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Crediti d’imposta inesistenti: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo per oltre 3,4 milioni di euro nei confronti di un imprenditore edile. Il caso riguarda l’utilizzo di crediti d’imposta legati al “Sisma Bonus Acquisti” per lavori di demolizione e ricostruzione mai completati. La Corte ha stabilito che, per la legittima fruizione del bonus, non è sufficiente la stipula di un contratto preliminare di vendita, ma è necessaria l’effettiva esecuzione e conclusione dei lavori. La creazione e cessione di bonus basati su opere non realizzate integra il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, configurando i bonus come crediti d’imposta inesistenti.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Crediti d’imposta inesistenti: la Cassazione lega il Sisma Bonus ai lavori effettivi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità: la generazione di crediti d’imposta inesistenti nel contesto dei bonus edilizi. La decisione conferma che per beneficiare del cosiddetto “Sisma Bonus Acquisti”, non basta un accordo sulla carta, come un contratto preliminare, ma è indispensabile che i lavori di costruzione siano stati effettivamente realizzati. La pronuncia chiarisce i confini tra legittima operazione commerciale e frode ai danni dello Stato, con implicazioni significative per imprese e acquirenti.

I Fatti di Causa: Una Costruzione Mai Finita

Il caso trae origine da un’operazione immobiliare complessa. Una società costruttrice si era impegnata, tramite un contratto preliminare, a vendere a una cooperativa 36 alloggi antisismici. Questi alloggi dovevano essere realizzati previa demolizione di fabbricati preesistenti. Contestualmente, la società aveva stipulato un contratto di appalto con la stessa cooperativa per eseguire l’intera opera.

Il pagamento dei lavori doveva essere parzialmente coperto dalla cessione, da parte dei soci della cooperativa, delle detrazioni fiscali previste dal “Sisma Bonus Acquisti”. La società costruttrice, una volta ricevuti i crediti d’imposta per un valore di oltre 3,4 milioni di euro, li aveva a sua volta ceduti a terzi. Il problema? Un sopralluogo della Guardia di Finanza ha rivelato che il cantiere era inattivo e le opere erano state realizzate solo in minima parte. Questo ha portato all’ipotesi di reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche e al sequestro preventivo delle somme corrispondenti al valore dei crediti.

La Questione Giuridica: Contratto Preliminare vs. Lavori Finiti

La difesa dell’imprenditore sosteneva che la normativa del “Sisma Bonus Acquisti” non richiedesse la conclusione dei lavori come presupposto per la cessione del credito. Secondo questa tesi, la stipula del contratto di vendita (anche preliminare e per un bene futuro) sarebbe stata sufficiente a generare il diritto alla detrazione. In altre parole, il credito sarebbe sorto al momento dell’accordo, a prescindere dallo stato di avanzamento dei lavori.

L’accusa, al contrario, riteneva che la logica stessa del bonus fosse quella di incentivare la realizzazione effettiva di interventi di messa in sicurezza sismica. Consentire la monetizzazione dei crediti senza che le opere fossero state eseguite avrebbe significato tradire la finalità della norma, aprendo la porta a frodi speculative.

L’analisi della Cassazione sui crediti d’imposta inesistenti

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’imprenditore, confermando l’impostazione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che la normativa sui bonus edilizi, e in particolare sul “Sisma Bonus Acquisti”, deve essere interpretata in modo sistematico e teleologico, ovvero guardando allo scopo per cui è stata creata.

La norma prevede che le imprese costruttrici, per consentire agli acquirenti di beneficiare del bonus, debbano provvedere all’alienazione dell’immobile “entro trenta mesi dalla data di conclusione dei lavori”. Questo riferimento esplicito alla “conclusione dei lavori” è stato ritenuto dalla Corte un elemento centrale e imprescindibile. Non si può alienare un bene, la cui agevolazione fiscale dipende dalla sua caratteristica antisismica, se questo bene non esiste ancora o non possiede tali caratteristiche.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri. In primo luogo, il collegamento tra beneficio fiscale e realizzazione dell’opera è indissolubile. La detrazione è concessa per ridurre il rischio sismico, un obiettivo che si raggiunge solo con la costruzione effettiva dell’edificio secondo i criteri di legge. Un semplice accordo preliminare, che per sua natura è subordinato a eventi futuri come il collaudo e l’agibilità, non può essere sufficiente a far sorgere un credito d’imposta certo e liquido.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che il profitto del reato di indebita percezione (art. 316-ter c.p.) è costituito proprio dal corrispettivo ottenuto dalla cessione a terzi dei crediti d’imposta inesistenti. Una volta che questi crediti, privi del presupposto fattuale (i lavori), vengono monetizzati, si realizza l’illecito profitto. L’argomentazione difensiva secondo cui le somme incassate sarebbero state reimpiegate nel cantiere è stata giudicata generica e irrilevante in sede di legittimità, in quanto attinente al merito della vicenda.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del settore edilizio. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare:

1. Nessun bonus senza lavori: Il diritto a beneficiare delle detrazioni fiscali per interventi edilizi è strettamente legato all’effettiva esecuzione delle opere. Accordi preliminari o stati di avanzamento fittizi non sono sufficienti a legittimare la creazione e la circolazione dei crediti d’imposta.
2. Rischio penale elevato: La creazione di crediti fiscali in assenza dei presupposti di legge non è una mera irregolarità amministrativa, ma può integrare gravi reati, come la truffa ai danni dello Stato o l’indebita percezione di erogazioni pubbliche.
3. Il profitto è il credito stesso: Ai fini del sequestro, il profitto del reato è identificato nel valore economico dei crediti illecitamente ottenuti e ceduti, a prescindere dal loro successivo utilizzo.

È sufficiente un contratto preliminare di vendita per ottenere i crediti d’imposta del “Sisma Bonus Acquisti”?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la normativa richiede l’effettiva conclusione dei lavori di demolizione e ricostruzione. Il beneficio fiscale è legato alla realizzazione materiale dell’intervento antisismico, non al solo accordo contrattuale per la futura vendita dell’immobile.

Cosa si intende per profitto del reato in caso di utilizzo di crediti d’imposta inesistenti?
Il profitto del reato è costituito dal corrispettivo economico ottenuto dall’utilizzo o dalla cessione a terzi dei crediti d’imposta conseguiti illecitamente. Nel caso di specie, corrisponde alla somma di 3.416.069,90 euro, ovvero il valore dei crediti che la società ha monetizzato.

L’aver iniziato i lavori, anche se in minima parte, rende legittimi i crediti d’imposta?
No. La sentenza chiarisce che il presupposto per il bonus è la conclusione dei lavori, non il loro mero inizio. La fruizione del credito d’imposta basata su opere solo parzialmente eseguite o su un cantiere inattivo è stata considerata illegittima e fraudolenta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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