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Cumulo di pene: l’inscindibilità e i reati ostativi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva lo scioglimento del cumulo di pene per isolare un reato ostativo e ottenere la sospensione dell’esecuzione. La sentenza ribadisce il principio dell’inscindibilità del cumulo, che costituisce una pena unica, e chiarisce che la presenza di un titolo ostativo impedisce l’applicazione delle procedure sospensive ordinarie, anche se la pena residua è bassa.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo di Pene e Reati Ostativi: La Cassazione nega lo scioglimento strategico

La gestione del cumulo di pene in fase esecutiva, specialmente in presenza di reati ostativi, rappresenta uno snodo cruciale del diritto penitenziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un condannato che, attraverso la richiesta di scioglimento del cumulo, mirava a neutralizzare gli effetti di un reato ostativo per accedere alla sospensione dell’esecuzione. La Corte, con una decisione netta, ha ribadito il principio di inscindibilità della pena cumulata, chiudendo la porta a interpretazioni che potrebbero frammentare il rapporto esecutivo.

I Fatti di Causa

Un soggetto, condannato con cinque sentenze irrevocabili, si vedeva notificare un ordine di esecuzione per una pena residua di 3 anni, 9 mesi e 20 giorni. Questa pena era il risultato di un provvedimento di cumulo di pene emesso dalla Procura Generale. Tra i vari titoli esecutivi figurava una condanna a 5 anni di reclusione per il reato associativo previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990, un classico esempio di ‘reato ostativo’ che limita l’accesso ai benefici penitenziari.

La difesa del condannato sosteneva che la Procura avesse commesso un errore: avrebbe dovuto prima calcolare la liberazione anticipata maturata e imputarla alla pena per il reato ostativo. Se ciò fosse stato fatto, tale pena sarebbe risultata interamente espiata, facendo venir meno l’ostacolo alla sospensione dell’ordine di carcerazione per la parte rimanente della pena.

La strategia difensiva: lo scioglimento del cumulo di pene

L’argomentazione centrale del ricorso si fondava sulla necessità di ‘sciogliere’ il cumulo di pene. Secondo la difesa, qualora da tale operazione possa derivare un effetto favorevole per il condannato, il cumulo dovrebbe essere scomposto. In questo specifico caso, lo scioglimento avrebbe permesso di:

1. Isolare la pena per il reato ostativo.
2. Imputare a questa pena tutto il presofferto e la liberazione anticipata.
3. Dichiarare espiata tale porzione di pena.
4. Considerare la pena residua come relativa solo a reati ‘comuni’, per i quali è prevista la sospensione dell’ordine di esecuzione (art. 656, comma 5, c.p.p.) al fine di richiedere misure alternative.

In sostanza, si chiedeva di frammentare l’esecuzione per aggirare la disciplina più severa legata ai reati di cui all’art. 4-bis dell’Ordinamento Penitenziario.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, sulla base di principi consolidati in materia di esecuzione penale. I giudici hanno chiarito che il provvedimento di cumulo di pene non è un mero atto amministrativo facilmente modificabile, ma dà vita a un’unica pena che, per ogni effetto giuridico, deve essere considerata unitariamente, come stabilito dall’art. 76 del codice penale.

I punti salienti della motivazione sono:

* Inscindibilità del cumulo: Il provvedimento di cumulo è finalizzato all’esecuzione simultanea di tutti i titoli esecutivi. Esso preclude la possibilità di eseguire separatamente le singole condanne. L’ordinamento non consente di emettere distinti ordini di espiazione per le sanzioni ricomprese nel medesimo cumulo.
* Natura della pena unica: Una volta operato il cumulo, le pene detentive temporanee si considerano come ‘pena unica per ogni effetto giuridico’. Non è quindi possibile ‘scegliere’ a quale reato imputare il presofferto in modo strategico.
* Effetto del reato ostativo: La presenza, all’interno del cumulo, anche di un solo reato ostativo ‘contamina’ l’intero rapporto esecutivo. Di conseguenza, non si applica la sospensione dell’ordine di carcerazione prevista dall’art. 656, comma 5, c.p.p., né la procedura preventiva di trasmissione degli atti al Magistrato di Sorveglianza per il calcolo della liberazione anticipata (art. 656, comma 4-bis, c.p.p.). L’esecuzione deve iniziare immediatamente.

La Corte ha specificato che lo scioglimento del cumulo non avrebbe comunque portato al risultato sperato, poiché la pena per il reato ostativo era l’unica inflitta in una delle sentenze, senza altre pene ‘comuni’ a cui poterla contrapporre. La tesi difensiva è stata quindi ritenuta infondata sia in linea di principio sia nell’applicazione al caso concreto.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione rafforza un principio fondamentale dell’esecuzione penale: il cumulo di pene crea un’entità giuridica unitaria e inscindibile. Non è consentito frammentare l’esecuzione per eludere le norme più severe previste per i reati ostativi. La decisione chiarisce che il trattamento sanzionatorio complessivo è determinato dalla natura del reato più grave incluso nel cumulo, impedendo manovre che mirino a separare le pene per ottenere benefici altrimenti non spettanti. Ciò garantisce coerenza e rigore nell’applicazione della legge, evitando che la disciplina del concorso di reati si trasformi in uno strumento per depotenziare le norme speciali in materia di criminalità organizzata.

È possibile ‘sciogliere’ un cumulo di pene per ottenere la sospensione dell’ordine di carcerazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il provvedimento di cumulo crea una pena unica e inscindibile. Non è consentito frammentare l’esecuzione per eseguire separatamente le singole condanne al fine di ottenere benefici come la sospensione, poiché ciò contrasta con la natura unitaria della pena cumulata.

Come incide un reato ostativo sul cumulo di pene e sulla possibilità di sospendere l’esecuzione?
La presenza di un reato ostativo (elencato nell’art. 4-bis Ord. Pen.) all’interno del cumulo impedisce la sospensione dell’ordine di esecuzione della pena, anche se il residuo da scontare è inferiore ai limiti di legge. L’intera pena cumulata viene trattata secondo la disciplina più severa prevista per il reato ostativo.

La procedura per la liberazione anticipata preventiva si applica anche in presenza di reati ostativi?
No. La procedura prevista dall’art. 656, comma 4-bis, c.p.p. (che impone al Pubblico Ministero di trasmettere gli atti al Magistrato di Sorveglianza per il calcolo della liberazione anticipata prima di emettere l’ordine di esecuzione) non si applica quando il cumulo include condanne per delitti ostativi. In questi casi, l’ordine di carcerazione viene emesso immediatamente e la richiesta di liberazione anticipata può essere valutata solo successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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