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Credito d’imposta: truffa o indebita percezione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46354/2024, interviene su un caso di sequestro preventivo per bonus edilizi. Un professionista aveva ottenuto un credito d’imposta con documenti falsi. La Corte chiarisce che tale condotta non integra la truffa aggravata (art. 640-bis c.p.), ma il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), poiché manca l’induzione in errore della Pubblica Amministrazione, che opera un controllo solo successivo. Viene confermato il sequestro del profitto derivante dalla monetizzazione del credito.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Credito d’imposta illecito: è truffa o indebita percezione? La Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 46354 del 2024, ha affrontato una questione di grande attualità e complessità: la corretta qualificazione giuridica della condotta di chi ottiene un credito d’imposta legato ai bonus edilizi attraverso documentazione falsa. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale, distinguendo nettamente tra il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640-bis c.p.) e quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.).

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava un direttore dei lavori accusato di aver concorso, insieme ai rappresentanti di una società appaltatrice e ai committenti, a ottenere illecitamente un cospicuo credito d’imposta di 227.000 euro. Secondo l’accusa, l’indagato aveva utilizzato documentazione fittizia, come Stati di Avanzamento Lavori (SAL) e fatture per opere mai eseguite, per simulare il raggiungimento delle percentuali di lavoro richieste dalla normativa sui bonus edilizi (Superbonus, Ecobonus, etc.).

Il credito d’imposta così generato era stato poi ceduto a un istituto finanziario, permettendo agli indagati di monetizzare immediatamente il beneficio fiscale. Di fronte a questi elementi, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, della somma corrispondente al profitto del reato. Il provvedimento era stato confermato anche dal Tribunale del Riesame.

La Decisione della Corte e la Riqualificazione del Reato

L’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza dei presupposti per il sequestro. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la misura cautelare. Tuttavia, i giudici hanno colto l’occasione per analizzare approfonditamente la natura del reato contestato.

La Corte ha stabilito che la condotta non configurava il delitto di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.), come inizialmente ipotizzato, ma quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.). Questa riqualificazione, pur non modificando la validità del sequestro, riveste un’importanza cruciale per definire i contorni di questi illeciti.

Il Credito d’Imposta e la Differenza tra Truffa e Indebita Percezione

La distinzione tra i due reati si fonda sulla modalità con cui viene ottenuta l’erogazione pubblica. Il reato di truffa aggravata presuppone l’induzione in errore di un pubblico funzionario tramite “artifizi o raggiri”. Questo significa che la Pubblica Amministrazione viene ingannata e, a causa di questo inganno, compie un atto di disposizione patrimoniale dannoso (l’erogazione del contributo).

Nel caso del credito d’imposta legato ai bonus edilizi, il meccanismo è diverso. L’Agenzia delle Entrate non svolge un controllo preventivo e discrezionale sulla veridicità delle dichiarazioni. Si limita a prendere atto della comunicazione inviata dal contribuente, basata su asseverazioni di tecnici. Il controllo sulla sussistenza dei requisiti avviene solo in un momento successivo, secondo le normali procedure di accertamento tributario.

Mancando un’attività di verifica preliminare e un funzionario che viene attivamente ingannato, non si può parlare di induzione in errore. La condotta si esaurisce nella semplice presentazione di dichiarazioni o documenti non veritieri per ottenere un beneficio a cui non si ha diritto. Questa fattispecie rientra perfettamente nel perimetro dell’art. 316-ter c.p., che punisce chiunque, mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, consegue indebitamente contributi, finanziamenti o altre erogazioni.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha argomentato che il danno nel reato di indebita percezione non è un danno patrimoniale immediato, inteso come una perdita di cassa per lo Stato, ma una lesione più ampia alla finanza pubblica e alla corretta programmazione economica. L’erogazione pubblica, in questo contesto, è proprio l’acquisizione del credito d’imposta, un beneficio economico che grava sul bilancio dello Stato.

La sentenza chiarisce inoltre che il profitto del reato, oggetto del sequestro, coincide con il valore del credito d’imposta illecitamente ottenuto e, in caso di sua monetizzazione, con il denaro ricavato dalla sua cessione. Poiché l’art. 316-ter c.p. è tra i reati per cui è prevista la confisca per equivalente, anche se il denaro viene speso, è possibile aggredire altri beni dell’indagato per un valore corrispondente.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione offre un’interpretazione fondamentale per i procedimenti penali in materia di bonus edilizi. Qualificando l’ottenimento di un credito d’imposta con documenti falsi come indebita percezione ex art. 316-ter c.p., si delinea un quadro giuridico più coerente con le modalità operative di concessione di tali benefici. La decisione conferma la piena legittimità del sequestro preventivo, anche per equivalente, sul profitto derivante da queste condotte fraudolente, rafforzando gli strumenti di contrasto alle frodi che ledono la finanza pubblica.

Ottenere un credito d’imposta con documenti falsi è truffa aggravata (art. 640-bis c.p.)?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa condotta integra il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.). Il reato di truffa non è configurabile perché manca l’elemento dell’induzione in errore di un pubblico funzionario, dato che l’Agenzia delle Entrate non effettua un controllo preventivo ma si limita a prendere atto della comunicazione del contribuente.

Qual è la differenza tra truffa aggravata e indebita percezione in materia di bonus edilizi?
La truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) richiede che la Pubblica Amministrazione sia ingannata da artifizi e raggiri e compia un atto di disposizione patrimoniale dannoso a causa di tale inganno. L’indebita percezione (art. 316-ter c.p.) si configura con la mera presentazione di dichiarazioni o documenti falsi per ottenere un’erogazione, senza che vi sia un’attività decettiva che induce in errore un funzionario in una fase di controllo preliminare.

Il profitto derivante dalla monetizzazione di un credito d’imposta illecito può essere sequestrato?
Sì. La Corte ha stabilito che il profitto del reato di indebita percezione coincide con il valore del credito ottenuto o con il ricavato della sua cessione (monetizzazione). Tale profitto è suscettibile di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, che consente di aggredire altri beni del reo per un valore corrispondente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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