delle due. Questa pronuncia offre un importante riferimento per la prassi giudiziaria, orientandola verso un’applicazione più rigorosa e garantista delle norme in materia di esecuzione delle misure di sicurezza.

È possibile applicare congiuntamente la misura della libertà vigilata e quella del divieto di soggiorno?
No, in linea generale non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che, essendo entrambe misure di sicurezza personali non detentive e quindi della stessa specie, la loro applicazione cumulativa per lo stesso fatto è vietata dall’art. 209, primo comma, del codice penale.

Cosa prevede la legge sul cumulo misure di sicurezza della stessa specie?
La legge, in particolare l’art. 209 c.p., pone un divieto generale di cumulo. Se a una persona sono applicate più misure della stessa specie, anche per fatti diversi, si deve procedere alla loro unificazione, eseguendone una sola.

In quali casi è ammesso il cumulo di più misure di sicurezza?
Il cumulo è ammesso solo se le misure di sicurezza sono di specie diversa (ad esempio, una detentiva e una non detentiva) e nel caso in cui una persona sia giudicata per più fatti distinti. Esistono poi eccezioni specifiche, come quella prevista dall’art. 233 c.p., che consente di aggiungere la libertà vigilata solo in caso di trasgressione al divieto di soggiorno, ma non come applicazione iniziale congiunta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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