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Credito garantito e confisca: la buona fede si prova

Una società finanziaria, titolare di un credito garantito da ipoteca su un immobile, ha visto respinta la sua richiesta di ammissione del credito dopo che l’immobile è stato confiscato per lottizzazione abusiva. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il creditore deve fornire prova rigorosa della propria buona fede e di aver svolto tutte le verifiche necessarie sulla regolarità urbanistica dell’operazione, onere non assolto nel caso di specie.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Credito Garantito e Confisca: La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova della Buona Fede

La tutela di un credito garantito da ipoteca su un immobile si scontra spesso con le misure ablative dello Stato, come la confisca. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 24067/2024) ha ribadito un principio fondamentale: il creditore che vuole far valere i propri diritti su un bene confiscato deve dimostrare attivamente la propria buona fede e il proprio affidamento incolpevole. Vediamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti del caso: la confisca di un immobile ipotecato

Una società finanziaria, in qualità di cessionaria di un credito originariamente concesso da un noto istituto bancario, aveva proposto ricorso avverso l’ordinanza della Corte d’Appello di Roma. Quest’ultima aveva rigettato la domanda di ammissione del credito, garantito da ipoteca su un immobile oggetto di confisca irrevocabile per il reato di lottizzazione abusiva.
La società ricorrente sosteneva che i principi di tutela del terzo creditore in buona fede, previsti dalla normativa antimafia, dovessero essere applicati per estensione a tutti i tipi di confisca penale. A suo avviso, la confisca non poteva determinare l’estinzione automatica dei diritti reali di garanzia preesistenti, come l’ipoteca, se costituiti in buona fede.

La decisione della Corte di Cassazione sul credito garantito

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Pur riconoscendo l’esistenza di un principio generale di tutela del creditore terzo, la Corte ha sottolineato che tale tutela non è automatica. Spetta al creditore che rivendica il proprio diritto l’onere di allegare e dimostrare specificamente i presupposti della propria buona fede e del proprio affidamento incolpevole. Nel caso di specie, la società ricorrente si era limitata a una generica richiesta di ammissione del credito, senza fornire alcun elemento concreto a sostegno della propria posizione e di quella del creditore originario.

Le motivazioni

La sentenza si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale, che bilancia l’esigenza punitiva dello Stato con la protezione dei terzi estranei al reato. Esaminiamo i punti chiave del ragionamento della Corte.

L’estensione del principio di tutela del terzo

La Corte chiarisce che il principio secondo cui la confisca non pregiudica i diritti dei terzi in buona fede, sebbene nato nell’ambito della legislazione antimafia (D.Lgs. 159/2011), ha una portata generale. Esso si applica a tutte le forme di confisca, diretta o per equivalente, inclusa quella disposta per reati edilizi come la lottizzazione abusiva. Questo principio mira a proteggere chi vanta un diritto reale di garanzia, come un’ipoteca, su un bene poi colpito da un provvedimento ablativo.

La “buona fede” non è presunta, ma va dimostrata attivamente

Il punto cruciale della decisione riguarda la definizione e la prova della buona fede. Per la Cassazione, non è sufficiente che il creditore sia semplicemente all’oscuro dell’attività illecita del debitore. La buona fede richiesta è una condizione attiva, che si manifesta attraverso un comportamento diligente e prudente.
Il creditore, per vedere tutelato il suo credito garantito, deve dimostrare di:
1. Aver assunto le necessarie informazioni: Deve provare di aver svolto un’adeguata attività di verifica sulla sussistenza dei titoli abilitativi, sulla compatibilità dell’intervento con gli strumenti urbanistici e sull’assenza di vincoli.
2. Aver agito con diligenza: Il suo convincimento sulla legittimità dell’operazione deve essere fondato su un affidamento incolpevole, esente da negligenza. Deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie a escludere una rimproverabilità, anche a titolo di colpa.
3. Provare l’estraneità all’illecito: La buona fede implica l’assenza di collusioni o compartecipazioni, anche indirette, con l’attività criminosa che ha portato alla confisca.

L’onere della prova ricade interamente sul terzo creditore. Se il credito è stato ceduto, come nel caso di specie, la verifica della buona fede deve riguardare anche la posizione del creditore originario (il cedente), ovvero la banca che per prima aveva concesso il mutuo.

Conclusioni

La sentenza n. 24067/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un monito importante per gli operatori finanziari e per chiunque sia titolare di un credito garantito da ipoteca. La tutela del proprio diritto di fronte a una confisca non è un dato acquisito, ma il risultato di un rigoroso onere probatorio. È indispensabile che, sin dalla fase precontrattuale e per tutta la durata del rapporto, il creditore adotti una gestione contrattuale diligente, documentando tutte le verifiche effettuate sulla regolarità urbanistica ed edilizia dell’immobile posto a garanzia. Una richiesta generica, priva di allegazioni specifiche sulla propria condotta prudente, è destinata a essere respinta, con la conseguente perdita della garanzia reale.

Un’ipoteca su un immobile viene cancellata automaticamente se l’immobile viene confiscato per un reato come la lottizzazione abusiva?
No, l’ipoteca non si estingue automaticamente. Tuttavia, per far valere il proprio diritto, il creditore titolare dell’ipoteca deve dimostrare in modo rigoroso la propria buona fede e il suo affidamento incolpevole al momento della costituzione della garanzia.

Cosa deve fare un creditore per dimostrare la sua “buona fede” e salvare il suo credito garantito dalla confisca?
Il creditore deve provare di aver tenuto un comportamento attivo e diligente. Deve allegare e dimostrare di aver assunto tutte le necessarie informazioni sulla regolarità dell’operazione, verificando la sussistenza dei titoli abilitativi edilizi e la compatibilità dell’intervento con gli strumenti urbanistici. La semplice ignoranza dell’illecito non è sufficiente.

Se una società acquista un credito ipotecario da una banca, la sua buona fede viene valutata solo al momento dell’acquisto del credito?
No. La valutazione della buona fede non riguarda solo l’acquirente del credito (cessionario), ma deve risalire alla posizione del creditore originario (cedente), cioè la banca che ha concesso il finanziamento. Il giudice deve verificare le cautele prestate e i rapporti relativi a tutta la fase pregressa che ha dato origine al credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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