LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cumulo di pene: la Cassazione sui cumuli parziali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5221/2025, ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva un unico cumulo di pene per reati commessi sia prima che dopo la sua scarcerazione. La Corte ha confermato la correttezza della formazione di cumuli parziali separati, escludendo l’applicazione del limite massimo di 30 anni di reclusione previsto per il cumulo unico, in linea con un principio volto a non incentivare la commissione di nuovi crimini.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo di Pene: La Cassazione e i Limiti dei Cumuli Parziali

La gestione delle pene concorrenti, specialmente quando i reati sono commessi in momenti diversi e separati da un periodo di libertà, solleva complesse questioni giuridiche. Con la sentenza n. 5221 del 2025, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso emblematico, chiarendo i criteri per la formazione del cumulo di pene e confermando la legittimità dei cosiddetti “cumuli parziali”. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la determinazione della pena finale da eseguire.

Il Caso: Reati Commessi Prima e Dopo la Scarcerazione

Il caso riguardava un individuo condannato per una serie di reati commessi in un lungo arco temporale, dal 1987 al 2021. Il Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Torino aveva respinto la richiesta del condannato di unificare tutte le pene in un unico cumulo. Invece, aveva creato due distinti cumuli di pene:

1. Primo cumulo: Riguardava i reati commessi tra il 1987 e il 2012.
2. Secondo cumulo: Riguardava i reati commessi tra il 2014 e il 2015, ovvero dopo che il soggetto era stato scarcerato il 9 novembre 2012.

Il condannato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che questa suddivisione fosse illegittima e pregiudizievole.

La Questione Giuridica sul Cumulo di Pene

Il cuore della controversia era se fosse corretto formare due cumuli separati o se si dovesse procedere a un unico cumulo di pene per tutti i reati. La difesa del ricorrente sosteneva che un unico cumulo avrebbe permesso di applicare il “criterio moderatore” previsto dall’art. 78 del codice penale, che limita la pena detentiva massima a trent’anni. La creazione di due cumuli distinti, di fatto, aggirava questo limite, portando a una pena complessiva potenzialmente superiore.

L’appello e il principio del favor rei

La richiesta del ricorrente si basava sull’idea che unificare tutte le pene in un unico calderone fosse la soluzione più favorevole. Creando due blocchi separati, il Giudice dell’esecuzione aveva impedito che il tetto massimo dei trent’anni potesse assorbire parte delle condanne, risultando in un trattamento sanzionatorio più severo.

La Decisione della Corte sul Cumulo di Pene

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Ha confermato la piena legittimità dell’operato del Giudice dell’esecuzione, che aveva correttamente applicato i principi consolidati in materia di esecuzione di pene concorrenti.

Il Principio della Formazione di Cumuli Parziali

La Corte ha ribadito un principio di diritto cruciale: quando un soggetto, dopo aver iniziato a scontare una pena (o dopo un’interruzione della stessa, come una scarcerazione), commette nuovi reati, è necessario procedere alla formazione di cumuli parziali. Si raggruppano da un lato le pene per i reati commessi fino all’interruzione, e dall’altro la pena residua e le nuove pene per i reati successivi. Questa separazione è fondamentale per una corretta politica criminale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su una logica di prevenzione e sulla corretta applicazione delle norme sull’esecuzione penale. Richiamando una precedente sentenza (n. 17503/2020), i giudici hanno spiegato che consentire un cumulo unico in questi casi equivarrebbe a concedere al condannato una sorta di “credito di pena” da utilizzare per futuri crimini, sapendo che la pena aggiuntiva potrebbe essere assorbita dal limite massimo di trent’anni. Tale approccio minerebbe l’efficacia deterrente della sanzione penale.

La ratio della norma, come interpretata dalla giurisprudenza, è quella di evitare che il condannato possa beneficiare della fungibilità delle pene per fatti criminosi commessi nella consapevolezza di una potenziale impunità o di una sanzione attenuata. Pertanto, la scarcerazione avvenuta nel 2012 rappresenta uno spartiacque che giustifica pienamente la creazione di un secondo e distinto cumulo per i reati commessi successivamente.

Le Conclusioni

La sentenza n. 5221/2025 rafforza un orientamento consolidato e di grande rilevanza pratica. Stabilisce chiaramente che l’interruzione della detenzione segna un confine invalicabile per la formazione del cumulo di pene. La commissione di nuovi reati dopo la scarcerazione impone la creazione di un nuovo cumulo, impedendo così l’applicazione del limite moderatore dell’art. 78 c.p. su tutte le pene. Questa decisione sottolinea la volontà del sistema giudiziario di non tollerare che i meccanismi di esecuzione della pena si trasformino in un incentivo a delinquere, bilanciando le garanzie per il condannato con le esigenze di difesa sociale.

È possibile unire in un unico cumulo di pene i reati commessi prima e dopo un’interruzione della detenzione, come una scarcerazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che in questi casi è necessario procedere alla formazione di cumuli parziali e separati: uno per i reati commessi fino all’interruzione della pena e un altro per quelli commessi successivamente.

Perché la legge, secondo l’interpretazione della Corte, prevede la formazione di cumuli parziali?
La formazione di cumuli parziali mira a evitare che un condannato possa usufruire di “crediti di pena” per commettere nuovi reati, vanificando l’effetto deterrente della sanzione. Impedisce che il limite massimo di trent’anni di reclusione possa assorbire le pene per crimini commessi dopo essere tornato in libertà.

La creazione di due cumuli di pene distinti è considerata più o meno favorevole per il condannato?
Dal punto di vista del condannato, è considerata una soluzione meno favorevole. Infatti, la suddivisione in più cumuli impedisce l’applicazione del criterio moderatore dell’art. 78 del codice penale, che fissa il limite massimo della pena detentiva a trent’anni e che presuppone la formazione di un unico cumulo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati