Credito d’imposta fittizio: Truffa Consumata o Tentata? La Cassazione Interpella le Sezioni Unite
L’era dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110%, ha generato un’enorme mole di contenziosi legati a tentativi di frode ai danni dello Stato. Una delle questioni più dibattute riguarda la qualificazione giuridica e il momento consumativo del reato commesso da chi crea un credito d’imposta fittizio. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha deciso di non decidere, rimettendo la palla alle Sezioni Unite per dirimere due contrasti giurisprudenziali di fondamentale importanza. Analizziamo i contorni della vicenda e le questioni sul tavolo.
I Fatti del Caso: La Genesi di un Credito Fiscale Inesistente
Il caso trae origine da un’indagine a carico di un imprenditore, accusato di aver emesso fatture per operazioni inesistenti e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nello specifico, l’imprenditore aveva creato un ingente credito d’imposta, pari a quasi un milione di euro, basato su lavori edili mai eseguiti, sfruttando la normativa sul Superbonus 110%. Successivamente, aveva tentato di cedere tale credito.
Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo per equivalente sui beni dell’indagato. Tuttavia, il Tribunale del Riesame aveva annullato il provvedimento, ritenendo che, poiché il credito non era stato ancora monetizzato (né tramite compensazione fiscale né tramite incasso da parte di un cessionario), il danno per lo Stato non si era concretizzato. Di conseguenza, il reato non poteva considerarsi consumato, ma solo tentato, una fattispecie per la quale il sequestro per equivalente non è sempre ammesso.
Le Questioni Giuridiche Sottoposte alle Sezioni Unite
Il ricorso del Procuratore della Repubblica ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale ha evidenziato l’esistenza di due profondi e irrisolti contrasti interpretativi nella giurisprudenza. Per questo motivo, ha ritenuto necessario un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite.
Prima Questione: Truffa Aggravata o Indebita Percezione?
La prima domanda che le Sezioni Unite dovranno affrontare riguarda la corretta qualificazione giuridica del fatto. Si tratta di:
* Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.): Questo reato richiede che la condotta dell’agente (artifizi e raggiri, come la produzione di fatture false) induca in errore la Pubblica Amministrazione, portandola a un’erogazione indebita.
* Indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.): Questo reato, a carattere residuale, si configura quando si ottengono fondi pubblici semplicemente presentando dichiarazioni o documenti falsi o omettendo informazioni dovute, senza che vi sia una vera e propria induzione in errore dell’ente erogatore.
Nel contesto del Superbonus, un orientamento ritiene che la presentazione di asseverazioni e fatture false integri gli artifizi e raggiri tipici della truffa. Un altro filone, invece, sostiene che l’Agenzia delle Entrate svolga un controllo meramente formale e successivo, limitandosi a prendere atto della dichiarazione. In questa seconda ipotesi, mancherebbe l’induzione in errore e il fatto ricadrebbe nell’alveo dell’indebita percezione.
Seconda Questione: Quando si Perfeziona il Reato per un Credito d’imposta fittizio?
Questa è forse la questione più spinosa e con le maggiori implicazioni pratiche, specialmente in materia di misure cautelari come il sequestro. Se il fatto viene qualificato come truffa, quando si può dire che il reato sia consumato? Anche qui, gli orientamenti sono divergenti:
1. Tesi della consumazione anticipata: Secondo questo indirizzo, il reato si consuma nel momento stesso in cui il credito d’imposta fittizio viene creato e inserito nel cassetto fiscale dell’impresa o ceduto a terzi. In questo momento, infatti, lo Stato si riconosce debitore di una somma non dovuta, subendo un’immediata lesione patrimoniale potenziale, con la conseguente nascita di un profitto ingiusto per il truffatore.
2. Tesi della consumazione posticipata: Altri giudici ritengono che il reato si perfezioni solo quando lo Stato subisce un danno patrimoniale effettivo e concreto. Questo avviene quando il credito fittizio viene utilizzato in compensazione per non pagare le tasse, oppure quando il cessionario del credito ottiene il pagamento dalla Pubblica Amministrazione. Prima di tale momento, si verserebbe solo in un’ipotesi di tentativo di truffa.
Le Motivazioni della Rimessione
La Seconda Sezione Penale della Cassazione ha evidenziato come la soluzione di questi dilemmi non sia un mero esercizio teorico. La qualificazione del fatto e l’individuazione del momento consumativo determinano conseguenze cruciali, come la possibilità di disporre il sequestro preventivo per equivalente, uno strumento fondamentale per recuperare le somme illecitamente ottenute. La divergenza di vedute tra le diverse sezioni della Corte genera incertezza del diritto e disparità di trattamento in situazioni analoghe. Da qui la necessità di un pronunciamento autorevole e unificante delle Sezioni Unite.
Conclusioni: L’Attesa di un Principio di Diritto Unificante
La decisione che verrà presa dalle Sezioni Unite avrà un impatto enorme su migliaia di procedimenti penali in tutta Italia relativi alle frodi sui bonus edilizi. Fornirà finalmente un criterio stabile per distinguere la truffa dall’indebita percezione e, soprattutto, chiarirà una volta per tutte quando un’operazione fraudolenta basata su un credito d’imposta fittizio possa considerarsi consumata. Gli operatori del diritto e i cittadini attendono una parola chiara che possa fungere da guida per il futuro, nella speranza di arginare un fenomeno criminale che ha drenato ingenti risorse pubbliche.
La semplice creazione di un credito d’imposta fittizio per il Superbonus costituisce il reato di truffa consumata?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma evidenzia un forte contrasto giurisprudenziale. Secondo un orientamento, il reato è consumato già con la creazione del credito, perché lo Stato si assume un debito inesistente. Per un altro orientamento, si tratta solo di un tentativo fino a quando lo Stato non subisce una perdita economica effettiva (tramite compensazione o pagamento). La questione è stata rimessa alle Sezioni Unite per una decisione vincolante.
Qual è la differenza tra il reato di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) e quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.) in questo contesto?
La differenza fondamentale risiede nell’elemento dell'”induzione in errore” della Pubblica Amministrazione. La truffa aggravata richiede che gli artifici dell’autore (es. fatture false) ingannino attivamente l’ente pubblico. L’indebita percezione, invece, è un reato residuale che si applica quando i fondi sono ottenuti tramite dichiarazioni false, senza che vi sia una vera e propria attività di inganno verso un funzionario che compie controlli sostanziali. Anche su quale dei due reati si applichi al caso del Superbonus, le Sezioni Unite dovranno pronunciarsi.
Perché la Corte di Cassazione ha rimesso il caso alle Sezioni Unite?
La Corte ha rimesso il caso alle Sezioni Unite a causa dei profondi e persistenti contrasti interpretativi tra le sue diverse sezioni su due punti cruciali: la corretta qualificazione giuridica del reato (truffa o indebita percezione) e l’esatto momento della sua consumazione. Data l’enorme rilevanza economica e il gran numero di casi simili, è stato ritenuto necessario un intervento chiarificatore per garantire l’uniformità e la certezza del diritto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 37423 Anno 2025
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