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Credito d’imposta fittizio: reato consumato o tentato?

Un imprenditore crea un credito d’imposta fittizio legato a bonus edilizi. Il Tribunale del Riesame annulla il sequestro, qualificando il fatto come tentata truffa, poiché il credito non era stato ancora utilizzato. La Procura ricorre in Cassazione. La Corte, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sulla qualificazione giuridica del reato (truffa aggravata o indebita percezione) e sul momento consumativo (creazione del credito o suo effettivo utilizzo), ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per dirimere la questione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Credito d’Imposta Fittizio: Truffa Consumata o Tentata? La Cassazione Chiama le Sezioni Unite

L’era dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110%, ha generato un’ondata di opportunità ma anche un terreno fertile per attività illecite. Una delle questioni più dibattute nelle aule di giustizia riguarda la natura e il momento in cui si perfeziona il reato legato alla creazione di un credito d’imposta fittizio. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha deciso di porre fine all’incertezza, rimettendo la questione alle Sezioni Unite. Analizziamo insieme questo importante provvedimento.

I Fatti del Caso: La Creazione di un Credito d’Imposta Inesistente

Il caso ha origine da un’indagine a carico di un imprenditore, amministratore di una società edile. Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe creato un ingente credito d’imposta, pari a oltre 600.000 euro, basato su fatture per lavori edili inesistenti. Questo credito, una volta generato, era stato prima offerto in cessione a un primario ente postale, che l’aveva rifiutato, e successivamente ceduto a una società privata. Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo di beni dell’imprenditore per un valore equivalente al profitto del reato.

La Decisione del Tribunale del Riesame

In sede di riesame, il Tribunale ha parzialmente annullato il sequestro. La motivazione è stata cruciale: i giudici hanno riqualificato il reato da truffa aggravata consumata a truffa tentata. Secondo il Tribunale, il reato non si era ancora perfezionato perché il credito d’imposta fittizio, sebbene creato e ceduto, non era stato ancora materialmente utilizzato (riscosso o portato in compensazione). In assenza di un effettivo pregiudizio patrimoniale per lo Stato, non si poteva parlare di reato consumato, rendendo illegittimo il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente, applicabile solo ai reati consumati.

Il Ricorso in Cassazione e il Contrasto Giurisprudenziale

La Procura ha impugnato la decisione del Tribunale, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. È a questo punto che sono emersi due profondi e radicati contrasti nella giurisprudenza, che hanno reso necessario l’intervento delle Sezioni Unite.

Primo Dilemma: Truffa Aggravata (art. 640-bis) o Indebita Percezione (art. 316-ter)?

La prima questione riguarda la corretta qualificazione giuridica della condotta. Si tratta di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche o di indebita percezione? La differenza non è solo formale:

* Truffa Aggravata (art. 640-bis c.p.): Richiede che l’autore, con artifici o raggiri, induca in errore l’ente pubblico, procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno. È fondamentale l’elemento dell’induzione in errore.
* Indebita Percezione (art. 316-ter c.p.): Si configura quando si ottengono fondi pubblici semplicemente presentando dichiarazioni o documenti falsi, senza che vi sia una vera e propria induzione in errore dell’amministrazione, la quale si limita a una presa d’atto.

Nel contesto dei bonus, un orientamento ritiene che la produzione di fatture false per operazioni inesistenti integri gli artifici e raggiri tipici della truffa. Un altro orientamento, invece, sostiene che, data l’assenza di controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle Entrate, si tratterebbe di indebita percezione, in quanto l’ente si limita a registrare la comunicazione del contribuente.

Secondo Dilemma sul credito d’imposta fittizio: Reato Consumato o Tentato?

Anche presupponendo che si tratti di truffa, quando si può dire che il reato sia consumato?

* Tesi del Reato Tentato: Sostenuta dal Tribunale del Riesame nel caso di specie e da una parte della giurisprudenza, afferma che il reato si consuma solo con l’effettiva riscossione o compensazione del credito. Fino a quel momento, la semplice creazione del credito d’imposta fittizio nel cassetto fiscale rappresenta solo un tentativo, poiché il danno patrimoniale per lo Stato è solo potenziale.
* Tesi del Reato Consumato: Un altro orientamento, opposto, ritiene che il reato si perfezioni già al momento della creazione del credito. Il danno per lo Stato, infatti, si concretizzerebbe con la sola iscrizione a bilancio di un debito inesistente, che altera la finanza pubblica e costituisce uno sviamento di fondi dalla loro corretta destinazione.

Le Motivazioni della Rimessione alle Sezioni Unite

Di fronte a questi orientamenti contrastanti, la Seconda Sezione Penale della Cassazione ha ritenuto indispensabile fare chiarezza. L’ordinanza sottolinea come la soluzione di queste questioni abbia implicazioni enormi, non solo per la corretta applicazione della legge penale, ma anche per l’adozione di misure cautelari come il sequestro. La divergenza interpretativa crea una profonda incertezza giuridica, con decisioni opposte per casi sostanzialmente identici a seconda del collegio giudicante.

La Corte ha quindi formulato due precisi quesiti da sottoporre alle Sezioni Unite:
1. Se la creazione di un credito d’imposta fittizio (Superbonus) basato su lavori inesistenti rientri nella fattispecie della truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) o in quella di indebita percezione (art. 316-ter c.p.).
2. Qualora si qualifichi come truffa, se la sola creazione del credito con successiva cessione a terzi sia sufficiente a integrare il reato in forma consumata, a prescindere dall’effettiva compensazione o riscossione.

Conclusioni: L’Attesa di un Principio di Diritto Unificatore

La rimessione alle Sezioni Unite segna un momento di fondamentale importanza per la giustizia penale in materia di frodi fiscali. La decisione che verrà presa avrà il compito di stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme, capace di orientare le procure e i tribunali di tutta Italia. L’esito definirà non solo i confini tra diverse figure di reato, ma anche gli strumenti a disposizione degli inquirenti per contrastare un fenomeno criminale che drena ingenti risorse pubbliche. Restiamo in attesa di una pronuncia che, si spera, metterà un punto fermo su una delle questioni legali più complesse e attuali del nostro tempo.

Quando si considera consumato il reato di truffa aggravata per la creazione di un credito d’imposta fittizio?
Esistono due orientamenti contrastanti. Un primo ritiene che il reato si consumi solo quando il credito viene effettivamente riscosso o utilizzato in compensazione, causando un danno patrimoniale concreto allo Stato. Un secondo orientamento sostiene che il reato sia già consumato al momento della creazione del credito fittizio, poiché la sola iscrizione di un debito inesistente a carico dello Stato costituisce un danno. La questione è stata rimessa alle Sezioni Unite per una decisione definitiva.

Qual è la differenza tra il reato di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) e quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.) nel contesto dei bonus edilizi?
La truffa aggravata richiede un’induzione in errore dell’ente pubblico tramite artifici e raggiri (es. presentazione di fatture false che vengono esaminate). L’indebita percezione, invece, si configura con la semplice presentazione di dichiarazioni false in contesti dove l’amministrazione non svolge un controllo preventivo ma si limita a prendere atto della richiesta. La qualificazione dipende dalla natura dei controlli previsti dalla normativa specifica.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la questione alle Sezioni Unite?
La Corte ha riscontrato un profondo e persistente contrasto giurisprudenziale su due punti fondamentali: la corretta qualificazione giuridica della creazione di un credito d’imposta fittizio (truffa o indebita percezione) e il momento esatto in cui il reato, se qualificato come truffa, si considera consumato. Per garantire certezza e uniformità del diritto su tutto il territorio nazionale, è stato necessario l’intervento della massima composizione della Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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