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Credibilità persona offesa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per sostituzione di persona. L’imputato si era finto un capitano della Guardia di Finanza per ottenere denaro. La Corte ribadisce che la valutazione sulla credibilità persona offesa spetta al giudice di merito e che la sua testimonianza può essere sufficiente per una condanna, senza necessità di riscontri esterni. Inoltre, un motivo di ricorso non sollevato in appello non può essere proposto in Cassazione.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Credibilità Persona Offesa: Quando la Sua Parola Basta per la Condanna

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sulla credibilità persona offesa nel processo penale e sui requisiti procedurali per presentare un ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per sostituzione di persona, ribadendo principi fondamentali sia di diritto sostanziale che processuale.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato nei gradi di merito per il delitto di sostituzione di persona, previsto dall’art. 494 del codice penale. L’imputato, al fine di trarne profitto, si era finto un capitano della Guardia di Finanza. In questa veste, aveva esibito un falso tesserino alle persone offese per convincerle a consegnargli somme di denaro. Il pretesto era la necessità di acquistare dei bolli per annullare presunte sanzioni e verbali emessi dall’Agenzia delle Entrate.

La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la sua responsabilità, basando la decisione anche sulle dichiarazioni rese dalle vittime del raggiro.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando principalmente due aspetti:

1. Violazione di norme processuali: Un vizio procedurale relativo alle prove ammesse nel processo.
2. Mancanza di prova: L’assenza di prove sufficienti a dimostrare la sua colpevolezza e, in particolare, l’insufficienza dei riscontri alle dichiarazioni delle persone offese, considerate uniche fonti di prova a suo carico.

La credibilità della persona offesa secondo la Corte

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella gestione del secondo e terzo motivo di ricorso, entrambi incentrati sulla presunta insufficienza probatoria. La Corte ha ritenuto tali motivi manifestamente infondati, sottolineando come la sentenza d’appello avesse fornito una motivazione lineare e congrua sulla sussistenza di tutti gli elementi del reato.

In particolare, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla credibilità persona offesa è una questione di fatto, la cui analisi spetta esclusivamente al giudice di merito. In sede di legittimità, tale valutazione non può essere riesaminata, a meno che il giudice non sia incorso in manifeste contraddizioni nel suo ragionamento. Inoltre, viene confermato che le dichiarazioni della persona offesa possono, da sole, costituire una fonte di prova sufficiente per una condanna. Non è sempre necessario che siano corroborate da elementi di riscontro esterni, a condizione che il giudice ne abbia verificato attentamente la credibilità, sia sotto il profilo oggettivo (la coerenza del racconto) sia soggettivo (l’affidabilità del dichiarante).

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni distinte.

In primo luogo, il motivo relativo alla violazione di norme processuali (art. 606 lett. c c.p.p.) è stato respinto perché non era stato precedentemente sollevato come motivo di appello. La legge (art. 606, comma 3, c.p.p.) prevede, a pena di inammissibilità, che le questioni procedurali non possano essere presentate per la prima volta in Cassazione se non sono state oggetto di doglianza nel grado precedente.

In secondo luogo, i motivi sulla mancanza di prova sono stati giudicati manifestamente infondati. La Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata avesse adeguatamente motivato la colpevolezza dell’imputato, identificando chiaramente gli elementi oggettivi e soggettivi del reato di sostituzione di persona. La critica generica mossa dal ricorrente alla valutazione delle testimonianze delle vittime non è stata ritenuta idonea a scalfire la logicità della decisione di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida due importanti principi. Dal punto di vista processuale, sottolinea il rigore con cui devono essere formulate le impugnazioni: le questioni procedurali devono essere sollevate tempestivamente nel giudizio d’appello. Dal punto di vista sostanziale, rafforza il valore probatorio della testimonianza della vittima del reato. La decisione sulla sua attendibilità è rimessa alla valutazione del giudice di merito e, se motivata in modo logico e coerente, è insindacabile in Cassazione. Questo conferma che la parola della persona offesa, se ritenuta credibile, può essere un pilastro fondamentale per l’accertamento della responsabilità penale.

La testimonianza della persona offesa può essere l’unica prova per una condanna?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che le dichiarazioni della persona offesa possono essere assunte anche da sole quale fonte di prova, purché il giudice le sottoponga a una rigorosa verifica di credibilità oggettiva e soggettiva, senza che ciò implichi la necessità di riscontri esterni.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione della credibilità di un testimone fatta dal giudice di merito?
No, di regola non è possibile. La valutazione della credibilità di un testimone, inclusa la persona offesa, rappresenta una questione di fatto che spetta al giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se il ragionamento del giudice presenta vizi logici evidenti, come le “manifeste contraddizioni”.

Cosa succede se un motivo di ricorso non viene presentato in appello?
Se un motivo di ricorso, in particolare una censura di natura procedurale, non viene dedotto con l’atto di appello, non può essere sollevato per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione. In tal caso, il motivo sarà dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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