LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cottura cibi 41-bis: sì a fasce orarie giustificate

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che eliminava i limiti orari per la cottura dei cibi per una detenuta in regime speciale. La Suprema Corte ha stabilito che la previsione di fasce orarie per la cottura cibi 41-bis è un legittimo esercizio del potere organizzativo dell’amministrazione penitenziaria, se basato su reali esigenze logistiche e di sicurezza, e non costituisce una discriminazione ingiustificata rispetto ai detenuti comuni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cottura cibi 41-bis: Legittime le Fasce Orarie se Giustificate

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 43645/2024) ha fatto chiarezza su un tema dibattuto nell’ambito dell’ordinamento penitenziario: la legittimità di imporre fasce orarie per la cottura cibi 41-bis. La Suprema Corte ha stabilito che tali restrizioni non sono discriminatorie se supportate da valide ragioni organizzative, ribaltando la decisione di un Tribunale di Sorveglianza.

I Fatti del Caso: La Questione delle Fasce Orarie in Carcere

Il caso nasce dal ricorso di una detenuta sottoposta al regime differenziato previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario. La detenuta aveva lamentato di non essere stata autorizzata a cucinare nella propria camera di pernottamento senza limitazioni di orario. Il Magistrato di Sorveglianza, e successivamente il Tribunale di Sorveglianza in sede di reclamo, avevano accolto la sua istanza, ritenendo la limitazione oraria una misura ingiustificatamente afflittiva e discriminatoria.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la previsione di fasce orarie per cucinare rientra nel legittimo potere organizzativo dell’Amministrazione Penitenziaria, specialmente in un contesto delicato come quello delle sezioni speciali 41-bis.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla cottura cibi 41-bis

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. La Corte ha ritenuto che la differenziazione nel trattamento tra detenuti comuni e detenuti in regime speciale, per quanto riguarda gli orari di cottura dei cibi, non costituisce di per sé una violazione di legge o una discriminazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il ragionamento della Corte si fonda sulla necessità di bilanciare il diritto del detenuto, riconosciuto dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2018, con le ineludibili esigenze di sicurezza e organizzazione interna degli istituti penitenziari. La Suprema Corte ha chiarito che non è la previsione di fasce orarie in sé ad essere illegittima, ma lo sarebbe solo se tale previsione fosse priva di ragioni giustificative apprezzabili e avesse l’unica finalità di aumentare l’afflittività della detenzione.

Nel caso specifico, l’Amministrazione Penitenziaria aveva fornito motivazioni ritenute convincenti:

1. Esigenze Organizzative del Personale: Concentrare la cottura dei cibi in fasce orarie definite, seppur ampie, consente di ottimizzare i compiti del personale di custodia.
2. Peculiarità del Regime 41-bis: I detenuti in questo regime occupano celle singole per la maggior parte del tempo. Una liberalizzazione totale degli orari di cottura aumenterebbe la concentrazione di fumi e odori in ambienti singoli, a differenza dei circuiti ordinari dove la maggiore promiscuità e le diverse attività trattamentali suggeriscono di evitare tale concentrazione.
3. Assenza di Irragionevolezza: La regolamentazione non appare come una scelta esorbitante o meramente punitiva, ma come un ragionevole contemperamento tra il diritto del detenuto e le complesse necessità gestionali del regime speciale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio importante: la regolamentazione dell’esercizio di un diritto in ambito carcerario, come la cottura cibi 41-bis, è legittima se ancorata a concrete e plausibili giustificazioni. La diversità di trattamento rispetto ai detenuti comuni non è automaticamente sinonimo di discriminazione, ma può essere la logica conseguenza delle diverse modalità e finalità detentive. Per i giudici di sorveglianza, ciò significa che la valutazione sulla legittimità di tali misure deve essere condotta caso per caso, verificando se le ragioni addotte dall’amministrazione siano reali e proporzionate, e non un pretesto per ripristinare una maggiore afflittività del trattamento detentivo.

È legittimo imporre fasce orarie per la cottura dei cibi ai detenuti in regime 41-bis?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è legittimo, a condizione che la limitazione sia basata su giustificazioni plausibili legate a esigenze logistiche, organizzative e di sicurezza, e non rappresenti un mezzo per aumentare ingiustificatamente la sofferenza della detenzione.

La differenza di trattamento tra detenuti comuni e quelli in 41-bis per la cottura dei cibi è discriminatoria?
No, la sentenza chiarisce che non è necessariamente discriminatoria. Le peculiarità del regime 41-bis (come celle singole e diverse esigenze di sicurezza) possono giustificare una regolamentazione diversa, purché questa non sia irragionevole o abbia carattere puramente vessatorio.

Quali giustificazioni ha ritenuto valide la Corte per limitare gli orari di cottura?
La Corte ha considerato valide le ragioni organizzative, come la necessità di ottimizzare i compiti del personale di custodia e di gestire la concentrazione di fumi e odori nelle celle singole, che sono occupate per la maggior parte della giornata dai detenuti in regime speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati