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Cumulo di pene: annullata ordinanza per motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Foggia in materia di cumulo di pene. La decisione è stata presa a causa di una motivazione meramente apparente, in quanto il giudice dell’esecuzione non ha chiarito se i periodi di detenzione considerati per il calcolo fossero dovuti a custodia cautelare o a espiazione di una pena definitiva. Questa distinzione è fondamentale per la corretta applicazione del criterio moderatore previsto dall’art. 78 del codice penale, che limita la pena totale applicabile. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo di Pene: La Cassazione Annulla per Motivazione Apparente

Quando un individuo viene condannato per più reati, la determinazione della pena totale da scontare non è una semplice somma aritmetica. Il nostro ordinamento prevede l’istituto del cumulo di pene, un meccanismo complesso che mira a bilanciare l’esigenza punitiva dello Stato con il principio di umanità della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza di una motivazione rigorosa e dettagliata in questo ambito, annullando una decisione che si era limitata a una convalida acritica dei calcoli della Procura.

I Fatti del Caso: Un Calcolo Controverso

Un condannato si era rivolto al Giudice dell’esecuzione per ottenere la rideterminazione del trattamento sanzionatorio, contestando il provvedimento di cumulo emesso dalla Procura generale. In sostanza, sosteneva che il calcolo della pena totale fosse errato perché non aveva applicato correttamente il cosiddetto ‘criterio moderatore’ previsto dall’articolo 78 del codice penale.

Il Tribunale, anche in sede di rinvio dopo un primo annullamento da parte della Cassazione, aveva nuovamente rigettato la richiesta del condannato. La questione centrale sollevata dal ricorrente riguardava la necessità di distinguere, nella formazione dei ‘cumuli parziali’, i periodi di detenzione sofferti a titolo di custodia cautelare da quelli scontati in esecuzione di una pena definitiva. Questa distinzione è cruciale, poiché solo i reati commessi prima dell’inizio dell’espiazione di una pena definitiva possono essere raggruppati in un unico cumulo soggetto al limite del criterio moderatore.

Il Principio del Cumulo di Pene e il Criterio Moderatore

Il principio del cumulo materiale stabilisce che le pene per più reati si sommano. Tuttavia, per evitare che la pena diventi eccessivamente afflittiva, l’art. 78 c.p. introduce un correttivo, il ‘criterio moderatore’: la pena complessiva non può superare il quintuplo della pena più grave tra quelle inflitte, con un massimo di 30 anni di reclusione.

La giurisprudenza ha chiarito che questo principio si applica ai reati commessi prima dell’inizio della detenzione. Se un nuovo reato viene commesso durante o dopo l’espiazione di una pena, si deve procedere a un nuovo e separato cumulo. Di conseguenza, è fondamentale stabilire con precisione i diversi periodi di carcerazione e la loro natura (cautelare o esecutiva) per creare correttamente i ‘cumuli parziali’ e applicare i relativi limiti.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando la Motivazione è solo Apparente

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendo la motivazione del provvedimento impugnato ‘meramente apparente’. Il Giudice dell’esecuzione si era limitato ad affermare che la Procura Generale aveva ‘correttamente tenuto in considerazione’ le date e ‘correttamente raggruppato le sentenze’, senza però entrare nel merito delle specifiche censure sollevate.

In particolare, la motivazione non spiegava se i periodi di detenzione considerati per formare i cumuli fossero riconducibili a espiazione di pena (a seguito di condanne definitive) o a custodia cautelare. Come sottolineato dalla Cassazione, i periodi di custodia cautelare sono irrilevanti ai fini della segmentazione dei cumuli. Il provvedimento mancava quindi di quel percorso logico-giuridico necessario per comprendere come il giudice avesse raggiunto la sua conclusione, limitandosi a un’affermazione generica e assertiva che non rispondeva ai quesiti posti dall’incidente di esecuzione e dalla precedente sentenza di annullamento.

Le Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Chiara e Completa

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello Stato di diritto: ogni provvedimento giurisdizionale che incide sulla libertà personale deve essere supportato da una motivazione effettiva, non solo formale. Nel contesto del cumulo di pene, ciò significa che il giudice non può limitarsi a ratificare i calcoli dell’accusa, ma deve verificare in modo autonomo e trasparente la correttezza del procedimento, esplicitando le ragioni della sua decisione. La distinzione tra custodia cautelare ed espiazione di pena non è un cavillo burocratico, ma un elemento essenziale per garantire che la sanzione finale sia giusta e conforme alla legge. L’annullamento con rinvio impone ora al Tribunale di riesaminare il caso, questa volta fornendo una risposta chiara e motivata a tutte le questioni sollevate.

Qual è la differenza tra custodia cautelare ed espiazione di pena ai fini del cumulo di pene?
Ai fini della formazione dei cumuli parziali, è rilevante solo l’inizio dell’espiazione di una pena a seguito di una condanna definitiva. I periodi di detenzione sofferti in custodia cautelare, prima della condanna irrevocabile, non interrompono l’arco temporale entro cui i reati commessi possono essere raggruppati in un unico cumulo.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale ‘meramente apparente’?
Perché il Tribunale si è limitato ad affermare in modo generico e assertivo la correttezza dei calcoli della Procura, senza spiegare il percorso logico-giuridico seguito e senza rispondere alla specifica questione sollevata dal ricorrente, ovvero se i periodi di detenzione considerati fossero a titolo di pena definitiva o di custodia cautelare.

In cosa consiste il ‘criterio moderatore’ dell’art. 78 del codice penale?
È un limite legale imposto alla somma materiale delle pene concorrenti. Stabilisce che la pena totale da scontare non può superare il quintuplo della pena più grave tra quelle considerate nel cumulo, e comunque non può eccedere i limiti massimi previsti dalla legge (es. 30 anni per la reclusione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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