LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cumulo di pene: Cassazione su continuazione e cumuli

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13998/2024, ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva erroneamente calcolato un cumulo di pene. La Suprema Corte ha chiarito due principi fondamentali: l’obbligo di motivazione del giudice in materia di continuazione tra reati e il corretto criterio per determinare l’inizio di un nuovo cumulo parziale quando vengono commessi nuovi reati durante l’esecuzione di una pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo di Pene: la Cassazione Annulla e Spiega le Regole

La corretta determinazione della pena da scontare è un momento cruciale del processo penale. Con la sentenza n. 13998 del 2024, la Corte di Cassazione interviene su un caso complesso di cumulo di pene, fornendo chiarimenti essenziali su due aspetti procedurali di grande rilevanza: l’obbligo di motivazione in materia di continuazione tra reati e i criteri per stabilire l’inizio dei cumuli parziali. Questa decisione riafferma principi di garanzia per il condannato e di rigore per il giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato con diverse sentenze, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione per ottenere una revisione del provvedimento di cumulo delle sue pene. Le sue richieste erano principalmente due:

1. L’applicazione della disciplina della continuazione tra i reati giudicati con due diverse sentenze, una del 2016 e una del 1988.
2. La corretta collocazione di altre due pene, derivanti da sentenze del 2011 e del 2016, all’interno del primo cumulo parziale (avente decorrenza dal 2002) anziché nel secondo (fatto partire dal 2010).

La Corte di Appello accoglieva solo parzialmente le sue istanze, rigettando la richiesta sulla continuazione e confermando un calcolo del cumulo di pene ritenuto errato dalla difesa. Di qui, il ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Cumulo di Pene

La Suprema Corte ha accolto entrambi i motivi di ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso alla Corte di Appello per un nuovo giudizio. Vediamo nel dettaglio le ragioni della decisione.

La Carenza di Motivazione sulla Continuazione

Il primo punto critico riguardava il rigetto della richiesta di applicare la continuazione tra i reati. Il giudice dell’esecuzione si era limitato a constatare che una precedente istanza in tal senso era già stata respinta. La Cassazione ha definito tale motivazione “carente”. Infatti, la difesa aveva presentato nuovi elementi a supporto della richiesta e aveva evidenziato che la precedente pronuncia era stata annullata dalla stessa Cassazione.

Il giudice, omettendo di confrontarsi con questi nuovi aspetti e con il parere favorevole del Procuratore Generale, è venuto meno al suo obbligo di motivazione. Non è sufficiente richiamare una decisione passata, soprattutto se annullata; è necessario analizzare nel merito le argomentazioni e le prove fornite.

L’Errore nel Calcolo del Cumulo di Pene Parziale

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso accolto, verteva sulla data di decorrenza del secondo cumulo parziale. La difesa sosteneva che i reati commessi nel 2010 avrebbero dovuto essere inseriti nel primo cumulo, poiché commessi prima dell’inizio della carcerazione definitiva legata al secondo blocco di pene.

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: quando un condannato commette un nuovo reato durante l’esecuzione di una pena, si interrompe il rapporto esecutivo in corso e se ne apre uno nuovo. Si procede quindi con cumuli parziali. Il primo cumulo include le pene per i reati commessi fino alla data del nuovo reato; il secondo cumulo comprende la pena residua del primo e le pene per i reati successivi.

L’errore del giudice dell’esecuzione è stato nell’individuare la data di interruzione nel 6 ottobre 2010 (inizio di una misura cautelare), anziché nella data in cui era stato commesso il primo dei nuovi reati. Questo ha comportato un calcolo errato del cumulo di pene complessivo.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri del nostro ordinamento processuale. In primo luogo, il principio secondo cui ogni provvedimento giurisdizionale deve essere sorretto da una motivazione congrua, logica e completa, che dia conto delle ragioni della decisione. Una motivazione apparente o che ignora elementi cruciali forniti dalle parti equivale a un’assenza di motivazione e vizia il provvedimento.

In secondo luogo, la sentenza ribadisce la corretta interpretazione delle norme sull’esecuzione delle pene concorrenti. La logica dei cumuli parziali è quella di segmentare l’esecuzione penale in base alla condotta del reo. L’evento che determina la rottura del primo rapporto esecutivo è la commissione di un nuovo reato. È da quel momento che deve iniziare il calcolo del secondo cumulo, per garantire una corretta applicazione dei meccanismi di calcolo, come il criterio moderatore dell’art. 78 c.p.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Ricorda ai giudici dell’esecuzione l’inderogabile dovere di motivare puntualmente le proprie decisioni, specialmente di fronte a nuove argomentazioni. Inoltre, stabilisce un criterio chiaro e giuridicamente fondato per il calcolo del cumulo di pene in caso di reati commessi durante l’esecuzione, legando l’interruzione del primo cumulo alla data di commissione del nuovo illecito. Si tratta di una decisione che rafforza le garanzie difensive e la certezza del diritto nella delicata fase dell’esecuzione della pena.

Un giudice può rigettare una richiesta di continuazione tra reati senza spiegare il perché, se una richiesta simile era già stata respinta in passato?
No, la Cassazione ha stabilito che il giudice deve fornire una motivazione completa, soprattutto se vengono presentati nuovi elementi o se la decisione precedente è stata annullata. Una motivazione che si limita a richiamare un precedente rigetto è considerata carente.

Quando si calcola un cumulo di pene e una persona commette un nuovo reato mentre sconta la pena, da quale momento inizia il nuovo cumulo parziale?
Il nuovo cumulo parziale inizia dalla data in cui viene commesso il nuovo reato che interrompe l’esecuzione del cumulo precedente, non da altre date come l’inizio di una misura cautelare o l’inizio della carcerazione definitiva successiva.

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione commette un errore nel calcolare il cumulo di pene?
La parte interessata può impugnare il provvedimento. Se il ricorso viene accolto, come in questo caso, la Corte di Cassazione può annullare l’ordinanza errata e ordinare un nuovo calcolo corretto da parte del giudice competente, che dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati