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Cumulo di pene: Cassazione su calcolo e detenzione

La Corte di Cassazione si pronuncia sul tema del cumulo di pene, annullando un’ordinanza che negava la detrazione della custodia cautelare. La sentenza stabilisce che, in caso di reati commessi in epoche diverse, è necessario creare ‘cumuli parziali’ e cronologici. La detenzione subita non può essere usata come ‘credito’ per reati futuri, ma deve essere correttamente imputata alle pene per i reati commessi prima dell’inizio della carcerazione stessa. Il giudice dell’esecuzione aveva errato nel non formare un cumulo distinto per un reato più datato, violando i principi di corretta determinazione della pena da espiare.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo di Pene: la Cassazione fissa i paletti per il calcolo corretto

La corretta determinazione della pena da scontare rappresenta uno dei momenti più delicati dell’esecuzione penale. La questione si complica notevolmente quando un soggetto ha riportato più condanne per reati commessi in epoche diverse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta proprio su questo tema, chiarendo le regole per il cumulo di pene e la detrazione dei periodi di custodia cautelare, annullando un provvedimento che aveva negato al condannato un calcolo più favorevole.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un uomo condannato per due distinti e gravissimi reati, entrambi puniti con la pena dell’ergastolo. Il primo reato era stato commesso nel luglio del 1986, mentre il secondo nel novembre del 2002. Tra queste due date, il condannato aveva trascorso un lungo periodo in custodia cautelare.

In sede di esecuzione, il Pubblico Ministero aveva emesso un ordine stabilendo che l’inizio della decorrenza della pena dovesse essere fissato al 2005, escludendo dal calcolo il periodo di carcerazione preventiva sofferto tra il 1987 e il 2005. La ragione di tale esclusione si basava sul principio, sancito dall’art. 657, comma 4, del codice di procedura penale, secondo cui la detenzione subita non può essere imputata a una pena per un reato commesso successivamente. In altre parole, non si possono creare “crediti di pena” da scontare su reati futuri.

Il condannato, ritenendo errato questo calcolo, si era rivolto al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), chiedendo di far decorrere l’esecuzione dal 1987 e di tener conto della detenzione già sofferta. Il GIP, tuttavia, aveva rigettato l’istanza, confermando l’impostazione del Pubblico Ministero. Da qui il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul cumulo di pene

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del GIP e rinviando gli atti per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno chiarito che il GIP, pur applicando correttamente la regola generale dell’art. 657 c.p.p., ha commesso un errore fondamentale: ha omesso di considerare la necessità di creare cumuli parziali e cronologici.

L’Errore del Giudice dell’Esecuzione

Il GIP si era concentrato unicamente sul reato commesso nel 2002. Da questo punto di vista, era corretto non imputare a quella pena la custodia cautelare sofferta in precedenza. Tuttavia, il giudice ha ignorato che nel provvedimento di esecuzione era inclusa anche la pena per il reato del 1986. Per quest’ultimo, la carcerazione sofferta a partire dal 1987 era pienamente computabile.

La Necessità di Formare Cumuli Parziali

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che, in presenza di reati commessi in tempi diversi, si devono ordinare cronologicamente i fatti e i periodi di detenzione. Si crea così un primo cumulo (parziale) per i reati più risalenti, dal quale si detrae la carcerazione subita. Se, durante o dopo l’espiazione di questa pena, viene commesso un nuovo reato, si procederà a un ulteriore cumulo, che includerà la pena per il nuovo reato e il residuo della pena precedente. La decorrenza del nuovo cumulo sarà fissata alla data dell’ultimo reato.

Nel caso specifico, il giudice avrebbe dovuto:
1. Creare un primo cumulo per la pena relativa all’omicidio del 1986.
2. Imputare a questa pena i periodi di detenzione sofferti a partire dal 1987 fino alla commissione del secondo reato.
3. Formare un secondo e distinto cumulo per il reato del 2002, la cui esecuzione decorre da un momento successivo.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda sul principio dell’unità del rapporto esecutivo, temperato dalla necessità di evitare storture e ingiustizie. La regola che vieta di scomputare la detenzione da pene per reati futuri (art. 657, c. 4, c.p.p.) ha una finalità precisa: impedire che un soggetto, avendo accumulato un “credito” di pena, si senta incentivato a delinquere. Tuttavia, questa norma non può portare a ignorare la detenzione già sofferta in relazione a reati commessi in precedenza.

La Cassazione ribadisce che il corretto approccio è quello di creare una pluralità di cumuli parziali, ciascuno con una propria decorrenza e un proprio calcolo del presofferto. Omettere questo passaggio, come fatto dal GIP, costituisce un vizio del provvedimento, poiché non determina correttamente la pena complessiva che il condannato deve espiare.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di esecuzione penale: la cronologia dei reati e dei periodi di detenzione è un fattore determinante per un giusto calcolo della pena. La formazione di cumuli parziali non è una mera facoltà, ma un obbligo per il giudice dell’esecuzione, al fine di garantire il rispetto della legge e dei diritti del condannato. Il caso tornerà ora al GIP di Salerno, che dovrà attenersi ai principi enunciati dalla Suprema Corte e procedere alla formazione di distinti cumuli, verificando anche l’interesse concreto del condannato a tale operazione, dato il carattere perpetuo delle pene inflitte.

È possibile detrarre la custodia cautelare da una pena per un reato commesso successivamente al periodo di detenzione?
No, l’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale vieta espressamente tale possibilità. La norma mira a evitare la formazione di “crediti” di pena che potrebbero avere un effetto criminogeno, ovvero incentivare la commissione di nuovi reati.

Come si calcola la pena da scontare quando una persona è condannata per reati commessi in tempi diversi, separati da periodi di detenzione?
In questi casi, si devono formare “cumuli parziali” e cronologici. Ogni periodo di detenzione viene scomputato solo dalle pene relative a reati commessi prima dell’inizio di quel periodo. Se viene commesso un nuovo reato, si crea un nuovo cumulo che parte dalla data del nuovo reato o del successivo arresto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del giudice in questo caso specifico?
La Corte ha annullato il provvedimento perché il giudice dell’esecuzione ha commesso un errore: pur applicando correttamente il divieto di imputazione per il reato più recente (del 2002), ha omesso di formare un cumulo di pene separato per il reato più datato (commesso nel 1986) e di imputare a quest’ultimo i relativi periodi di detenzione già sofferti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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